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Elezioni politiche 2022

Le proposte dei partiti contro il caro energia, dal tetto al prezzo del gas al ritorno del nucleare

Dal tetto al prezzo del gas al nucleare, passando per rigassificatori, investimenti in rinnovabili e tassazioni maggiori sugli extra-profitti. Ecco le proposte dei partiti per far fronte all’emergenza energetica.
A cura di Annalisa Girardi
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Con il prezzo del gas ancora alle stelle, la questione energetica si impone al centro del dibattito della campagna elettorale a un mese dal voto. Il caro prezzi e la crisi dell'energia sono stati temi centrali nel confronto tra i leader al Meeting di Rimini e hanno poi continuato a dominare la discussione anche nei giorni successivi. Il governo intanto è al lavoro per un piano di contenimento delle bollette, che dovrebbe essere presentato nei prossimi giorni. Ma vediamo intanto quali sono le posizioni dei partiti in tema energetico, dal tetto europeo al prezzo del gas al ritorno del nucleare.

Il tetto al prezzo del gas

Partiamo dall'unica proposta condivisa su tutti i fronti. Quella del price cup a livello europei. Una posizione sostenuta già nei mesi scorsi dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ora la rilancia durante la campagna elettorale per il suo nuovo partito, Impegno Civico, pur chiedendo che sia l'attuale governo ad occuparsene, senza aspettare l'autunno. Dal centrodestra, sia la Lega che Fratelli d'Italia si dicono d'accordo con il tetto al prezzo del gas, ma insistono affinché questo sia esclusivamente europeo. Altrimenti, dicono, l'Italia rischia di trovarsi in una posizione svantaggiata sul mercato.

Se tutte le parti sono d'accordo sul fatto che serva un tetto al prezzo del gas, ci sono comunque dei distinguo. Enrico Letta, ad esempio, punta tutto sull'idea dei "prezzi dell'energia amministrati per 12 mesi", anche senza aspettare Bruxelles. C'è infatti anche la possibilità che a livello europeo non si riesca a raggiungere un accordo sul price cup, e in quel caso il nostro Paese dovrebbe comunque pensare a una soluzione per far fronte all'aumento dei prezzi. Che nel frattempo sta mettendo in ginocchio moltissime imprese.

Il ritorno al nucleare

Una soluzione che per Matteo Salvini è il ritorno del nucleare. Se è fondamentale porre dei limiti ai prezzi, per il leader della Lega è comunque fondamentale tornare a produrre energia nucleare. "Se l'Italia vuole essere indipendente dal punto di vista energetico non può essere l'unico grande Paese a dire di no alle centrali pulite", dice. Idea condivisa anche da Forza Italia. Nel programma comune di centrodestra, del resto, si parla di un "ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro".

Una posizione che però sarebbe condivisa anche dal terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che si dicono a favore di un "mix di generazione, che includa rinnovabili e nucleare" con orizzonte al 2050. Sia il Partito democratico che il Movimento Cinque Stelle si sono invece sempre espressi contrariamente al nucleare, sottolineando che l'Italia abbia già preso posizione in merito con ben due referendum.

L'investimento nelle rinnovabili

A dare più spazio all'investimento nelle energie rinnovabili nel proprio programma elettorale è sicuramente l'alleanza tra Verdi e Sinistra, che fanno del contrasto all'emergenza climatica un vero e proprio pilastro del loro programma elettorale. Per la piena transizione ecologica, il taglio delle emissioni e il passaggio alle rinnovabili si sono espressi anche dem e pentastellati. Il centrodestra, da parte sua, ha sempre sostenuto la necessità di non far pagare il prezzo della transizione alle imprese. Ad esempio, sullo stop alla vendita di auto a benzina diesel entro il 2035, Salvini aveva detto: "Mettere fuori legge le auto a benzina e diesel per passare all’elettrico è un regalo alla Cina e quindi voteremo assolutamente contro perché è il massacro dell’industria italiana".

Il dibattito sui rigassificatori

Renzi e Calenda, si dicono anche d'accordo per un "aumento degli investimenti in energie rinnovabili, rafforzamento della diversificazione degli approvvigionamenti per ridurre la dipendenza dal gas russo e la realizzazione di impianti di rigassificazione nel quadro di una strategia nazionale di transizione ecologica virtuosa e sostenibile". Se sul termovalorizzatore di Roma il M5s ha aperto una crisi di governo, ora la polemica politica è tutta sul rigassificatore di Piombino.

La questione degli extraprofitti

Infine, c'è la questione della tassazione sugli extra-profitti delle aziende energetiche. Una strada su cui ha insistito anche lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi. Al di là delle difficoltà oggettive, con tante aziende che non hanno versato quanto dovuto, il Pd si è detto favorevole a prorogare ed espandere il contributo sui guadagni extra che le imprese energetiche hanno incassato in questi mesi. E con quella somma, finanziare i tagli in bolletta per i cittadini. Anche su questo punto sono sulla stessa lunghezza d'onda i Cinque Stelle, che spingono il governo a intervenire contro le imprese "che hanno speculato e si sono arricchite durante l'emergenza".

Insomma, l'emergenza energetica sta entrando nel pieno del dibattito politico in vista delle elezioni. Per ora nessun partito parla di razionamenti, comprensibile durante la campagna elettorale: ma è anche vero che questa potrebbe essere un'opzione inserita nel piano del governo, se la crisi dovesse aggravarsi. E intanto Calenda torna a chiedere un time-out agli altri leader in modo da prendere tutti insieme un impegno per affrontare questa emergenza.

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