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Le proposte di Calenda per riaprire tutto entro il 15 maggio: “Il Paese non tiene più”

Carlo Calenda propone di programmare una riapertura totale del Paese, rispettando però 5 condizioni. Il piano prevede la vaccinazione di “chi rischia di più con almeno una dose: sono gli over 70 e tutti i soggetti identificati come vulnerabili dal piano vaccinale del Governo. Sappiamo che la somministrazione anche di una sola dose aumenta significativamente la protezione dall’infezione e dalle sue conseguenze più gravi”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il leader di Azione Carlo Calenda propone un piano per riaprire tutte le attività entro il 15 maggio. Ma a cinque condizioni. In un video l'ex ministro spiega la sua idea per una ripartenza totale del Paese. "Azione non ha mai preso posizione su aperture e chiusure limitandosi a obbedire alle decisioni dei Governi Conte e Draghi. Riteniamo però che ora sia giunto il momento di programmare una riapertura totale delle attività, dandosi un obiettivo coerente con la capacità vaccinale. Il Paese non tiene più. Stiamo arrivando oltre la soglia di tenuta sociale".

Lo dimostrano i dati sull'occupazione e sulla crisi di imprese, artigiani e commercianti – 1 milione di posti di lavoro persi e ulteriori 300mila imprese sono a rischio – oltre che le proteste che sono state organizzate in diverse città. E per ristorare partite IVA, lavoratori dipendenti e persone in condizione di povertà servirebbero oggi circa 50 miliardi al mese, "un carico mai sostenuto e che comunque non riusciremo a sostenere per mesi".

"L'Italia però può riaprire il 15 maggio rispettando cinque precise condizioni". Il programma sarebbe quello di somministrare almeno la prima dose a tutti i soggetti fragili. Perché realisticamente attendere che tutta la popolazione sia vaccinata con doppia dose significa far ripartire tutte le attività a fine anno.

Per Calenda "la soglia minima è mettere in sicurezza chi rischia di più con almeno una dose: sono gli over 70 e tutti i soggetti identificati come vulnerabili dal piano vaccinale del Governo. Sappiamo che la somministrazione anche di una sola dose aumenta significativamente la protezione dall'infezione e dalle sue conseguenze più gravi. Parliamo di circa 11 milioni di persone ancora in attesa di vaccinazione. Nel mese di aprile arriveranno 8 milioni di dosi, entro giugno dovrebbero arrivarne 52. L'obiettivo dunque è quello di vaccinare tutti i soggetti a rischio con almeno una dose, oltre a garantire gli slot di prenotazione per chi deve fare la seconda fase, circa 3 milioni di persone".

Con una media di 350mila inoculazioni al giorno si riusciranno a utilizzare tutte le 8 milioni di dosi in arrivo ad aprile. A quel punto, spiega Calenda, resterebbero 6 milioni di persone da vaccinare, che potrebbero essere immunizzate nelle prime due settimane di maggio, "con una media di 450mila somministrazioni al giorno". A quel punto sarebbe possibile riaprire tutto, con un rischio accettabile.

Le 5 condizioni per realizzare il piano

Affinché questo si realizzi "serve una radicale strategia di contenimento delle infezioni per riportare le terapie intensive e i contagi a parametri accettabili (100 contagi ogni 100.000 abitanti e 30% di occupazione delle terapie intensive)", spiega Calenda. Poi è fondamentale "che il Governo gestisca l'approvvigionamento dei vaccini alle Regioni e condizioni tassativamente le forniture alla sola vaccinazione delle categorie identificate perché non un vaccino deve andare a soggetti non inclusi".

Per l'ex ministro dello Sviluppo Economico inoltre "va rafforzata la cintura di protezione costituito da tracciamento, tamponi, terapie subintensive e intensive" e infine "è fondamentale lo sviluppo massiccio della capacità di fare tamponi molecolari collegato a un sistema di green pass". Perché, spiega il leader di Azione, ci sono forti dubbi sulla capacità dei tamponi antigenici di individuare le varianti. Inoltre, nel confronto con gli altri Paesi, la nostra capacità di effettuare tamponi molecolari risulta bassissima.

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