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“L’economia italiana si sta indebolendo”: per Confindustria ci sono sempre più segnali a dircelo

L’economia italiana mostra segnali di indebolimento: è Confindustria a dirlo, lanciando l’allarme sulla crescita. Un monito che cozza con la narrativa del governo, secondo cui l’economia italiana starebbe andando meglio del previsto e si starebbe riprendendo prima degli altri Paesi Ue.
A cura di Annalisa Girardi
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Ci sono sempre più segnali che ci dicono che l'economia italiana si sta indebolendo. È Confindustria a lanciare l'allarme, nell'ultima analisi mensile sulle congiunture economiche del suo Centro Studi. Un monito che cozza con le dichiarazioni di diversi esponenti del governo degli ultimi mesi, tra cui Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che hanno sottolineato come le stime sul Pil italiano siano migliori delle attese e più alte di quelle degli altri Paesi Ue.

La narrativa sul Pil in crescita e su una economia che va sostanzialmente bene, insomma, non convince Confindustria. Che avverte: "La crescita è più fragile, con il lento calo dell’inflazione e il credito più caro. I servizi sono meno dinamici, le costruzioni reggono, ma l’industria perde terreno. Nei consumi delle famiglie italiane ci sono meno beni, in particolare alimentari, e più servizi. Gli investimenti sono deboli e la domanda estera è in calo per i beni".

L'indebolimento della crescita, si legge ancora nel report, si nota soprattuto per l'industria e il settore delle costruzioni. "In aprile si è accentuato il calo della produzione (-1,9%), quarta contrazione mensile consecutiva; accusa il colpo la manifattura (-2,1%), settore che finora aveva tenuto bene", si legge.

A questa situazione va aggiunto anche il credito più caro: negli ultimi mesi il tasso pagato dalle imprese per i prestiti è salito ancora e le condizioni sempre più onerose stanno quindi frenando il credito bancario. La ragione di queste dinamiche è nel continuo rialzo dei tassi da parte della Bce per ridurre l'inflazione.

Inflazione che mostra una tendenza a ribasso, ma si tratta di un calo molto lento. Il caro prezzi continua a pesare sull'economia dell'Eurozona, che dà segnali di rallentamento. "Dopo il piccolo calo di Pil e produzione industriale nel primo trimestre, i dati qualitativi più recenti, negativi, confermano per il secondo trimestre la debolezza nell’area. Le aspettative delle imprese industriali, infatti, peggiorano in aprile e maggio, rilevando un rallentamento nelle prospettive di domanda; in maggio flettono anche quelle dei servizi; rimane stabile la fiducia delle famiglie, ma ancora molto sotto i livelli pre-pandemici", scrive ancora Confindustria.

Una buona notizia, però, riguarda il prezzo del gas, che comunque si mantiene più basso dopo i continui picchi dell'anno scorso. Altri fattori positivi, segnala ancora il report, sono l'avanzamento (seppur moderato) del settore dei servizi e l'aumento dell'occupazione, che alimenta il reddito disponibile delle famiglie. In generale, la situazione economica globale rimane precaria sotto vari punti di vista, tra il brusco arresto che registra l'industria statunitense e la ripartenza cinese sotto le attese.

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