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Legge elettorale, la Consulta boccia il referendum

La Consulta ha giudicato inammissibile la richiesta di referendum sulla legge elettorale avanzata dalla Lega. La richiesta, in particolare, era stata portata avanti dai consigli regionali guidati dal centrodestra. Il leader del Carroccio, Matteo Salvini, protesta: “È una vergogna, è il vecchio sistema che si difende: Pd e 5 Stelle sono e restano attaccati alle poltrone”.
A cura di Stefano Rizzuti
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La Consulta dice no alla proposta di referendum sulla legge elettorale: la richiesta era stata avanzata dai consigli regionali guidati dal centrodestra per volontà della Lega. La Consulta giudica il referendum inammissibile. La proposta della Lega avrebbe portato a un sistema sostanzialmente maggioritario, contrariamente a ciò di cui sta discutendo la maggioranza in questi giorni con il Brescellum. Protesta, subito dopo la notizia della bocciatura della Consulta, il leader del Carroccio, Matteo Salvini: "È una vergogna, è il vecchio sistema che si difende: Pd e 5 Stelle sono e restano attaccati alle poltrone. Ci dispiace che non si lasci decidere il popolo: così è il ritorno alla preistoria della peggiore politica italica". Esulta, invece, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà: "Dopo il pronunciamento della Corte costituzionale noi continuiamo ad andare avanti per superare il Rosatellum e dare al Paese una legge elettorale proporzionale con soglia alta che garantisca un sistema politico più coeso, Camere più rappresentative e governo più stabili". Commenta anche il capo politico del M5s e ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: "Seguiamo la strada del proporzionale affinché tutti i cittadini italiani siano effettivamente rappresentati in Parlamento".

Per la Corte costituzionale il referendum è inammissibile

Il referendum elettorale era stato proposto da otto consigli regionali. La Corte costituzionale, riunita oggi in camera di consiglio, ha dichiarato il referendum inammissibile in quanto il quesito viene considerato “eccessivamente manipolativo”. La richiesta era quella di abolire il metodo proporzionale nell’attribuzione dei seggi in collegi plurinominali nel sistema elettorale di Camera e Senato. La richiesta era stata avanzata dai consigli regionali di Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria. Oggetto della richiesta erano le due leggi elettorali riguardanti Camera e Senato, con l’obiettivo di eliminare la quota proporzionale, trasformando il sistema elettorale in un maggioritario a collegi uninominali.

Perché la Consulta ha bocciato il referendum

La Consulta spiega, attraverso un comunicato, che per garantire l’autoapplicatività della normativa (necessaria per la condizione di ammissibilità del referendum in materia elettorale) il quesito comprendeva anche la delega al governo per la ridefinizione dei collegi in attuazione alla riforma costituzionale che prevede il taglio del numero dei parlamentari. La Corte ha esaminato il conflitto tra poteri proposto dai consigli regionali promotori e lo ha ritenuto inammissibile perché la norma oggetto del conflitto “avrebbe potuto essere contestata in via incidentale, come in effetti avvenuto nel giudizio di ammissibilità del referendum”.

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