Luigi Di Maio smonta sette ragioni del Sì al referendum costituzionale
Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, del Movimento 5 Stelle, commenta per Fanpage.it le sette ragioni del Sì al referendum sulla riforma della Costituzione del prossimo 4 dicembre, smontandole una per una e spiegando per quale motivo sono in realtà delle falsità. "La riforma non è una forzatura del Governo. E' stata discussa a lungo con 83 milioni di emendamenti", sostiene la maggioranza di Governo. E' questa la prima ragione del Sì che Di Maio "sbufala", sottolineando che "questa riforma non l'aveva chiesta nessuno, non era in nessun programma elettorale e soprattutto non è il governo a dover fare la riforma della Costituzione. Calamandrei diceva che quando il parlamento discute la riforma della Costituzione, il governo non dovrebbe stare tra i banchi del governo. Con questo giochetto della riforma costituzionale hanno bloccato il parlamento per due anni". Seconda ragione: "Con la vittoria del No non cambierà nulla per i prossimi 30 anni". Anche su questo punto, Di Maio non concorda e rileva che è invece "votando Sì che non ci libereremo di questa classe politica per i prossimi 30 anni. Quelli che per intenderci hanno creato la burocrazia in questo Paese, hanno fatto aumentare la corruzione, ci hanno massacrato con la legge Fornero, il Jobs Act e la Buona Scuola. Quei signori hanno fatto questa riforma costituzionale per restare al potere per i prossimi 30 anni. Quindi è vero il contrario, votando No mandiamo a casa questa classe politica e rilanciamo il Paese per i prossimi 30 anni".
"Con la riforma si tagliano poltrone e costi della politica per 500 milioni di euro l'anno", è la terza ragione che il vicepresidente della Camera deve "smontare" e lo fa spiegando che "questa riforma non farà risparmiare neanche 50 milioni di euro all'anno e ce lo dice la Ragioneria generale dello Stato, che è quella che fa i conti in questo Paese. Inoltre: quanto costa il referendum del 4 dicembre? 300 milioni di euro. Quanto c'è costato due anni in Parlamento di discussione a centomila euro all'ora che costa alla Camera del Deputati? Decine di milioni di euro. Quindi questa riforma è una truffa. E poi questi sono quelli che se volevano veramente risparmiare soldi, potevano votare la nostra proposta in parlamento, quella che tagliava lo stipendio a tutti i parlamentari e faceva risparmiare 90 milioni di euro con tre ore di lavoro alla Camera e tre ore di lavoro al Senato. Iniziavi il martedì e la domenica avevi già tagliato 90 milioni di euro di stipendi ai parlamentari".
"Con la riforma ci sarà un quadro chiaro e omogeneo nella sanità, con costi e servizi uguali per tutti". Anche questa ragione per il Sì, secondo Luigi Di Maio, sarebbe falsa. "Questo è falso, perché oggi già lo Stato centrale può decidere quali sono i livelli essenziali di assistenza, ma non li aggiorna da anni e non ci saranno migliori servizi. Quindi è falso. Come si migliora il problema della sanità in Italia? Togliendo ai politici la possibilità di nominare i dirigenti della sanità". La quinta ragione per il Sì è relativa all'uscita dall'Euro in caso di vittoria del fronte del No al referendum del prossimo 4 dicembre, ipotesi avanzata dal prestigioso quotidiano Financial Times: "Manca solo la pioggia di cavallette e poi sono stati descritti tutti gli scenari apocalittici possibili e immaginabili. In realtà l'Euro e il No non c'entrano nulla. Se vince il No sicuramente avvieremo una nuova era politica in questo Paese, in cui non ci saranno più al potere quelli che con questa riforma si vogliono prendere ancora più potere anche se non hanno i voti dei cittadini".
"Con la vittoria del No i capitali abbandonerebbero l'Italia e l'area Euro", sostiene invece Confindustria. "In realtà gli investitori scappano dall'Italia per la burocrazia e per la corruzione, che sono state prodotte da una classe politica che oggi non vuole andare a casa, che non si vuole schiodare dalle poltrone. Se vince il No, potremo iniziare a fare serie leggi anti-corruzione, una legge che incomincia ad abolire un po' di leggi e combatte la burocrazia, perché non avremo un nuovo Senato di non eletti con dentro la classe politica più corrotta d'Italia e una Camera di nominati eletta con l'Italicum, di quei partiti che quella corruzione e quella burocrazia l'hanno creata in questi anni".
Settima e ultima ragione del Sì smontata dal vicepresidente della Camera: "Questo referendum è un'accozzaglia di tutti contro una sola persona, senza una proposta alternativa", dichiarò il presidente del Consiglio Matteo Renzi e anche su questo punto Di Maio respinge le accuse al mittente e spiega che "Renzi, che sta con Verdini, Alfano, Confindustria, le banche, i poteri forti, parla di accozzaglia quando parla di noi? Mah.