Le Ong sono lontane dal Mediterraneo, ma gli sbarchi aumentano. Governo insiste: “Sono pull factor”
Dall'inizio dell'anno fino al 23 febbraio, secondo i dati del ministero dell'Interno, sono oltre 13mila i migranti sbarcati sulle coste italiane, quasi triplicati, rispetto allo stesso intervallo del 2022. Dall'insediamento del governo Meloni, gli sbarchi hanno superato quota 40mila, raddoppiando i 20mila del corrispettivo lasso di tempo degli anni precedenti.
Come noto, nei suoi primi mesi di vita, il governo ha concentrato la sua strategia in fatto di immigrazione soprattutto sull'attività di contrasto alle ong. Dall'inizio del 2023 è in vigore un nuovo decreto, che stringe le maglie e rende più difficili i salvataggi in mare, per le navi delle organizzazioni non governative. In parallelo, il Viminale ha varato una strategia che prevede l'assegnazione di porti di sbarco nel Centro e Nord Italia, per le imbarcazioni umanitarie che trasportano naufraghi del Mediterraneo, con l'evidente scopo di costringerle a giorni di navigazione e tenerle il più possibile lontane dalla zona Sar.
Le smentite sul pull factor
Le decisioni dell'esecutivo si basano sull'assunto che la presenza in mare delle Ong agisca da pull factor, cioè costituisca un incentivo per i migranti, a partire dalle coste del Nord Africa, nella convinzione di ottenere un passaggio "facile" da parte delle navi delle organizzazioni non governative, se non addirittura concordato con gli scafisti. Per sostenere questa linea, la maggioranza ha fatto più volte riferimento a un misterioso documento riservato di Frontex – l'agenzia europea della guardia di frontiera – dell'autunno 2022, di cui sono state disponibili solo alcune anticipazioni di stampa.
La teoria del pull factor però è smentita da altri documenti della stessa Frontex e da diversi studi indipendenti, che hanno dimostrato come il numero di partenze dalle coste africane non sia correlato alla presenza o meno delle ong nel Mediterraneo, ma semmai con altri fattori, a cominciare dalle condizioni meteorologiche.
Questa tesi sembra confermata anche dai dati delle ultime settimane. Secondo i calcoli del ricercatore Matteo Villa, la percentuale di salvataggi da parte delle ong è calata dal sedici all'otto percento. Eppure, il boom degli arrivi prosegue, con centinaia di persone trasportate negli ultimi giorni, dalle navi della marina e della guardia costiera all'hotspot di Lampedusa, che registra costantemente ben oltre la capienza massima consentita.
Il 23 febbraio, in un'intervista al Giornale, il ministro dell'Interno Piantedosi ha provato a difendere la strategia del governo affermando che grazie alla collaborazione con Tunisia e Libia, dal 1 novembre ad oggi, è stato scongiurato l'arrivo di circa 22 mila migranti.
Ai microfoni di Fanpage.it, il sottosegretario leghista al Viminale Nicola Molteni ha continuato a sostenere la teoria del pull factor e la stretta sull'attività delle navi umanitarie, anche a dispetto dei numeri. "Un governo serio e uno Stato sovrano non delega soggetti privati stranieri il controllo delle frontiere", ha detto Molteni, dopo l'approvazione definitiva del decreto ong in Senato.
Il sottosegretario ha replicato a chi accusa il governo di essersi concentrato su un aspetto marginale, rispetto ai veri temi di gestione dei flussi migratori: "I fenomeni sono fenomeni vari ed è il motivo per cui il governo è impegnato anche in sede comunitaria per bloccare le partenze. Affinché ci siano meno morti in mare e meno sbarchi, con accordi bilaterali di partenariato coi Paesi di partenza e di transito". Infine Molteni ha annunciato l'imminente varo di un nuovo decreto, "che vada a toccare in maniera molto più complessiva il tema dell'immigrazione, non solo il traffico e il flusso dei migranti, ma anche la gestione delle politiche migratorie".