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Legge elettorale, dopo la Consulta i comitati sperano nel Parlamento

Dopo la bocciatura dei referendum abrogativi del Porcellum da parte della Corte Costituzionale, si è acceso il dibattito tra le forze politiche sulla necessità di varare una nuova legge elettorale. Di Pietro si è scagliato contro il Capo dello Stato mentre sul web nascono numerose iniziative a sostegno di una rapida riforma.
A cura di Antonio Palma
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Dopo la bocciatura dei referendum abrogativi del Porcellum da parte della Corte Costituzionale si è acceso il dibattito tra le forze politiche sulla necessità di varare una nuova legge elettorale. Di Pietro si è scagliato contro il Capo dello Stato mentre sul web nascono numerose iniziative a sostegno di una rapida riforma.

La Corte costituzionale ieri ha bocciato entrambi i quesiti referendari reputando inammissibili i due referendum abrogativi presentati dai comitati promotori dopo aver raccolto oltre un milione di firme. Le motivazioni della sentenza della Consulta saranno depositate il mese prossimo, ma le polemiche si sono già scatenate e con toni piuttosto duri. Delusione comprensibile per i comitati referendari che, nonostante la lunga e speranzosa attesa per la sentenza definitiva, temevano molto una decisione sfavorevole. "Tutto posso dichiararmi fuorché sorpreso" ha detto Arturo Parisi, annunciando però la volontà di continuare la battaglia per la modifica dell'attuale legge elettorale in Aula e fuori dal Parlamento, come  confermato anche dal presidente del comitato Andrea Morrone.

Chi non l'ha presa bene è stato soprattutto il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, che a caldo si è scagliato contro i giudici costituzionali rei a suo dire di aver preso una decisione per far contenti la cricca "inciucista" e il Capo dello Stato. Sorprendono in realtà le dichiarazioni di Di Pietro, che alla vigilia aveva usato ben altri toni dichiarando di voler rispettare comunque la decisione della Consulta. Probabilmente sarà stata la reazione a caldo per la sconfitta su una questione su cui aveva puntato molto, ma da un ex magistrato come lui da sempre impegnato ad affermare che le sentenze si rispettano non ci si aspettava una reazione così scomposta. E nemmeno al Quirinale sono piaciute le parole di Di Pietro, bollate come insinuazioni volgari e del tutto gratuite che denotano solo scorrettezza istituzionale.

Come ricorda lo stesso Presidente della Repubblica, ora però la palla passa al Parlamento che dovrà prima o poi prendere in esame la questione riforma elettorale e cambiare l'attuale sistema che "ha interrotto un rapporto che esisteva fra elettore ed eletto". Da questo punto di vista sembra che l'accordo politico sia unanime a partire dai promotori dell'attuale legge, definita da loro stessi una porcata da cui il nome Porcellum. Certo i distinguo sono tanti e, dunque, non sarà certamente una priorità del Parlamento, come conferma Pier Ferdinando Casini.

Molti parlamentari in realtà contano di andare a votare ancora con l'attuale legge sia perché una riforma del genere richiede molto tempo, sia perché puntano ad un appuntamento con le urne anticipato, come fa Bossi che ha chiarito "la miglior legge elettorale è quella che c'è perché non si impiegherà tanto ad andare al voto". Dello stesso parere l'ex Premier Silvio Berlusconi che non vede spiragli per una modifica veloce. Per un rapido esame e revisione della legge invece si sono schierati il Pd e Fli, che reclamano un'immediata revisione dell'agenda parlamentare per portare rapidamente all'attenzione di Camera e Senato la riforma della legge elettorale.

I più delusi restano i tantissimi cittadini che avevano firmato per il referendum e che ora chiedono al Parlamento di agire presto in modo da superare una legge che ha cancellato la possibilità di scegliere i propri eletti direttamente. Sul web stanno già nascendo alcune iniziative per rimettere al centro del dibattito la questione e premiare le forze politiche che si batteranno per permettere ai cittadini di scegliere i loro rappresentanti, come sta facendo la campagna “Io voto chi mi fa scegliere”.

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