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Le previsioni economiche dell’Ocse: in Italia Pil al +0,7% nel 2024, l’Eurozona si ferma al +0,6%

L’Ocse ha pubblicato le sue stime sulla crescita globale per il 2024 e il 2025, facendo anche il punto sui livelli di inflazione e sulle tensioni geopolitiche che continuano a pesare sulla stabilità finanziaria. Ecco le previsioni per il Pil mondiale, per quello dell’Eurozona e quello italiano,
A cura di Annalisa Girardi
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L'Ocse, l‘Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha pubblicato le sue previsioni economiche per il 2024 e il 2025. Quest'anno il Pil mondiale dovrebbe fermarsi al 2,9%, contro il 3,1% registrato nel 2023, per poi comunque risalire al 3% nel 2025. Il report – intitolato "Rafforzare le basi per la crescita" – sottolinea come non tutti i Paesi, però, vadano alla stessa velocità: "La crescita globale si è dimostrata resistente nel 2023, con un calo dell'inflazione più rapido del previsto. I risultati sono stati diversi a seconda dei Paesi, con una forte crescita negli Stati Uniti e in molte economie dei mercati emergenti compensata da un rallentamento nella maggior parte dei Paesi europei", scrivono gli economisti dell'Ocse.

Per poi aggiungere: "Gli indicatori recenti segnalano una certa moderazione della crescita, con gli effetti dell'inasprimento delle condizioni finanziarie che continuano a manifestarsi nei mercati del credito e degli alloggi e con il commercio globale che rimane contenuto. Gli attacchi alle navi nel Mar Rosso hanno fatto aumentare notevolmente i costi di spedizione e allungato i tempi di consegna, interrompendo i programmi di produzione e aumentando la pressione sui prezzi".

Per quanto riguarda l'Italia, l'Ocse conferma le stime dello scorso novembre: quest'anno il Pil dovrebbe crescere dello 0,7%, per poi vedere un'accelerazione all'1,2% nel 2025. "Il nostro suggerimento all'Italia, che è valido per tutte le economia avanzate ma in particolare nel suo caso dato l'elevato debito pubblico, è quello di pensare alle prospettive di crescita sul medio e sul lungo termine, anche in considerazione della necessità" di mantenere il controllo sulla sostenibilità dei conti nel contesto demografico di invecchiamento della popolazione, ha affermato la capo economista dell'Ocse, Clare Lombardelli, in conferenza stampa.

Sono state riviste a ribasso, invece, le previsioni sull'Eurozona: nel 2024 il Pil si fermerà allo 0,6% (0,3 punti percentuali in meno rispetto a novembre), mentre il prossimo anno si assisterà a un rimbalzo che sarà comunque più contenuto di quanto atteso nei mesi scorsi, cioè all'1,3% contro l'1,5% stimato lo scorso novembre. Dati particolarmente negativi sono stati registrati in Germania, che passa da un -0,1% del 2023 al +0,3% nel 2024 (comunque 0,3 punti percentuali in meno da novembre) e all'1,1% nel 2025. Numeri a ribasso anche in Francia, dove il Pil si arresterà allo 0,6% nel 2024 e crescerà all'1,2% il prossimo anno.

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Per quanto riguarda l'inflazione, nell'Eurozona questo valore dovrebbe attestarsi al 2,6% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. L'anno scorso era invece al 5,4%. Anche in questo caso le stime sono state riviste al ribasso dello 0,3% per quest'anno e dello 0,1% per il 2025. "L'inflazione tornerà all'obiettivo nella maggior parte dei Paesi del G20 entro la fine del 2025. L'inflazione globale nelle economie del G20 dovrebbe scendere dal 6,6% nel 2024 al 3,8% nel 2025, mentre l'inflazione di fondo nelle economie avanzate del G20 dovrebbe scendere al 2,5% nel 2024 e al 2,1% nel 2025", scrivono gli economisti dell'Ocse.

Che poi precisano come sia però "troppo presto per essere certi che le pressioni di fondo sui prezzi siano completamente contenute". E aggiungono: "Le condizioni del mercato del lavoro sono diventate più equilibrate, ma la crescita del costo unitario del lavoro rimane generalmente al di sopra dei tassi compatibili con gli obiettivi di inflazione a medio termine". Inoltre, "le forti tensioni geopolitiche rappresentano un rischio significativo a breve termine per l'attività e l'inflazione, in particolare se il conflitto in Medio Oriente dovesse perturbare i mercati dell'energia. Il persistere di pressioni sui prezzi dei servizi potrebbe inoltre generare sorprese al rialzo sull'inflazione e innescare un riprezzamento dei mercati finanziari in seguito alla rivalutazione delle aspettative di allentamento della politica monetaria. La crescita potrebbe anche essere più debole del previsto se gli effetti persistenti dei passati aumenti dei tassi di policy fossero più forti del previsto".

Per tutte queste ragioni, "la politica monetaria deve rimanere prudente per assicurare che le pressioni inflazionistiche sottostanti siano contenute in modo duraturo. Esiste la possibilità di abbassare i tassi di interesse di riferimento quando l'inflazione diminuisce, ma l'orientamento politico dovrebbe rimanere restrittivo nella maggior parte delle principali economie ancora per qualche tempo". In altre parole, secondo l'Ocse i tassi di interessi dovrebbero restare elevati ancora per un po'.

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