Lega: Riccardo Bossi condannato a un anno e 8 mesi per le spese con i soldi del partito
Riccardo Bossi, il primogenito del fondatore della Lega Nord Umberto, è stato condannato a un anno e otto mesi di reclusione nell'ambito del processo sulle spese personali effettuate con i soldi del partito. Si tratta della prima sentenza in merito allo scandalo dei fondi del Carroccio usati per fini personali scoppiato quattro anni fa e che causò un terremoto nella dirigenza del partito. Secondo il giudice monocratico dell'ottava sezione penale del Tribunale di Milano, il figlio del Senatur è colpevole di appropriazione indebita aggravata per aver sottratto circa 158mila euro dalle casse del partito usandoli per fini personali. Pur riconoscendo le attenuanti generiche, il Tribunale ha inflitto a Riccardo Bossi una condanna pesante e superiore alle stesse richieste del pubblico ministero Paolo Filippini che durante la requisitoria in aula aveva chiesto per l'imputato una pena di un anno di reclusione e una multa di 350 euro. Il figlio del leader leghista però potrà avvalersi della sospensione condizionale della pena.
Il legale di Riccardo Bossi, l'avvocato Agostino Maiello, ha già annunciato che presenterà ricorso in appello contro la sentenza giudicando la condanna per il suo assistito "troppo dura". "C'è un ben preciso indirizzo della magistratura sulla famiglia Bossi" ha commentato infatti a caldo l'avvocato della difesa poco dopo la sentenza. "Chiunque di noi quando chiedeva i soldi al papà non sapeva da dove lui li prendesse" ha sottolineato l'avvocato, ribadendo la "la totale estraneità" dalle accuse del suo cliente. La stessa tesi difensiva era stata ripetuta durante tutto il processo. Riccardo Bossi infatti aveva spiegato di non essersi mai rivolto al partito per ricevere quei soldi ma a collaboratori del padre per questo riteneva che i fondi fossero soldi di famiglia e non della Lega nord.
Durante il processo il Pm aveva mostrato a carico di Riccardo Bossi intercettazioni e documenti vari, tra cui la famosa cartelletta con la scritta “The Family” sequestrata all’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito. Una cartelletta in cui sarebbero state elencate le spese della famiglia Bossi per le quali sono imputati in un altro processo con rito ordinario lo stesso Belsito, Umberto Bossi e l'altro figlio Renzo. Secondo il pm Riccardo Bossi avrebbe usato quel denaro anche per pagare il mantenimento dell’ex moglie e sostenere spese quotidiane come l’abbonamento della pay-tv, luce e gas e il veterinario per il cane. Per Riccardo i guai giudiziari però vanno oltre, a settembre dovrà comparire nuovamente in Tribunale come imputato nel processo che lo vede accusato del reato di truffa: per l'accusa avrebbe acquistato orologi e gioielli da un gioielliere di Varese senza pagarli.