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I sindacati proclamano uno sciopero contro la legge di stabilità

Cgil, Cisl e Uil incroceranno le braccia per quattro ore entro metà novembre contro la manovra varata dal governo che “condannerà il Paese alla stagnazione”. E se Fassina si dice “pronto a migliorarla”, critico è anche Squinzi (Confindustria): “Interventi assolutamente insufficienti”.
A cura di Biagio Chiariello
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Nell'attesa che la legge di stabilità arrivi in Parlamento, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, hanno proclamato quattro ore di sciopero da mettere in campo fino a metà novembre, con l'obiettivo di chiedere di modificare il provvedimento varato dal governo, su cui hanno già espresso il "giudizio negativo". “Non è uno strumento utile per l’inversione della politica economica del Paese, da recessiva a stimolatrice della crescita, unico vero obiettivo” da perseguire, ha detto ieri il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, condividendo le preoccupazioni con le altre due parti sociali: "con questa Legge di stabilità abbiamo condannato il Paese ad una stagnazione almeno fino al 2015″. Gli scioperi saranno "gestiti a livello periferico" e si accompagneranno a manifestazioni territoriali con l'obiettivo di "influire sul dibattito politico", ha aggiunto Angeletti. A metà novembre sarà fatto il punto sull'esito della mobilitazione anche in base ai lavori parlamentari. Nei prossimi giorni Cgil, Cisl e Uil chiederanno un incontro con i capigruppo di Camera e Senato per "spiegare le nostre ragioni e convincerli della necessità di introdurre dei cambiamenti", dice ancora Angeletti.

Contrario allo sciopero generale dei sindacati si è detto il vice ministro dell’Economia, Stefano Fassina, intervistato a Radio 24Uno: "sarebbe un errore" ha detto. Protestare contro la legge di stabilità "potrebbe rappresentare un momento di difficoltà per il governo" anche se non fino a provocarne una crisi. Fassina è comunque pronto a modifiche della legge di stabilità. “Siamo disponibili a migliorare la manovra“, spiega. “Dopo di che il punto fondamentale riguarda la politica europea“. Ma le critiche alla manovra arrivano anche dagli industriali. Per Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, “da parte del governo gli interventi sono assolutamente insufficienti“. E ancora: “C’è il forte timore che nel passaggio da decreto a legge saltino fuori le solite porcate, porcherie, di cui abbiamo larga esperienza nel passato: mi auguro che questo non avvenga”.

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