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Legge elettorale: un balletto indegno di un Paese civile

Tempi strettissimi e accordo ancora lontano per la modifica della legge elettorale. Napolitano alza la voce, ma con buona probabilità si andrà ancora a votare con il Porcellum. E del resto, cambiare legge elettorale a pochi mesi dalle politiche…
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Mentre il centrosinistra si prepara a scegliere il leader per le prossime elezioni, nella discussione politica torna ad aleggiare il fantasma del Porcellum. In effetti, che a vincere sia Renzi o Bersani, sono in molti a pensare che ad incidere sul futuro a breve – medio termine del Paese sarà soprattutto la modifica della legge elettorale (ammesso che ci sia). Un percorso pieno di ostacoli, con un'intesa fra le parti che sembra ancora lontanissima e con la "dolce tentazione" di far saltare il banco e riportare il Paese alle urne con la porcata calderoliana. Una tentazione che, numeri alla mano, dovrebbe solleticare il Partito Democratico, che, sia detto per inciso, a quel punto potrebbe addirittura fare a meno anche dell'Unione di Centro, ottenendo lo stesso riscontro numerico.

Tuttavia sulla questione il gruppo dirigente del Partito Democratico si è già abbondantemente esposto con militanti ed elettori ed affossare esplicitamente la cancellazione di una legge del genere non sembra la soluzione migliore. Ma la questione è davvero complessa, come ci ricorda il puntuale confronto "fra opposte ragioni" che ci propone polisblog. Da una parte c'è Roberto Giachetti, il quale ha interrotto solo ieri uno sciopero della fame di 88 giorni, cominciato per "sollecitare l’impegno a una rapida approvazione della legge elettorale".

Dall'altra c'è lo sciopero della fame di Maurizio Turco, radicale eletto nelle fila del Partito Democratico, per motivazioni essenzialmente opposte, che rimandano alla "raccomandazione del Consiglio d’Europa, sulla base della Convenzione di Venezia (che l’Italia ha sottoscritto), che ha espresso perplessità sul cambiare una legge elettorale (qualunque essa sia) a meno di un anno dalle elezioni" (con annessa condanna alla Bulgaria per la modifica della legge elettorale a pochi mesi dal voto).

Uno scenario complesso, su cui grava in ogni caso un problema di tempi, come ha sottolineato più volte lo stesso Presidente Giorgio Napolitano. In effetti, come racconta proprio Giachetti:  "La commissione Affari costituzionali del Senato si riunisce il 5 dicembre. Il testo di riforma potrebbe arrivare alla Camera il 10. Occorre prevedere almeno un mese di discussione. Potrebbe essere approvato entro la fine dell’anno. La riforma potrebbe tornare al Senato, se cambiata alla Camera, all’inizio di gennaio. Abbiamo a disposizione una manciata di giorni". Del resto, va anche detto che le ipotesi su cui le camere si troveranno a dibattere presentano ancora forti criticità, dalle preferenze al premio di maggioranza, il vero "casus belli" delle ultime settimane. E, sempre per inciso, approvare una legge raffazzonata, che recepisca solo gli aspetti peggiori del Porcellum (liste bloccate) e che per giunta non garantisca nemmeno la governabilità, sarebbe davvero un paradosso, oltre che una forzatura che in qualche modo contrasta con le indicazioni europee. Di contro, restano i tanti dubbi sui rilievi di costituzionalità sul premio di maggioranza dello stesso Porcellum e la necessità di mandare un segnale chiaro ai cittadini, in un momento in cui la politica sconta un enorme deficit di credibilità. E, soprattutto, resta una domanda di senso: ma si può arrivare a 5 mesi dalle elezioni senza uno straccio di legge elettorale decente? Nel Belpaese evidentemente sì…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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