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Lega Nord: la faida tra bossiani e maroniani non è finita

La “badante” di Renzo Bossi Monica Rizzi rivela alcuni retroscena sulla Lega. Sarebbe in atto una vera guerra tra bande, con lo scopo di rifondare il partito e ripartire da zero.
A cura di Davide Falcioni
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Monica Rizzi, la "badante di Renzo Bossi", è stata prosciolta dall'accusa di aver fabbricato dossier contro alcuni avversari politici e, in un'intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, ha deciso di togliersi qualche sassolino dalla scarpa e raccontare i retroscena della bufera che si è abbattuta qualche mese fa sulla Lega Nord, facendo nomi e cognomi. Di Rizzi si è detto che avesse una finta laurea e che facesse parte dell'ormai celebre "cerchio magico" dei fedelissimi di Umberto Bossi: accuse che le sono costate il ruolo che aveva come assessore allo sport in Lombardia.

Quella che Monica Rizzi racconta è una vera e propria guerra politica tra bande. E le "bande" sono due: bossiani e maroniani. "Da quanto ha ricostruito il procuratore – spiega – le accuse contro di me sono state studiate a tavolino e poi diffuse da due giornalisti loro amici. C’è stato un momento in cui Maroni e i suoi si sono messi a parlare di chi avrebbero dovuto e voluto liberarsi. Ogni colonnello avrà indicato qualcuno. Hanno stilato una lista nera nella quale siamo finiti io, Marco Reguzzoni, Rosi Mauro e altri. Guarda caso tutti leghisti cresciuti a pane e Bossi".

Insomma, ci sarebbe stato un complotto per prendere le redini del partito, la cui regia sarebbe stata dell'allora ministro degli interni Maroni, che, "per carità ha giocato bene le sue carte. Al congresso è stato convincente: mai più con il Pdl, limite del doppio mandato, meritocrazia. Peccato che poi nei fatti abbia tradito le aspettative". E anche sul suo sostegno a Renzo Bossi spiega come sono andate le cose: "Alle regionali del 2005 presi più preferenze di tutti. Così nel 2010, una settimana prima di chiudere le liste, mi convocarono Bruno Caparini e Mario Maisetti, all’epoca segretario provinciale, dicendomi che dovevo lasciare per inserire Renzo. Io come sempre ho obbedito e l’ho sostenuto e ha vinto".

Poi arriva il capitolo Belsito, l'ex tesoriere accusato di appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato, proprio in relazione ai finanziamenti pubblici che la Lega percepisce come rimborsi elettorali, e che sarebbero stati utilizzati dalla famiglia Bossi. Monica Rizzi non ha dubbi: "Anche lì, su Belsito, salterà fuori la verità, cioè che i pagamenti erano autorizzati da tutti Appena ho i documenti da Bossi ci vado per fargli vedere cosa hanno costruito per attaccare chi gli è fedele e lui. Ma tanto già lo sa. Come lo sanno i militanti a cui Bossi manca. Anche Maroni sa che senza il capo non va da nessuna parte, infatti è candidato".

Insomma, la faida interna alla Lega Nord sembra tutt'altro che terminata. E, secondo indiscrezioni pubblicate da Linkiesta, presto potrebbero esserci importanti risvolti: l'area dei "bossiani" starebbe infatti meditando, come vendetta, di far cadere le giunte regionali governate dal carroccio: Piemonte e Veneto. Lo scopo sarebbe dare uno smacco al nuovo segretario (nonché candidato alla guida della Lombardia) Maroni, da sempre sognatore della "macro-regione" del nord (Piemonte, Lombardia e Veneto), per poi rifondare il partito, ripartire da zero. E deve far riflettere la decisione di Maroni di lasciare la segreteria del partito, comunque vadano le cose dopo le elezioni.

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