L'esito della sentenza della Corte Costituzionale che fa cadere il divieto alla fecondazione eterologa regolato dalla legge legge 40 del 2004, fa luce su un mondo di contraddizioni. Di certo, il parlamento è “condannato” a legiferare di nuovo a riguardo, e di certo si aprono una serie di quesiti e di argomenti che nel prossimo futuro si tenderà a pastrocchiare, nelle modalità note ai media. Per formarsi un'opinione sulla legge 40 quindi, attenzione alle “truffe dei liberali” e a capire quanto sia grave che lo Stato, teoricamente laico, imponga, come uno stato autoritario, il controllo sul corpo degli individui, soprattutto le donne.
La prima contraddizione che balza agli occhi è sulla parola “libertà”, con cui una classe politica dirigente e mediatica ha costruito il suo consenso nel ventennio berlusconiano in cui si è formulata (nel 2004) la legge 40 e che sono, oggi, i primi detrattori della sentenza della Corte. Un esempio tra i tanti viene dal Foglio di Giuliano Ferrara tra i più fieri portavoce delle libertà di Berlusconi di fare ciò che vuole e quando vuole, dalle esuberanze sessuali a altre violazioni eclatanti del diritto. A dimostrazione del suo liberalismo e al grido di “no all'ingerenza dello Stato nella vita sessuale degli individui ” si lanciò nella performance al teatro dal Verme a Milano (2011) arringando tra mutande appese per protestare contro lo Stato ingerente nella vita sessuale, rappresentato in quel caso da magistrati che applicavano la legge sullo sfruttamento della prostituzione minorile dell'ex primo ministro. Per la stessa ragione fu anche tra i promotori assieme a tutto il Pdl della recente manifestazione (2013) a Piazza Farnese dal titolo “siamo tutti puttane” per sottolineare che erano a favore delle donne che si prostituivano per Berlusconi (anche se l'accusa della magistratura era su di lui e certo non contro le donne).
Oggi scrive la giornalista bioetica Nicoletta Tiliacos corredando al solito con fotografie di feti (come fanno i movimenti della Vita con quei feti enormi fotografati): “la cosa più importante ed evidente è che stanno cadendo, uno dopo l’altro, gli argini che l’ormai morente eccezione italiana aveva messo a difesa di un’idea di umanità non subordinata alla tecnoscienza e alla legge del desiderio”.
Se il desiderio di tutti va regolato e controllato dunque, le élites sono libere di attuare le politiche economiche più spregiudicate. Giorni fa Ferrara difendeva appunto industriali che devastano il territorio, e magari portano morte. Ma in quel caso la vita non importa, ma conta la modernità e il progresso. Questa categoria di “liberali” svela sempre il suo grande imbroglio di fronte alle libertà civili per tutti, quelle appunto che ci vengono “chieste” dall'Europa, per le quali subiamo multe e richiami ma che vengono elegantemente eluse o assai poco menzionate (diversamente da quelle che obbligano a sacrifici per le classi già falcidiate dalla crisi: “ce lo chiede Europa”). Vale la pena ricordare la revisione che impose il governo liberal di Mario Monti sulla sentenza di Strasburgo che aveva cassato la legge 40 sulla diagnosi preimpianto.
Ecco, oggi, questa sentenza della Consulta, ci porta appunto in Europa. E ovviamente non è una “decisione di professoroni” come stanno dicendo in queste ore i “liberali”. Si tratta dell'applicazione della legge e di principi universali. E dell'ennesima dimostrazione che il Legislatore, in particolare quello del ventennio berlusconiano ha prodotto una serie di illegalità senza fine. Gli stessi “liberali” sono anche contrari all'aborto. Che questo sia regolamentato dalla legge 194 sempre più elusa, non desta reazione, ma oggi reagiscono al fatto che magistrati si siano messi contro la la volontà del popolo che si è espresso con referendum nel 2005. Le donne, sempre secondo i liberali non devono interrompere la vita: “se non se la sentono di crescere il figlio lo possono abbandonare in ospedale”. Dicono gli stessi che in queste ore inorridiscono “come si fa a mettere al mondo qualcuno che non sa chi sia il suo vero padre o la vera madre?”. Curioso però che non abbiano chiesto con grande urgenza l'apertura degli archivi delle adozioni, grazie ai quali chi è adottato può finalmente conoscere il padre e la madre biologici.
Si chiama bio politica allora la spinta selvaggia a legiferare e modellare la società sul controllo del corpo degli individui, preferibilmente delle donne, che è quella che ha animato la formulazione della legge 40 considerata oggi incostituzionale. In caso di coppia sterile alla futura madre era consentito di imbottirsi di ormoni fino a scoppiare, pur di tentare. Fine della libertà consentita dai “liberali”. E anche per le limitazioni della 40, il mercato è stato fiorente, e tristemente noto come “turismo procreativo”, costringendo le coppie a emigrare per farsi impiantare gameti. Ancora una volta, allora, la vita non è per tutti: le donne possono abortire con dignità se sono se ricche. Le coppie sterili possono avere figli andando all'estero. E se sono più che benestanti.
Ma fra tutte le voci la più rivelatrice è quella incolore della ministra della Salute Lorenzin che ha rimandato la questione “delicatissima” al Parlamento (e agli equilibri con la Chiesa), proprio lei che aveva dichiarato qualche giorno fa sul quotidiano dei vescovi Avvenire di avere in mente uno spregiudicato piano “di educazione alla fertilità”. Appunto ha chiarito così cosa intendesse: le donne devono procreare, a qualsiasi costo, quali che siano le condizioni che lo Stato garantisca loro. Ovviamente, la casualità della gravidanza che in una teocrazia si chiama Divina Provvidenza, è la componente fondamentale.
E tra le reazioni che più colpiscono in rete di fronte alla libertà di avere un figlio biologico con i gameti di un'altra persona, c'è quella “perché non adottano un figlio”. Come se fosse la stessa cosa che uno dei due sia il genitore naturale. E come se fosse così facile poi adottare bambini. Davvero la libertà del corpo fa paura. Ma di più quella del sesso. Il panico reale, scatenato dalla sentenza, è anche un altro. Aprirebbe la strada alle coppie gay di avere figli: vietare, vietare, vietare, stanno gridando i liberali. Ma di chi è la vita? E chi dovrebbe invece consentire una vita dignitosa a tutti i cittadini e favorire le condizioni per la vita?
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