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Pensioni

Cosa farà il governo Meloni sulle pensioni: le ipotesi di riforma da Opzione Uomo a Quota 41

Il centrodestra si prepara a governare e sa di dover sciogliere il nodo pensioni, preparandosi al dopo Quota 102 evitando il ritorno alla Fornero. Ci sono diverse proposte in campo, da Opzione Uomo a Quota 41.
A cura di Tommaso Coluzzi
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L'anno sta finendo e si torna a parlare insistentemente di pensioni. È in corso un cambio di governo – con Meloni pronta a raccogliere il testimone di Draghi – e l'attenzione di chi è prossimo a lasciare il lavoro si concentra sulle proposte politiche sulle pensioni. Sono state oggetto di campagna elettorale, soprattutto da parte di alcuni partiti come la Lega, ma è arrivato il momento di capire quali misure metterà in campo il centrodestra per riformare le pensioni ed evitare il ritorno alla legge Fornero. Si è parlato di tante ipotesi, da Quota 41 a Opzione Uomo. Vediamole una alla volta cercando di capire – nel limite del possibile, visto che molte non sono proposte nero su bianco – come funzionerebbero e a chi converrebbero.

Come cambierebbero le pensioni con Quota 41

Quota 41 è la proposta bandiera della Lega. In sostanza permette a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi versati, a prescindere dall'età anagrafica. Oltre a piacere al Carroccio, che la porta avanti ormai da anni, ha l'appoggio dei sindacati. Parliamo di una misura che costerebbe una decina di miliardi, visto che lo scivolo non sarebbe così penalizzante come altre proposte.

Opzione Uomo è la proposta di Meloni sulle pensioni

Opzione Uomo è la proposta che sta considerando Giorgia Meloni. Sarebbe l'equivalente di Opzione Donna, che esiste da anni – sarà prolungato – e che permette di andare in pensione con 35 anni di contributi, 58 anni di età (59 per le autonome) e il ricalcolo dell'assegno con il contributivo al 100%. Secondo le stime si parla di una perdita tra il 13% e il 30% sull'importo dell'assegno. Per gli uomini, però, sarebbe difficile pensare di poter far partire l'opzione già dai 58 anni. Più probabile, nel caso, che si vada verso i 61 o 62 anni.

La flessibilità in uscita

La proposta di Walter Rizzetto, di Fratelli d'Italia, sulle pensioni è ancora diversa: flessibilità in uscita per tutti con 62 anni di età e 35 di contributi. Andando in pensione prima c'è una penalità sulla parte retributiva dell'assegno – parliamo di circa l'8% – per i primi quattro anni, ovvero fino a 66 anni.

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