Legge Severino, Salvini rischia di essere estromesso da politica se condannato su caso Gregoretti?
Se il Senato dovesse concedere l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, per il leader della Lega si aprirebbe un nuovo fronte giudiziario. Non solo il processo con il rischio – come detto da lui stesso – di una condanna fino a 15 anni. Ma anche il timore di andare incontro all’applicazione della legge Severino. Il che vorrebbe dire la possibilità di essere sospeso o addirittura di decadere dalla sua carica. Un rischio in realtà non poi così vicino (quantomeno nel tempo) ma che lo stesso Salvini sembra già voler utilizzare come arma di propaganda a suo favore. “Sempre che non ci siano stranezze legate alla legge Severino”, aveva già accennato qualche giorno fa insinuando il dubbio di una sua possibile sospensione o decadenza.
Preoccupazione reiterata oggi in un’intervista a La Verità, tanto che Salvini ritiene il rischio dell’applicazione della legge Severino come “l’unica cosa che stiamo seguendo con attenzione”. “Stiamo valutando con gli avvocati se io corra il rischio dell’espulsione dalla vita politica in generale”, afferma Salvini forse drammatizzando un po’ la situazione. Eppure si tratterebbe di una possibilità da non escludere, proprio sulla base di quanto previsto dalla legge Severino e della possibile condanna per l’accusa nei confronti dell’ex ministro dell’Interno sul caso Gregoretti.
La legge Severino prevede la sospensione e l’incandidabilità per le cariche politiche in caso di condanne per alcuni reati. È stata applicata per Silvio Berlusconi, decaduto e poi riabilitato solo a maggio 2018. Era stato sospeso anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. La legge prevede la sospensione degli amministratori pubblici in caso di condanna, anche solo in primo grado, per un periodo di almeno 18 mesi. E il reintegro è possibile solo in caso di sentenza di appello favorevole. L’incognita sulla sospensione, però, resta per le cariche di deputati e senatori e per gli incarichi di governo.
Salvini potrebbe, in caso di condanna in primo grado, essere ugualmente eletto. Perché non sarebbe comunque incandidabile, in caso di nuove elezioni. Poi però potrebbe, con la condanna in primo grado, anche se già eletto, rischierebbe di essere sospeso. Ovviamente, al di là delle possibili applicazioni della legge, il tema diventerà politico: Salvini potrebbe usarlo a suo vantaggio, con un po’ di vittimismo, in un’eventuale campagna elettorale. Ma, allo stesso tempo, potrebbe essere costretto ad ammettere in campagna elettorale che in caso di elezione non potrebbe poi ricoprire ruoli politici. Intanto il primo passo è il voto della Giunta per le immunità parlamentari del Senato, seguito da quello dell'Aula di Palazzo Madama. In caso di voto a favore inizierebbe l’iter giudiziario vero e proprio.
L’indagine a carico di Salvini sul caso Gregoretti
L’accusa nei confronti di Salvini è quella di sequestro di persona. Il caso è quello della nave Gregoretti, che a luglio prese a bordo 140 migranti (alcuni sbarcarono in anticipo, altri 116 solo dopo l’autorizzazione del Viminale) rimasti in attesa per giorni di poter scendere dall’imbarcazione militare. Il tribunale dei ministri di Catania si è espresso contro l’archiviazione chiesta dal procuratore Carmelo Zuccaro e ha quindi avanzato la richiesta di autorizzazione. Il Viminale aveva negato lo sbarco alla nave della Guardia costiera e per il tribunale dei ministri l’accusa nei confronti di Salvini è quella di sequestro di persona.
L’accusa per l'ex ministro dell'Interno è che, “abusando dei suoi poteri”, avrebbe “privato della libertà personale i 131 migranti bloccati a bordo della nave Gregoretti”. Il reato contestato è quello di sequestro di persona, previsto dall’articolo 605 del codice penale: “Chiunque priva taluno della libertà personale è punito con la reclusione da sei mesi a otto anni”. La pena prevista va da uno a dieci anni se il fatto è commesso, come nel caso di Salvini, “da un pubblico ufficiale”. Con in più l’aggravante possibile dell’abuso dei poteri “inerenti alle sue funzioni”. C’è poi un’altra aggravante che rischia di portare la pena massima a 15 anni, come detto dal leader leghista: in caso di presenza di uno o più minori coinvolti nel reato “si applica la pena della reclusione da tre a quindici anni”. E i minori a bordo della nave c’erano, portando così una nuova aggravante all’accusa.
Cosa prevede la legge Severino
La legge prende il nome dell’ex ministro della Giustizia, Paola Severino. La legge 190/2012 ha in realtà avuto un lungo iter, tanto da essere stato avviato dal predecessore Angelino Alfano, con il governo Berlusconi, e proseguito poi con tante modifiche durante il governo Monti. Il provvedimento riguarda la politica italiana e la pubblica amministrazione e consta di un capitolo sulla sospensione e sulla decadenza dalle cariche pubbliche. Altro importante aspetto da segnalare è che la legge ha valore retroattivo. Quindi in caso di condanna in primo grado la sospensione vale anche dopo la nomina per una carica pubblica, così come la decadenza per una sentenza definitiva. Per chi è in carica basta dunque una condanna non definitiva per una sospensione di 18 mesi.
La sospensione e la decadenza per cariche locali e regionali
La sospensione per le cariche regionali è prevista per “coloro che hanno riportato una condanna non definitiva” per una lunga serie di reati: gli stessi che prevedono anche l’incandidabilità. La sospensione vale anche per coloro “che hanno riportato una condanna a una pena non inferiore a due anni di reclusione per un delitto non colposo, dopo l’elezione o la nomina”. La sospensione dura per un massimo di 18 mesi e può cessare anche nel caso “in cui venga meno l’efficacia della misura coercitiva o venga emessa sentenza, anche se non passata in giudicato, di non luogo a procedere, di proscioglimento o di assoluzione o provvedimento di revoca della misura di prevenzione o sentenza di annullamento ancorché con rinvio”. Gli stessi principi si applicano anche per le cariche comunali.
La sospensione vale anche per le cariche nazionali?
C’è un punto su cui amministratori locali e regionali hanno più volte protestato: la differenza di trattamento rispetto alle cariche nazionali prevista dalla legge Severino. E a confermare questa differenza è stata anche la Corte Costituzionale, che ha però più volte sancito la legittimità della scelta del legislatore, sostenendo inoltre che questa differenza viene anche data dal fatto che la Costituzione prevede che siano le Camere stessa a vagliare la posizione dei loro eletti. Le sentenze della Corte Costituzionale esplicitano che il principio di sospensione non è automatico per i parlamentari e per gli incarichi di governo, al contrario di quanto avviene a livello regionale e di enti locali. Anche perché la legge Severino non prevede espressamente l’applicazione della sospensione per deputati e senatori né per gli europarlamentari. Nel caso di Salvini, quindi, non ci dovrebbe essere una sospensione automatica dalla carica di senatore (o anche, in caso di cambio di governo o di elezioni, di ministro o presidente del Consiglio): ma l’intervento giudiziario potrebbe comunque arrivare, pur rimanendo vincolato alla decisioni delle singole Camere di appartenenza, che devono votare così come avvenuto, per esempio, con la decadenza nel caso di Berlusconi.
I casi di incandidabilità alla Camera e al Senato
Un altro rischio per Salvini, sebbene più lontano nel tempo, è quello di diventare incandidabile e quindi ineleggibile. La legge Severino rende ineleggibile e non candidabile chi è stato condannato in via definitiva a più di due anni di reclusione per reati punibili almeno fino a quattro anni. Ancora, non sono candidabili e non possono ricoprire la carica di deputato o senatore coloro i quali abbiano “riportato condanne definitive e pene superiori a due anni di reclusione” per una serie di reati, così come coloro “che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione” per reati contro la Pubblica amministrazione. Il caso del leader leghista rientrerebbe tra queste definizioni, ma prima di arrivare a una sentenza in giudicato di tempo ce ne vorrebbe davvero tanto, passando per tutti i gradi di giudizio.
Se poi la sentenza definitiva dovesse arrivare quando Salvini sarà parlamentare, dovrà essere la Camera di appartenenza a deliberare per un’eventuale decadenza. Infine, un articolo della legge Severino è dedicato anche al divieto di ricoprire incarichi di governo: “Non possono ricoprire incarichi di governo coloro che si trovano nelle condizioni di incandidabilità previste per le cariche di deputato e senatore”. In sostanza al momento sembra davvero presto per poter parlare di una eventuale decadenza di Salvini in caso di condanna, così come sembra difficile ipotizzare l’applicazione della sospensione per 18 mesi in caso di condanna in primo grado sul caso Gregoretti. Non solo perché ancora deve esprimersi persino la Giunta per le immunità, ma anche perché l’applicazione della legge Severino in questo campo è, in realtà, difficile da prevedere mancando una precisa giurisprudenza sul tema e mancando un riferimento specifico all’interno del provvedimento sulla sospensione dei parlamentari.