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Legge Bavaglio, De Raho (M5s): “Così il governo Meloni limiterà libertà di stampa e diritti dei cittadini”

Dal governo è arrivato il via libera alla ribattezzata norma Bavaglio, che vieterà ai giornalisti di pubblicare il testo delle ordinanze di custodia cautelare. “Così si limiterà la libertà di stampa. I media hanno il dovere di informare e il cittadino ha il diritto di essere informato”, commenta, in un’intervista a Fanpage.it, Federico Cafiero De Raho, vicepresidente M5s in Commissione Giustizia alla Camera.
A cura di Giulia Casula
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Con l'ok del Consiglio dei ministri allo schema di decreto legislativo che introduce lo stop alla pubblicazione delle ordinanze dei giudici, il governo si prepara a imprimere un nuovo giro di vite per i professionisti dell'informazione.

Il decreto dà attuazione alla legge di delegazione europea con cui l'esecutivo è stato incaricato di adottare le disposizioni necessarie per adeguarsi alla direttiva Ue sul rafforzamento della presunzione d'innocenza, ovvero la modifica all'articolo 114 del codice penale. "Non consentire la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare significa non consentire ai cittadini di conoscere i fatti, non tanto le responsabilità che, è evidente, sono soltanto a livello indiziario", dice a Fanpage.it, Federico Cafiero De Raho, deputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente in Commissione Giustizia alla Camera.

La cosiddetta legge Bavaglio infatti, vieterà di pubblicare sia integralmente che per estratto il testo di quei provvedimenti con cui i giudici, su richiesta del pubblico ministero, dispongono una misura cautelare nei confronti di un indagato."Non parliamo né di condannati né di autori del reato, ma di soggetti nei cui confronti si configura un'ipotesi di reato", spiega De Raho. "Al di là di questo però, i cittadini hanno interesse a conoscere i fatti e non conoscere i fatti significa restare al di fuori dell'apprensione di determinati contesti che invece servono a prevenire ulteriori reati. Questo vale non solo in via generale ma anche sotto l'aspetto educativo: far conoscere, per esempio, che ci sono state delle violenze alle donne aiuta a prevenire fatti di questo tipo", prosegue.

All'interno delle ordinanze infatti spesso si ritrovano informazioni – dalle intercettazioni ai vari elementi raccolti nell'indagine – utile per comprendere meglio un caso giudiziario. "Conoscere l'operatività di un'associazione mafiosa significa poter comprendere quali sono i legami, quali sono le forme attraverso le quali si manifesta, in quali luoghi operano. Altrettanto si dica nei contesti di corruzione", dice l'ex Procuratore nazionale antimafia.

"Non solo – prosegue il deputato 5 Stelle -, la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare garantisce anche un controllo dell'opinione pubblica sull'operato dei magistrati che ricorrono ad una misura tanto grave e delicata come la privazione della libertà. È una forma di controllo contro eventuali soprusi compiuti ai danni della persona indagata. In un regime democratico le ragioni della privazione della libertà devono passare al controllo pubblico".

Dalla maggioranza c'è chi sostiene che per i giornalisti cambierà ben poco, dal momento che sarà possibile pubblicare la sintesi o una sorta di parafrasi del testo delle ordinanze. "Come conoscerà il giornalista il contenuto dell'ordinanza di custodia se non avrà possibilità di leggerlo? Conoscerà per sintesi ciò che gli verrà detto, sempre attraverso la mediazione di soggetti che daranno un'interpretazione, il che non è corrispondente alla conoscenza dell'ordinanza", obietta De Raho.

"Il giornalista – aggiunge – può avere interesse a determinati aspetti che riguardano l'indagine, cosa che invece può non essere ritenuta di uguale rilevanza dal pubblico ministero nel momento in cui fa un comunicato stampa. In quante conferenze stampa è stato omesso il coinvolgimento di alcuni soggetti o i rapporti che ci sono stati con colletti bianchi  anche appartenenti a partiti politici, uomini delle istituzioni o alle forze dell'ordine? Quante volte c'è stato un silenzio su questi aspetti e poi lo si è appreso a distanza di anni?", chiede il deputato pentastellato.

In concreto, l'unica parte che i giornalisti potranno trascrivere dalle ordinanze sarà quella relativa al capo d'imputazione. Tutto il resto non sarà pubblicabile fino alla fine delle indagini preliminari o finché non sia terminata l'udienza preliminari. "Così certamente si limiterà la libertà di stampa. I media hanno un dovere a informare e il cittadino ha il diritto ad essere informato", osserva De Raho. "Ci avviamo sempre più verso una pericolosa deriva autoritaria che determina una restrizione della conoscenza, quasi che determinate categorie di soggetti debbano essere protetti e quindi su di essi debba cadere il silenzio o si debba mantenere il silenzio, chissà per quanto tempo", aggiunge.

"Basti pensare – fa notare il parlamentare – all'indagine che è stata fatta in relazione ai fatti della Liguria". In quell'occasione, a seguito della pubblicazione delle carte dell'inchiesta, si sono potuti apprendere alcuni dettagli rilevanti nell'indagine a carico di Giovanni Toti, a partire dalle conversazioni tra lui e l'imprenditore Aldo Spinelli sui presunti finanziamenti illeciti ricevuti dal Comitato elettorale dell'ex governatore. "Non avremmo saputo nulla altrimenti, se non che c'era stato un arresto ma non avremmo saputo i contenuti", dice De Raho.

D'altra parte, chi appoggia la norma sostiene che in questo modo sarà possibile tutelare il principio di non colpevolezza dell'indagato in un ‘giusto' bilanciamento con il diritto di cronaca. "La presunzione di innocenza si salvaguardia nel momento in cui si evita la diffusione di informazioni perché siamo in fasi particolarmente delicate o ambigue. Ma laddove c'è un'ordinanza di custodia cautelare vuol dire che c'è un fatto grave rispetto al quale vi è un interesse pubblico alla conoscenza che è prevalente su qualunque altro diritto", controbatte l'ex magistrato.

"Nel momento stesso in cui viene sottolineato che si è in fase di indagine, senza ancora certezze di responsabilità, e che quello è il contenuto che è stato acquisito, così allora si salvaguardia il principio di non colpevolezza, non mantenendo il silenzio assoluto su tutto", prosegue.

L'ex magistrato cita come esempio le associazioni mafiose: "Queste hanno come parametro fondamentale l'omertà per proteggersi. Allora si fa di tutto invece per smascherarle, per diffondere la loro composizione, la loro operatività, le modalità di infiltrazione", dice. "Se noi volessimo tenere il segreto su tutto ciò che l'indagine ha consentito di accertare nei confronti delle associazioni mafiose, finiremo per legittimare un dato che è sostanzialmente proprio della delle stesse organizzazioni criminali, per ammantare di silenzio dei contesti criminali che invece ha bisogno di essere portati a conoscenza delle persone", aggiunge.

Contro chi obietta che il provvedimento sottrarrà gli indagati alla gogna mediatica, De Raho contrattacca: "La gogna per chi? Per chi torna libero? Ma torna libero perché sono cessate le esigenze e poi viene condannato? O chi torna libero per sopravvenute insufficienza di indizi?", chiede. "L'ordinanza di custodia cautelare dovrebbe essere emessa nei casi in cui gli indizi sono gravi, precisi, concordanti e hanno una consistenza di certezza tale da far pronosticare una sicura condanna a chi richiede la misura cautelare, non una situazione di incertezza. Il giudice deve procedere alla misura cautelare solo nei confronti di chi ha un quadro indiziario talmente grave da ritenerlo, in fase di indagine, come una prova schiacciante. Se così non è, non si deve procedere all'arresto", spiega.

Attorno al dibattito sulla pubblicazione delle ordinanze i partiti di centrosinistra hanno assunto posizioni differenti. Il provvedimento infatti è stato promosso dal deputato di Azione Enrico Costa, raccogliendo il favore del centrodestra, ma anche di Italia Viva. Il parlamentare del M5s però non si dice meravigliato. "Non sono una sorpresa le posizioni di Azione e Iv sulla Giustizia", dichiara. "Piuttosto non mi sembra che lo stesso Costa abbia tanto insistito per far approvare questo bavaglio, che invece ha proposto in questa legislatura, quando alcuni anni fa fece approvare la norma sulla presunzione di innocenza. Quindi ora mi domando se ci sia stata un'ulteriore riflessione da parte sua".

Ora lo schema del decreto passerà all'esame delle commissioni di Camera e Senato, ma dal Movimento preannunciano battaglia. "Faremo di tutto per tentare una modifica, anche se si immagina che di ciò non si terrà conto. Per noi la libertà di stampa è fondamentale, è un diritto che discende direttamente dalla forza democratica del nostro paese", ribadisce De Raho. "Limitare la conoscenza per i cittadini è una grave lacuna ed è una riduzione di quel diritto all'informazione che la nostra Costituzione tutela. Ci muoveremo così come abbiamo sempre fatto contro norme che riteniamo molto gravi", conclude.

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