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Lega Nord in crisi, dopo le “sberle” Bossi rischia il KO

Tira aria di crisi in casa Lega. Dopo le “sberle” incassate alle amministrative ed al referendum i colonnelli del Carroccio mettono in discussione l’alleanza con Berlusconi e la leadership del Senatùr.
A cura di Cristian Basile
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Silvio Berlusconi Umberto Bossi

"Siamo stufi di prendere sberle, ora l'agenda la dettiamo noi". La Lega non usa mezzi termini e lancia a Berlusconi quello che ha tanto il sapore di un ultimatum. Dopo la sonora sconfitta alle elezioni amministrative e dopo i risultati del referendum, che ha visto il partito leghista spaccarsi in due, con Bossi che aveva craxianamente detto di non votare e tre alti esponenti del partito come Zaia, Tosi e Maroni che invece avevano annunciato di recarsi alle urne, la tensione nella sede milanese della Lega in via Bellerio si taglia con il coltello.

Calderoli ha dichiarato che alla annuale festa della Lega a Pontida, in programma per domenica prossima, il partito del Carroccio deciderà cosa il premier "dovrà portare in Aula" il 22 giugno, giorno della verifica parlamentare sulla maggioranza di governo chiesta dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Alle Amministrative due settimane fa abbiamo preso la prima sberla – ha detto Calderoli – Ora con il referendum è arrivata la seconda sberla e non vorrei che quella di prendere sberle diventasse un'abitudine. Per questo domenica andremo a Pontida per dire quello che Berlusconi dovrà portare in Aula il 22 giugno, visto che vorremmo evitare che, in quanto a sberle, si concretizzi il proverbio per cui non c'è due senza tre".

“ Alle Amministrative abbiamo preso la prima sberla. Con il referendum è arrivata la seconda e non vorrei che quella di prendere sberle diventasse un'abitudine ”
Roberto Calderoli
Insomma, per la gran parte dei leghisti l'unica soluzione possibile sembre quella di costringere Berlusconi a fare, come ha detto Bossi, "quello che vogliamo noi" coscienti, però, che molto difficilmente questa volta funzionerà ancora l'abitudine leghista di alzare la voce minacciando di far cadere il governo. Lo stesso leader leghista sa che ormai questa degli ultimatum è una prassi che non funziona più: da tre anni regolarmente minaccia Berlusconi di divorziare e da tre anni nulla è mai accaduto.

Per la prima volta così il Senatùr deve affrontare una situazione delicata e per il partito e per la sua stessa figura di leader carismatico, fino ad ora mai messa in discussione dai suoi fedelissimi proseliti ma che adesso comincia a vacillare pericolosamente. Il malcontento è palpabile, basta sintonizzarsi per qualche minuto su Radio Padania per sentire tutta la rabbia dei leghisti delusi, stanchi dell'alleanza Bossi-Berlusconi, che a loro dire invece di portare a meno tasse ed al federalismo, è riuscita a fare solo leggi ad personam e guerra in Libia. "Meglio soli che male accompagnati" urlano i colonnelli del Carroccio.

L'impressione dunque è che adesso nemmeno il Senatùr sia al sicuro ed a Pontida già si parla di un suo successore che libererebbe la Lega dal legame di amicizia Bossi-Berlusconi costringendo così il premier a discutere ed a confrontarsi con altri esponenti del Carroccio. Per Bossi dunque, si apre uno dei periodi più bui della sua carriera politica ed a pochi giorni dalla festa della Lega, dovrà capire se il fidato amico Berlusconi riuscirà ad assecondarlo circa temi delicatissimi come il ritiro delle truppe italiane dalle missioni di pace, una politica finanziaria a beneficio degli enti locali ed a danno delle banche, lo spastamento al nord di alcuni ministeri.

Per la prima volta dunque la folkloristica festa di Pontida farà parlare di sè non soltanto per gli elmi cornuti vichinghi o per gli slogan contro il meridione e contro l'Italia, questa volta potrebbe segnare una svolta epocale all'interno della Lega Nord con il Senatùr messo alle corde e costretto ad ascoltare chi come Maroni ha annunciato: " O la svolta o il voto".

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