Lega e Movimento 5 Stelle ora sono d’accordo sulla riforma della giustizia
La trattativa sulla riforma della giustizia è ancora aperta. Un giro di telefonate in serata: prima Draghi-Salvini, poi Draghi-Letta. O il contrario, ma poco cambia. Il presidente del Consiglio, secondo fonti dei partiti, continua a confrontarsi con i leader politici per assicurarsi in prima persona che la sintesi, alla fine, si trovi davvero. Domani è previsto un Consiglio dei ministri – ancora non convocato – e all'ordine del giorno ci sarà proprio il nodo giustizia, con il governo che potrebbe porre la fiducia direttamente sul nuovo testo che mette d'accordo tutti. Ammesso, però, che per domani pomeriggio questo testo ci sia, scenario che non sembra ancora particolarmente probabile.
Dalla battaglia di veti incrociati, però, è uscita fuori in serata un'improbabile linea comune tra ex alleati del governo gialloverde. "È giusto non mandare in prescrizione i processi di mafia, ma per la Lega è altrettanto doveroso prevedere che anche per i reati di violenza sessuale e traffico di droga i processi vadano fino in fondo", dice Matteo Salvini. Un concetto ribadito anche al telefono al presidente del Consiglio, alla fine di una giornata di colloqui tra il leader della Lega e l'avvocato e senatrice Giulia Bongiorno. La notizia arriva al Movimento 5 Stelle, e subito fonti fanno sapere a LaPresse che la proposta "va bene". A stretto giro a Palazzo Chigi arriva anche la telefonata di Enrico Letta, confermano fonti del Partito Democratico, per ribadire al presidente del Consiglio che c'è "l'impegno per una soluzione più equilibrata e di più alto profilo possibile" e "per favorire la mediazione su una riforma attesa da anni". Intanto Giuseppe Conte, uscendo dal Senato dove si è trattenuto fino a tardi, dribbla le domande sullo stato della trattativa: "Noi lavoriamo sempre perché le riforme si facciano, perché si velocizzino i processi, per una giustizia più equa e efficiente – sottolinea – E ovviamente perché i processi si celebrino".
La mattinata di domani sarà decisiva per capire se una convergenza c'è davvero o se la riforma della giustizia è ancora in alto mare. "Abbiamo aggiornato i lavori della commissione a domani mattina perché la sintesi da parte del ministro è vicina", ha spiegato in serata il presidente della commissione Giustizia della Camera, il pentastellato Mario Perantoni, dopo aver atteso per ore invano. Alle 18.30 la commissione si è riunita, alla fine della seduta in Aula, ma i lavori sono stati aggiornati ogni quarto d'ora aspettando la ministra Cartabia. L'attesa della Guardasigilli era necessaria per conoscere il parere del governo sugli oltre 400 emendamenti. La ministra non è arrivata e alle 20.00 è stato chiesto il rinvio a domattina. È un segnale positivo? Sì, dicono in commissione. Vuol dire che "la sintesi è vicina".