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Le sette modeste domande a Beppe Grillo

Il capo politico del Movimento 5 Stelle lancia le sue “sette modeste proposte” sull’Europa. Lasciando però in sospeso altre questioni…
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Dal palco del V3Day di Genova Beppe Grillo ha sostanzialmente dato il via alla lunga campagna elettorale per le elezioni europee del 2014. Si tratta, come vi abbiamo spiegato qualche settimana fa, di un appuntamento cruciale per il futuro del Movimento 5 Stelle, sia perché costituirà "la prova generale" della campagna per le politiche, quando si sarà concluso il processo di costruzione della "forza di governo, sia perché sulla questione Europa Grillo intende segnare una netta discontinuità rispetto alla politica tradizionale. Una prova decisiva quella del prossimo giugno, anche per verificare la tenuta del Movimento dopo più di un anno di attività parlamentare e dopo una serie di risultati insoddisfacenti ad amministrative e regionali.

Per il lunghissimo percorso di avvicinamento (sempre con l'avvertenza che dopo le primarie del Pd e il probabile trionfo di Renzi il quadro potrebbe mutare radicalmente e la tenuta del Governo potrebbe non essere così scontata), dunque, Grillo ha messo sul tappeto "7 modeste proposte". In sintesi:

  • Referendum per la permanenza nell'euro
  • Abolizione del Fiscal Compact
  • Adozione degli Eurobond
  • Alleanza tra i Paesi mediterranei per una politica comune finalizzata eventualmente all'adozione di un Euro 2
  • Investimenti in innovazione e nuove attività produttive esclusi dal limite del 3% annuo di deficit di bilancio
  • Finanziamenti per attività agricole finalizzate ai consumi nazionali interni
  • Abolizione del pareggio di bilancio

Al netto delle perplessità sul processo decisionale che ha portato alla definizione delle proposte e considerando le tante voci dissonanti nel merito (che abbiamo raccolto proprio durante la manifestazione di Genova tra parlamentari ed esponenti di spicco della galassia grillina), restano altre domande sospese ed in attesa magari di una risposta di senso. Abbiamo provato così a mettere nero su bianco le "sette modeste domande" a Grillo, anche nella considerazione che la necessità di sintesi rischia spesso di diminuire il peso e la rilevanza di istanze che magari meriterebbero maggiore spazio e (forse) condivisione.

  • Che cosa vuol dire "faremo scegliere alla rete con chi allearci al Parlamento Europeo?" Le alleanze non andrebbero fatte sulla base di una riflessione politico – ideologica, in nome di obiettivi comuni o sulla vicinanza di una piattaforma programmatica?
  • Non sarà piuttosto che, ad una attenta analisi, sia evidente la peculiarità dell'esperienza del Movimento 5 Stelle e l'impossibilità di ritrovare "interlocutori affini" in Europa? (ad esempio, appare chiara la difficoltà di dare dignità ad alcune "affinità elettive" col Front National o con l'Ukip, mentre non è ipotizzabile un dialogo con Alba Dorata o con altre formazioni nazionaliste; così come di contro le forze "di sinistra", dalla Linke a Siriza, fino ad arrivare ai Pirati, mostrano non poche perplessità verso i 5 Stelle)
  • Il referendum per l'uscita dall'Euro è una scelta condivisa dai militanti? E soprattutto, perché proporlo sapendo che non è concretamente realizzabile (almeno in questa legislatura) dal momento che occorrerebbe una precedente modifica costituzionale? (a tal proposito si veda l'ottimo post di Leonardo Tondelli su L'Unità)
  • Adozione degli Eurobond. Come è possibile imporre una scelta del genere alla Germania? In generale (si veda anche questione Euro 2), perché fare proposte su temi sui quali non è possibile intervenire direttamente? Sembra un po' come dire agli elettori che se "ci votano" noi portiamo Messi in Nazionale. Affascinante ma, come dire…
  • La riflessione sul populismo è interessante, ma senza rinunciare alla comunicazione per slogan, all'uso della propaganda manichea e al qualunquismo "generalizzante", come si può pensare di incidere nei processi decisionali o di rappresentare una alternativa credibile? (cioè, mentre si parla di "corruzione semantica", comunque si tengono insieme forzature, insulti, banalizzazioni…)
  • Il clima politico muta rapidamente e la pietra tombale sulle larghe intese rischia di creare delle situazioni "pericolose" per la maggioranza, specie al Senato. In alcuni casi, dunque, occorrerà agire con estrema rapidità, prendere decisioni al volo per far passare emendamenti, far saltare leggi e mettere in difficoltà la maggioranza. Insomma, bisognerà bypassare necessariamente la collegialità delle decisioni o il "ricorso" all'aiuto della rete (anche perché finora l'esperimento del portale presenta più lacune che successi), sfruttando proprio la prassi politica degli ultimi venti anni. Lo ritiene un compromesso accettabile in nome del raggiungimento dei risultati o dobbiamo aspettarci nuovi furiosi post contro i parlamentari che proveranno a muoversi in autonomia? (il sottotesto è: il verticismo, per un partito che si candida a guidare il Paese e l'Europa e con la farraginosità dei processi decisionali, può essere un limite enorme?)
  • Infine una questione di fondo, un evidente dato di fatto: la classe dirigente grillina è cresciuta e probabilmente per certi versi ha già scavalcato il leader (che resta un totem e una formidabile macchia di consenso, sia chiaro). Soprattutto perché ha preso coscienza della "complessità della politica", della difficoltà nell'agire concretamente per cambiare la vita delle persone. Mentre per Grillo è tutto "semplice", "facile", "immediato". E "gli altri" sono tutti, indistintamente, zero, "niente" per citare una delle integraliste. Non sarebbe il caso di cominciare a guardarsi intorno, andando "oltre" la contrapposizione bianco – nero e spostarsi (per carità, senza sporcarsi) in quella zona grigia in cui è possibile incidere nell'interesse dei cittadini? Insomma, in un momento del genere, l'oltranzismo non rischia di essere peggiore del male?
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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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