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Le multinazionali estere in Italia? Pagano meglio ed investono di più

Resta sostanzialmente invariato negli anni l’apporto delle multinazionali estere all’economia del nostro Paese. Aziende più grandi, più stabili e che pagano molto meglio di quelle “a controllo nazionale”…
A cura di Redazione
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Qualche mese fa vi abbiamo rendicontato sul piano del Governo per “convincere” gli investitori esteri ad aumentare la loro presenza in Italia, sottolineando pure la discutibilissima scelta di premiare con una mancetta aziende che hanno un volume d’affari gigantesco e fatturati a 9 cifre. Ora sono i dati Istat a rilevare come sostanzialmente in questi ultimi anni il “contributo delle multinazionali estere ai principali aggregati economici nazionali dell’industria e dei servizi risulta sostanzialmente invariato”, sia per quel che concerne il numero di addetti che la quota di fatturato.

Come si legge nel report sulla struttura e le attività delle multinazionali estere operanti in Italia, i dati del 2012 testimoniano che rispetto all’anno precedenti le cifre si siano consolidate:

Nel 2012 risultano attive in Italia 13.328 imprese a controllo estero (-1,5% rispetto al 2011) che occupano circa 1,2 milioni di addetti (-0,8%). Al netto delle attività finanziarie e assicurative, le multinazionali estere conseguono un fatturato di oltre 505 miliardi di euro (+3,0% rispetto al 2011), un valore aggiunto di 93 miliardi di euro (-4,2%) e oltre 12 miliardi di investimenti (-11,0%) (Tavola 1). L’evoluzione delle principali variabili economiche per le controllate estere in Italia risulta sostanzialmente in linea con quella rilevata nel periodo 2011-2012 per il complesso delle imprese dell’industria e dei servizi. Di conseguenza, il contributo delle multinazionali estere ai principali aggregati economici nazionali resta sostanzialmente invariato: 7,1% degli addetti, 16,6% del fatturato, il 13,5% del valore aggiunto e il 13,3% degli investimenti

Il ruolo delle multinazionali è però fondamentale per quel che concerne la spesa per ricerca e sviluppo (il 23,6% del totale) e soprattutto la bilancia commerciale, “con quote pari al 25,9% per le esportazioni e al 45,1% per le importazioni”. Ma i dati rilevati dall’Istat dicono anche molto sul rapporto fra produttività e redditività, fotografando l’impietosa situazione delle aziende a “controllo nazionale”. Per quel che concerne i livelli di produttività del lavoro, si registra una netta superiorità delle grandi aziende a controllo estero (con un differenziale che scende solo per le imprese omogenee da un punto di vista dimensionale con oltre 250 addetti): “Il valore aggiunto per addetto del sistema delle grandi imprese a controllo estero è pari a 70.500 euro, rispetto ai 59.600 euro di quelle a controllo nazionale”.

Ad una maggiore produttività fa da contraltare una minore redditività, con le aziende a controllo nazionale che ottengono risultati migliori di circa un punto percentuale. A fare la differenza è il costo unitario del lavoro: ogni addetto costa in media alle multinazionali 47mila euro, contro i 31mila di quelle a controllo nazionali.

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