Lega vuole togliere al volontariato i soldi del 5 per mille per darli a esercito e forze dell’ordine
Meno fondi per il Terzo Settore. È questo l'effetto collaterale, inesorabile quanto prevedibile, della proposta di legge del senatore Gianfranco Rufa (Lega), che vuole destinare le risorse del 5 per mille anche all'assistenza del personale delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate, le quali tra l'altro hanno già i propri fondi previdenziali. Un modo per indebolire l'efficacia e la forza delle associazioni non-profit attive sul territorio, che proprio dalle donazioni del 5 per mille traggono linfa per sostentarsi e per assicurare servizi a beneficio della collettività.
La proposta di legge è già passata in Senato a giugno dell’anno scorso, e ora è arrivata alla fase emendativa in commissione Bilancio alla Camera. Quindi approderà in Aula per la discussione. L'esame e il voto degli emendamenti potrebbero svolgersi già nella giornata di martedì 14 giugno. Ci sarà quasi sicuramente un emendamento soppressivo, che verrà presentato dal Pd, ma il rischio che la legge vada in porto è molto concreto. E questo significherebbe segare le gambe a tutto il mondo del volontariato e dell'associazionismo, distorcendo lo spirito con cui è stato pensato il 5 per mille, ovvero la quota dell'IRPEF che lo Stato ripartisce su indicazione dei cittadini contribuenti al momento della dichiarazione dei redditi, che per il momento serve a finanziare i progetti delle organizzazioni non profit iscritte agli elenchi dell'Agenzia delle Entrate.
Il testo, ‘Modifiche alla disciplina dell'istituto del cinque per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche', a prima firma del senatore Rufa, si compone di due soli articoli e prevede di ampliare appunto la platea di destinatari del 5 per mille. La proposta di legge punta a inserire tra le finalità del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche – modificando l'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 3 luglio 2017 – anche il "finanziamento del fondo di assistenza per il personale in servizio del Corpo della guardia di finanza o della Polizia di Stato o dell'Arma dei carabinieri o del Corpo nazionale dei vigili del fuoco o del Corpo di polizia penitenziaria o dell'Esercito o della Marina militare o dell'Aeronautica militare, nonché per il sostegno, l'assistenza e per attività a favore di congiunti di appartenenti alle rispettive amministrazioni deceduti per causa di servizio o in servizio".
Queste voci si andrebbero ad aggiungere agli altri scopi già previsti dalla legge, come il finanziamento della ricerca scientifica e dell'università, il finanziamento della ricerca sanitaria; il sostegno delle attività sociali svolte dal comune di residenza del contribuente e il sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche che svolgono una rilevante attività di interesse sociale.
"Il testo di questo disegno di legge si scontra con la natura del 5 per mille – ha detto a Fanpage.it Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Nazionale Terzo Settore, che chiede al Parlamento di bloccare la proposta – finora, nonostante negli anni la platea dei beneficiari si sia allargata, è stato sempre mantenuto fermo il principio per cui le donazioni dei cittadini dovessero andare a finanziare attività di interesse generale, svolte in primis dagli enti di Terzo settore. Questa, invece, è la prima volta che si prova a usare il 5 per mille a beneficio di una specifica categoria di cittadini".
"Peraltro – ha aggiunto – non possiamo non notare che il personale delle Forze dell’ordine e delle Forze armate oltre a godere della previdenza ordinaria, usufruisce anche di fondi mutualistici integrativi e che numerose associazioni delle Forze armate e delle Forze dell’ordine sono già beneficiarie del 5 per mille. E allora cosa dire di altre categorie, altrettanto meritevoli o anche più bisognose? È impensabile che per dare sostegno a tutte loro venga utilizzato un fondo, già abbastanza contenuto per via di un tetto stabilito per legge, nato con tutt’altro scopo", ha denunciato ancora Pallucchi a Fanpage.it.
"Il 5 per mille non può e non deve sostituirsi alla previdenza pubblica. La proposta di legge Rufa, apparentemente lodevole, in realtà introdurrebbe delle irragionevoli sperequazioni e penalizzerebbe migliaia di realtà sociali per cui il 5 per mille rappresenta spesso l’unica fonte di sostentamento. Le stesse realtà sociali che, a parole, ottengono tanti apprezzamenti da tutti i livelli istituzionali per il ruolo che svolgono nella società e nell’economia del Paese e che in realtà non vengono aiutate".