Legge Elettorale: la discussione passa alla Camera. Accordo Grasso-Boldrini
Pietro Grasso e Laura Boldrini – rispettivamente presidenti di Senato e Camera – a seguito di un incontro avvenuto stasera hanno diramato una nota in cui si legge che entrambi "hanno convenuto sull'esigenza che il Senato abbia la priorità nell'esame dei progetti di legge di riforma costituzionale già presentati e preannunciati, in particolare quelli concernenti il superamento del bicameralismo paritario e per l'avvio di un più moderno ed efficiente bicameralismo differenziato". Per quanto riguarda la legge elettorale invece i due hanno auspicato "un'equilibrata condivisione dell'impegno riformatore". Che tradotto vuol dire che sarà anche la Camera a lavorare sulla legge elettorale. Ciò è stato possibile anche grazie alle grandi pressioni di Renzi e del Partito Democratico. Come riporta Repubblica: "la commissione Affari costituzionali del Senato ha certificato la decisione di interrompere il lavoro sulla legge elettorale, ma lo ha fatto con una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo. Con il Pd, per il passaggio alla Camera, si sono schierate due forze di opposizione – Sel e M5S – mentre Nuovo centrodestra e Scelta civica hanno fatto cartello con Forza Italia, Lega e Gruppo delle autonomie".
Non si è fatta attendere una replica da parte del Ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello: "Ma cosa può interessare al cittadino se la legge elettorale va alla Camera o al Senato? La riforma si può fare solo se diventa parte di un accordo di governo: nessuno può fare le riforme prescindendo dal governo", afferma l'esponente alfaniano, che poi avverte: "Nei prossimi dieci, quindici giorni, ossia al massimo per la Befana, la maggioranza o trova un accordo sulla legge elettorale o va in crisi e allora ognuno si prenderà le sue responsabilità". "Io penso – aggiunge – che oggi arrivare al presidenzialismo, che è la forma che io preferisco, per i tempi che abbiamo, ossia 18 mesi, non sia possibile. Invece l'elezione diretta del premier, per cui al secondo turno il cittadino sceglie chi è il presidente del Consiglio con un'investitura popolare, è il modello più compatibile con il nostro assetto istituzionale".