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Lega Nord: il 17 marzo “liberi” di disertare le celebrazioni

Domani i parlamentari del Carroccio potrebbero non farsi vedere nel Parlamento riunito per le celebrazioni dell’Unità d’Italia. E non mancano le polemiche.
A cura di Alfonso Biondi
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Il senatur

L'Italia unita compie 150 anni: domani 17 marzo sarà festa nazionale, ma la Lega potrebbe non partecipare alle celebrazioni. Il partito di Bossi, infatti, ha lasciato piena libertà ai propri parlamentari che potranno decidere se partecipare o meno alla seduta comune del Parlamento convocata domani nell'aula di Montecitorio in occasione delle celebrazioni per i 150 dell'Unità d'Italia. La posizione della Lega Nord su questa faccenda  sta causando reazioni molto dure dal mondo istituzionale e non solo. Ci sono stati, però, anche altri episodi abbastanza discutibili che hanno coinvolto esponenti locali del Carroccio.

Ieri, ad esempio, in Lombardia i consiglieri regionali leghisti hanno disertato l'esecuzione dell'inno nazionale che ha aperto la seduta. Oggi in Emilia Romagna è successa la stessa cosa con i consiglieri regionali leghisti che sono entrati in aula solamente al termine dell'inno. E a Mira, comune in provincia di Venezia, la Lega ha dichiarato che festeggerà San Patrizio invece che l'Unità d'Italia.

Il partito padano ha palesato quindi una posizione decisamente ostile alle celebrazioni per l'Unità d'Italia. Non si sono fatte attendere però le reazioni al riguardo e anche gli alleati di Bossi hanno dimostrato di non gradire una simile condotta. Il Ministro della difesa Ignazio La Russa ha fatto sapere che domani non ci sarà obbligo di presenza, ma obbligo di rispetto e ha tirato una stoccata al partito di Bossi:

La Lega cresca e impari che i paesi più federalisti del mondo sono quelli più affezionati all'identità nazionale. La Lega cresca, ripeto, e smetta di seguire le minoranze estremistiche che ci sono dentro al Carroccio, e che si attardano sul secessionismo che Bossi per primo ha abbandonato.


Per il leader dell'Italia dei Valori Antonio di Pietro è "un'offesa alla storia, alla dignità e al sacrificio dei nostri padri far finta che domani non accada nulla, andarsene magari al bar e non riconoscere che grazie a quel sacrificio siamo qui". Molto critico anche il leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani che, rivolgendosi a Berlusconi, è arrivato a dire che "se domani un partito della sua maggioranza non viene in Parlamento, deve dire che la sua maggioranza non c'è più". Lorenzo Cesa dell'Udc s'è limitato a definire vergognoso il comportamento della Lega che, a suo dire, "non sarà mai un partito di governo, ma è destinata a restringersi in un localismo diffuso".

Anche Famiglia Cristiana s'è scagliata contro il Carroccio in un editoriale pubblicato sul suo sito web intitolato "Lega, di italiano solo le poltrone", denunciando l'ostilità di un partito che non canta e non ascolta l'inno di Mameli ma che è sempre in prima fila "quando si tratta di distribuire posti e prebende ad ogni livello".

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