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Legge elettorale: il Pdl pensa al Porcellum bis

Mentre continuano i dissidi con i Responsabili per il ritardo del previsto “rimpasto di governo”, la maggioranza pensa ad una nuova modifica della legge elettorale: allo studio modifiche al premio di maggioranza al Senato.
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Italian Prime Minister Silvio Berlusconi

Quando nel 2005 la maggioranza di centrodestra approvò in tutta fretta consistenti modifiche alla legge elettorale furono in molti a gridare allo "scandalo", al "colpo di mano di un Governo cosciente di andare incontro ad una dura sconfitta elettorale". Si trattava, come molti di voi ricorderanno, della famosa "porcata", come candidamente confessato da uno degli ideatori del Porcellum (la ddefinizione è del politologo Sartori), il Ministro Roberto Calderoli. Una legge che assegnava alla lista che avesse ottenuto la maggioranza relativa dei voti un minimo di 340 seggi alla Camera dei Deputati, stabiliva una soglia di sbarramento per l'ingresso in Parlamento ed apportava altre modifiche rilevanti come l'abolizione dei collegi uninominali e delle preferenze (con la conseguente introduzione di liste bloccate), nonchè l'indicazione del capo della coalizione che si presentava al giudizio degli elettori.

Una delle parti più controverse di tale legge era però quella relativa al premio di maggioranza al Senato. Come è noto (e come sottolineato più volte dall'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi), la nostra Costituzione prevede che il Senato venga eletto su base regionale e conseguentemente anche  la ripartizione del premio di maggioranza avrebbe dovuto seguire questa logica. Il risultato finale è stato quello di un sistema "misto" che, se da un lato garantiva una solida maggioranza alla Camera, dall'altro complicava decisamente le cose al Senato, con la possibilità (nemmeno tanto lontana a giudicare dalla risicata vittoria elettorale del centrosinistra nel 2006) di "diverse maggioranze" nei due rami del Parlamento. Insomma, un vero e proprio pasticcio, che da anni è diventato uno dei principali motivi di contestazione da parte dello schieramento di centrosinistra (che però del resto ha fallito in ogni tentativo di riforma elettorale nei due anni in cui ha governato il Paese).

Negli ultimi giorni, però, sono sempre più insistenti le voci che vogliono il centrodestra all'opera intorno ad ulteriori modifiche della legge elettorale. Il nodo da sciogliere è proprio quello relativo all'attribuzione del premio di maggioranza al Senato, che certamente rappresenta un problema per la governabilità complessiva. L'ipotesi più gettonata parrebbe essere quella relativa alla possibilità di "aggirare" l'ostacolo della "elezione su base regionale" prevedendo un premio di maggioranza complessivo da ripartire tra le varie regioni con un criterio di proporzionalità. A far discutere inoltre è la proposta, elaborata dal duo Quagliariello – Malan, di una sorta di colleggi elettorali plurinominali che, come ricordato a Libero, eliminerebbero "le liste – lenzuolo composte da una quarantina di personaggi che molti elettori si sono trovati davanti alle ultime tornate elettorali, in favore di liste contenenti dai cinque ai nove candidati". Ovviamente la nuova architettura avrebbe come conseguenza diretta l'aumento della forbice in termini di rappresentanza parlamentare, con uno sbilanciamento evidente a favore delle coalizioni e dei partiti di maggior rilevanza.

Una scelta che rafforzerebbe il bipolarismo, a discapito dei piccoli partiti e di un eventuale Terzo Polo, i cui senatori, con la legge elettorale attualmente in vigore sarebbero decisivi per garantire una solida maggioranza al Senato al prossimo Governo. Insomma, una "piccola rivoluzione silenziosa" che rischia di alimentare il fuoco della polemica politica, ma che è anche il risultato di un'altra partita che si sta giocando in queste ore ai piani alti di Palazzo Chigi. In effetti, la vera preoccupazione del Presidente del Consiglio è relativa alla stabilità della maggioranza alla Camera dei Deputati, con l'irrequietezza del Gruppo dei Responsabili che porta gli analisti ad ipotizzare la fine anticipata della legislatura ben prima del suo termine naturale nel 2013. Il gruppo di Scilipoti, Romano e Sardelli infatti reclama a gran voce i frutti dell'accordo del 14 dicembre: poltrone e nomine, da ottenersi rigorosamente entro Pasqua. Proprio nella giornata di oggi è infatti previsto un incontro tra Sardelli e Berlusconi, con il cavaliere che qualche ora fa era stato l'oggetto del "monito" di un altro aspirante sottosegretario, Francesco Pionati: "Trovi il modo di rispettare l'impegno anche con noi, che siamo bravi, buoni ma non fessi".

Insomma, entro Pasqua i responsabili vogliono il riconoscimento dovuto, nel quadro di un rimpasto che però, a poche settimane dal delicatissimo voto delle elezioni amministrative 2011, avrebbe davvero il sapore del "saldo del debito contratto". Un debito che pesa come un macigno sulla libertà di manovra del Governo, con tanti peones spazientiti anche dalle ultime "gratifiche" alla Destra di Storace (il riferimento è ovviamente alla nomina di Musumeci come sottosegretario al Lavoro e ai tanti accordi chiusi in chiave locale). Che il Governo sopravvissuto a scissioni, scandali, inchieste e crisi internazionali sia destinato davvero a cadere sulla "poltrona" di Scilipoti del resto non sembra un'ipotesi da scartare completamente…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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