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Leggi speciali per il web e per i muri: oltrepassata la soglia del ridicolo

Dopo oltre un mese continua il dibattito su web, bullismo, giornalisti e twitter.
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Prima di lanciarsi in certe campagne bisognerebbe decidere dove porre il proprio limite. O quanto meno essere coscienti che lo si sta superando. O, infine, avere almeno la capacità di capire quando il costante tentativo di oltrepassarlo conduce verso un orizzonte ben preciso: l'orizzonte del ridicolo.

Le campagne – stampa e non – nate in seguito all'infelice intervista della Boldrini (incentrata sulla necessità di una serie di norme che regolino le violenza sul web) stanno mettendo al centro del dibattito non la violenza – e le ragioni del suo essere – ma il luogo dove questa si esprime. Campagne che hanno prodotto, qualche giorno fa, uno sterile dibattito alla Camera – abbandonato da Vittorio Zambardino, uno delle voci "dissidenti" che dalle colonne di Fanpage aveva criticato le parole della Presidentessa -.

Dibattito preceduto e succeduto da un fiume di articoli sui pericoli del web; sul bullismo sul web (forse perché il bullismo vis-à-vis non è più à la page nel nostro paese); sui giornalisti denigrati e attaccati sul web. Ovvero un mese di dibattiti adorabilmente vuoti costruiti intorno alle frasi – offensive o non – pronunciate dai cittadini attraverso la rete. Un mese in cui il fulcro della discussione non è stato l'humus culturale che genera "la rabbia" ma il luogo che le ospita. Se si adotta questa logica – in egual maniera – andrebbe "accusato" il muro del palazzo nella foto di essere un mezzo per la diffusione dell'odio. Pertanto il problema non sarebbe chi perora gli ideali nazisti – e soprattutto perché – ma la parete sulla quale sono enunciati. E, sempre seguendo la logica in voga, non ci si dovrebbe concentrare sulla crescita di una società anti-nazista ma bisognerebbe evacuare tutti gli inquilini di quel palazzo.

Chi, a questo punto, non si è ancora reso conto di essere scaduto nel ridicolo potrebbe proporre di destinare un vigile ad ogni muro e un controllore ad ogni post o tweet diffuso in rete. Un controllore di Stato pronto ad elevare regolare contravvenzione a chi vomita odio. Siccome ciò che conta è il luogo, lo stesso controllore dovrebbe analizzare le parole dei talk show – non ultimo il magnifico scambio tra Ferrara e Mentana di ieri sera – ed infine eventualmente decidere che – siccome si tratta due giornalisti – il volgare dibattito di cui sopra rientra nel diritto d'espressione e di critica.

Affinché il suddesto sistema funzioni dovremmo – infine – stabilire con nuove regole che stabiliscano cosa sia morale e cosa non, quali palazzi vanno evacuati e quali non ma a questo punto ci si dovrebbe fermare a capire di aver oltrepassato l'orizzonte del ridicolo.

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Ex direttore d'AgoraVox, già professore di Brand Strategy e Comunicazione Pubblicitaria Internazionale presso  GES -  Grandes Écoles Spécialisées di Parigi. Ex Direttore di Fanpage.it, oggi Direttore di Deepinto.
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