Le tessere del PDL “sospette” diventano un caso nazionale
Il congresso di Bari dello scorso weekend sembrava aver dato nuova linfa al partito dell'ex premier Berlusconi. L'evento di sabato 4 febbraio si era concluso con l'elezione di Luigi D'Ambrosio Lettieri a segretario del Pdl barese. Ma a gettare nuove ombre sul Popolo della Libertà è stato il servizio di Striscia La Notizia, realizzato da Fabio e Mingo, in cui è tornato alla ribalta il caso delle tessere pidielline false. I due inviati hanno sentito puzza di bruciato nel venire a conoscenza che 139 delle 6mila e 500 tessere degli iscritti al Pdl barese, erano intestate ad altrettante persone che risulterebbero tutte domiciliate in un sottoscala al civico 10 di via Colaianni.
Inequivocabile il titolo del servizio: “Quer pasticciaccio brutto de via Colaianni”. Ai microfoni di Striscia Francesco Paolo Sisto ha provato subito a ridimensionare il caso, spiegando che le 139 tessere del mistero apparterebbero a «soci di un'associazione hanno deciso di aderire al Pdl e dato come domicilio la sede della stessa associazione, che si trova in via Colaianni, 10». Peccato che le indagini degli scaltri inviati del tg satirico abbiano poi dimostrato che a quell'indirizzo non corrispondeva un'associazione, bensì una società di consulenze, la srl Area consulting. Una scoperta che è valsa a Sisto la consegna del famigerato provolone di Fabio e Mingo.
«Il Pdl non merita tanto disonore – è il commento a freddo dell’ex sottosegretario, Alfredo Mantovano -. Le 139 tessere in questione ovviamente non inficiano il risultato di domenica scorsa». Ma l'obiettivo ora è quello di «individuare l’autore di queste falsificazioni e di estrometterlo dal Pdl». E non solo Mantovano chiede di fare luce su quello che a tutta l'aria di essere di essere il nuovo giallo in salsa politica all'italiana. Anche Filippo Melchiorre, consigliere comunale e candidato al coordinamento vicario, che già nel suo intervento al congresso aveva cercato di portare l'attenzione pubblica il caso delle tessere pidielline, ha fatto notare che «nessuno di quei 139 tesserati di via Colaianni è venuto a votare, prova tangibile del fatto che segnalare questa situazione come sospetta non fosse una cosa del tutto campata in aria. Speriamo – ha aggiunto – che il colpevole non sia interno ma esterno al partito».
Della vicenda ora potrebbe occuparsene la magistratura, qualora qualcuno degli iscritti fantasma dovesse presentare una denuncia alla procura della Repubblica. Ma intanto sono già iniziati i controlli da parte delle forze delle ordine in varie sedi italiane del partito "azzurro". In particolare nel Veneto. A Treviso, Belluno e Verona sono già nel mirino dei carabinieri diverse tessere sospette, in quanto non corredate da copia di carta d’identità