Le Regioni bocciano (ancora) il decreto Liste d’attesa di Schillaci
Assenza di fondi e di personale adeguato. Una nuova bocciatura del decreto Liste d'attesa da parte delle Regioni, che per la gran parte sono a guida centrodestra. Non più di un mese fa la Conferenza delle Regioni aveva sollevato un problema di mancanza di coperture del provvedimento, sottolineando il mancato coinvolgimento da parte del ministero prima in fase di preparazione del testo: "Le Regioni hanno avuto il testo del decreto a poche ore dal consiglio dei ministri e quindi significa che il nostro parere non si è ritenuto utile acquisirlo preventivamente", aveva denunciato Raffaele Donini, assessore alla Sanità dell'Emilia-Romagna e coordinatore della Commissione Salute in sede di Conferenza delle Regioni. Il ministro della Salute si era difeso, assicurando che le coperture finanziarie "ci sono e hanno tanto di bollinatura del Mef".
Oggi la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, "in sede di Conferenza Stato-Regioni, ha espresso parere negativo a maggioranza al decreto legge sulle Liste d'attesa in sanità e in particolare sull'articolo 2, in quanto inficia le competenze regionali, chiedendone la sua riformulazione". In pratica il decreto, così come è, scavalca in senso centralista le prerogative costituzionali delle Regioni. Il parere negativo è stato deciso a maggioranza, con l'unica eccezione della Regione Lazio, e si accompagna a proposte emendative.
"Il parere è quindi negativo salvo l'accoglimento della proposta di modifica all'articolo 2, manifestando così sempre una volontà di leale collaborazione istituzionale volta a migliorare il testo del decreto in modo da rispettare le competenze e le prerogative previste dalla Costituzione", si legge ancora.
Nel merito, la critica dei governatori si concentra quindi sull'articolo 2, là dove prevede che l'Organismo ministeriale di verifica e controllo "possa accedere presso le Aziende sanitarie, scavalcando le Regioni, anche avvalendosi dei Carabinieri". Questo per le Regioni deve essere un argine invalicabile: "Lo Stato controlla le Regioni, le Regioni controllano le Aziende sanitarie e si confrontano con il livello ministeriale" scrivono chiaro e tondo. Invece così com'è il decreto "presenta dei profili di illegittimità costituzionale" e va riscritto nel "rispetto delle rispettive competenze".
Le opposizioni chiedono di ritirare il decreto
"Doveva essere il decreto che risolveva il tragico problema delle liste d'attesa nella sanità pubblica. È diventato il decreto che le regioni bocciano perché è vuoto e privo di risorse e su cui si spacca la maggioranza, con la Lega che presenta emendamenti che vogliono cancellare intere parti del testo. Mentre infatti questo governo da una parte sventola la bandiera dell'autonomia differenziata che cristallizza le differenze tra regioni più ricche e più povere, dall'altra presenta un decreto che accentra i poteri e le regole sulle liste d'attesa, senza metterci un euro. Davvero un bel capolavoro che certifica l'ennesimo fallimento del governo", ha commentato la segretaria del Pd Elly Schlein.
"Mentre la presidente del Consiglio è attivissima in queste ore sul dossier della corsa al riarmo, i cittadini rimangono in fila nei pronto-soccorso, per gli esami, per le visite. Vi ricordate la propaganda prima delle europee sul provvedimento per abbattere le liste d'attesa? Passato il voto, gli slogan si schiantano contro la realtà, denunciata ora anche dalle Regioni, molte di centrodestra: non ci sono finanziamenti e risorse vere per abbattere le liste di attesa nei provvedimenti del governo Meloni. Il programma è chiaro: il diritto alla salute può attendere, si metta in coda", ha scritto su X il leader M5s Giuseppe Conte.
"La bocciatura della conferenza delle Regioni al decreto ‘liste d'attesa' è grave e smonta la propaganda del governo. Un provvedimento parziale, che non avrebbe risolto assolutamente i problemi della sanità italiana è stato giustamente rispedito al mittente dalle Regioni. Regioni governate in prevalenza dal centrodestra. Una doppia bocciatura quindi. Un provvedimento elettorale nato male e finito peggio. Il ministro Schillaci ne prenda atto e ritiri il provvedimento", ha detto il capogruppo dell'Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di palazzo Madama.
"La sonora bocciatura del decreto Liste d'attesa da parte delle Regioni, la stragrande maggioranza delle quali governate dal Centrodestra, fa venire tutti i nodi al pettine. Fin da subito abbiamo detto che questo provvedimento, approvato strumentalmente a pochi giorni dalle elezioni Europee, non sarebbe servito a niente, ma il Governo, come suo solito, ha fatto orecchie da mercante. Il tempo è galantuomo. Siamo davanti a una palese sfiducia del ministro Schillaci, che ora deve trarne le conclusioni. Troveremmo singolare se ora la maggioranza decidesse di portare avanti il decreto come se nulla fosse. Facciano l'unica cosa possibile: lo ritirino e inizino a occuparsi di sanità in modo serio, non con la sterile propaganda usata finora", si legge in una nota il capogruppo del M5S in commissione Affari sociali alla Camera Andrea Quartini.