L’Economist sbatte il mostro in prima pagina: Berlusconi, l’uomo che ha fregato l’Italia
Un’altra copertina dell’Economist dedicata al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Titolo a caratteri cubitali: “L’uomo che ha fregato un paese intero” – “The man who screwed an entire country”. Il settimanale di informazione dedica uno speciale di ben 14 pagine al nostro primo ministro, a firma John Prideaux – giornalista di 32 anni che dirige il portale web della redazione londinese, che ha soggiornato in Italia nell’ultimo mese per parlare con imprenditori, economisti e politici. L’opinione che viene espressa sulle pagine dello speciale è che, sebbene il nostro Paese possegga “aziende fantastiche”, la situazione generale dell’Italia è “deludente”. Il titolo del lavoro è “Per un nuovo Risorgimento” e – secondo il giornalista – questo processo può partire soltanto dal cambio di Governo.
È la seconda volta che Silvio Berlusconi si guadagna la copertina dell’Economist. Era già accaduto nel 2006, quando alla vigilia delle elezioni politiche italiane, il settimanale inglese lo definì “inadatto a governare”. Oggi, a quasi cinque anni di distanza, Prideaux scrive “quanto è successo dopo ha confermato la nostra tesi”. Per tutto il resto dello speciale, il settimanale analizza le cause del ritardo nello sviluppo dell’economia italiana: una crescita del Pil tra il 2000 e il 2010 di soltanto lo 0.25% per anno. “Di tutti i paesi del mondo, solo Haiti e Zimbabwe hanno fatto peggio”. D'altronde, i dati Istat sulla disoccupazione in Italia parlano chiaro: l'occupazione nel Bel Paese è in caduta libera,
L’Italia fotografata dall’Economist è un paese “timoroso della globalizzazione e dell’immigrazione”, con politiche che “discriminano i giovani a favore degli anziani” e con una totale “avversione alla meritocrazia”.
Unica nota di speranza, la capacità imprenditoriale italiana: “straordinario che in tutto il mondo la gente preferisca i prodotti italiani”. Purtroppo, i giovani lasciano il paese perché non ci sono opportunità per loro. Cambiare non è impossibile, ma per farlo c’è bisogno che in Italia si registri un netto “cambio di Governo”.