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Le promesse di Salvini: la reintroduzione della leva obbligatoria costerebbe 15 miliardi

Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha proposto la reintroduzione della leva obbligatoria per un periodo di 6-8 mesi. Berlusconi non è d’accordo, ma oltretutto anche questa ennesima promessa elettorale è di fatto irrealizzabile: costerebbe 15 miliardi e non ci sono risorse.
A cura di Charlotte Matteini
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Il leader della Lega, Matteo Salvini, vuole il ritorno della leva militare obbligatoria. Qualche giorno fa, a margine di un incontro organizzato dalle Associazioni nazionali Alpini, Bersaglieri e del Fante proprio allo scopo di promuovere il reinserimento del servizio militare universale obbligatorio, Salvini ha dichiarato: "Sì, penso che di fronte a rigurgiti razzisti e alla minaccia del terrorismo un esercito di leva sia meglio per la democrazia", annunciando la predisposizione di un provvedimento di legge "che reintroduca il servizio di leva su base regionale per sei mesi. Farebbe il bene di tante ragazze e ragazzi. Se si vuole i soldi si trovano. Non credo nel solo servizio civile, perché se uno vuole oggi ha mille possibilità. Quindi meglio un obbligo di 6-8 mesi, per ragazzi e ragazze che potranno scegliere se farlo civile o militare. Molti Stati che hanno disarmato ora stanno tornando sui propri passi".

La nuova promessa di Salvini, che ben poco ha di nuovo perché nel corso degli anni la proposta è già stata annunciata svariate volte, non è stata ben accolta dall'alleato Silvio Berlusconi: "Sono contrario al ritorno della leva militare. Nel programma del centrodestra non ne abbiamo parlato", ha replicato l'ex Cavaliere, frenando per l'ennesima volta Salvini. Nel corso della mattinata, il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha bollato la proposta come irrealizzabile e ha spiegato al leader della Lega che la reintroduzione della leva militare obbligatoria sarebbe anche inutile: "La leva obbligatoria? Ha avuto una sua funzione storica, ma oggi non è più utile al Paese. Forse Salvini non ha considerato che cosa deve fare la Difesa e cosa fanno le forze armate oggi".

La proposta di Matteo Salvini è realmente realizzabile oppure fa parte di quelle tante promesse elettorali senza né capo e né coda? Il ministro Pinotti ha già parzialmente risposto a questa domanda, ma la leva obbligatoria non solo avrebbe dei costi insostenibili per la Difesa, ma sarebbe anche di fatto poco utile rispetto allo scopo sbandierato dal leader del Carroccio.

Cos'era la leva obbligatoria e come funzionava

La leva obbligatoria, detta anche "naja", altro non era che il servizio militare obbligatorio che tutti i cittadini italiani erano tenuti a svolgere al compimento del diciottesimo anno di età. Una volta ricevuta la cosiddetta "chiamata alle armi" tramite cartolina-precetto, gli uomini maggiorenni erano tenuti a presentarsi presso il distretto militare competente per sottoporsi alla visita medica di leva. In caso di idoneità, erano tenuti a svolgere il servizio obbligatorio – salvo cause di forza maggiore, dovute a motivi di studio, famigliari o di lavoro – ed erano solitamente affidati a incarichi di impiego nei servizi di approvvigionamento, logistica oppure di servizio.

Nel 1972 vennero introdotti il diritto all'obiezione di coscienza e il servizio civile obbligatorio, alternativo e sostitutivo a quello militare per gli idonei al servizio di leva intenzionati a non rispondere alla chiamata di leva per motivi ideologici o religiosi. Generalmente il periodo di leva obbligatoria aveva una durata compresa tra i 9 e i 12 mesi, il personale militare di leva percepiva una indennità di importo variabile a seconda del corpo di inquadramento e delle funzioni svolte e il periodo era valido ai fini pensionistici. Il servizio militare obbligatorio è sospeso dal 2005 e potrebbe essere ripristinato, per alcune specifiche classi, qualora venga deliberato lo stato di guerra, ai sensi dell'art. 78 della Costituzione, oppure in caso di gravissime crisi internazionali in cui l'Italia sia coinvolta direttamente o in ragione della sua appartenenza a una organizzazione internazionali. Permane l'arruolamento volontario, permesso anche alle donne dal 1999.

Quanto costerebbe la reintroduzione della leva obbligatoria

Ebbene sì, la reintroduzione della leva militare obbligatoria ha un costo, a meno di non voler obbligare i giovani italiani a lavorare gratis per lo Stato per almeno mezzo anno. Come anticipato, infatti, in passato i militari di leva erano sì obbligati a espletare il servizio militare, ma l'impegno garantiva l'erogazione di un'indennità variabile per tutto il periodo di leva, oltre a vitto e alloggio in caserma e al computo dei mesi di servizio militare ai fini pensionistici. Tutto ciò ha un costo, di fatto insostenibile per il bilancio della Difesa: il ripristino della leva obbligatoria costerebbe 15 miliardi di euro all'anno, non proprio "due spicci", come lasciato intendere da Salvini con quel "se si vuole, i soldi si trovano".

Come spiegato dal Generale Carlo Jean, docente di studi strategici presso la facoltà di Scienze Politiche della Luiss di Roma, in un'intervista concessa al Quotidiano Nazionale, ha sostenuto parzialmente l'idea di Salvini, rilevando però una serie di impedimenti di natura economica e tecnica: "Sono d'accordo nel senso di un impiego nella Protezione Civile o per strade sicure. I ragazzi possono essere impegnati senza un addestramento, con costi molto limitati. Penso a reparti formati localmente in modo che la gente vada a casa a dormire e non in caserma. Questo per ridurre i costi, che altrimenti sarebbero insostebili". 

In sostanza, secondo il Generale Jean, l'unica ipotesi percorribile sarebbe quella di una leva civile-militare a metà, senza vita da caserma e senza addestramento: "La leva avrebbe costi che finirebbero per erodere completamente le cifre disponibili per gli ammodernamenti e per lo sviluppo tecnologico. Per sei mesi, una parte notevole del personale in servizio permanente o prolungato dovrebbe essere impiegata per l'addestramento di questi giovani. Vorrebbe dire una forza bilanciata di 250mila persone all'anno che assolutamente assorbirebbe le disponibilità prevedibili per il bilancio della Difesa. Dovrebbe essere grosso modo raddoppiato per non incidere sulle spese per l'ammodernamento, che sono troppo ridotte. Il bilancio dovrebbe essere portato da 15 a 30 miliardi di euro. Quindici miliardi dove si trovano? In Italia abbiamo il laccio al collo del debito pubblico che ci permette solo le spese di immediata utilizzazione. Deve inoltre essere chiaro a tutti che un servizio di sei mesi non è in condizione di formare un combattente". 

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