video suggerito
video suggerito

Le mafie vogliono mettere le mani sul Pnrr: lo sostiene la Dia

La relazione della DIA (Direzione investigativa antimafia) sul secondo semestre del 2020 rivela che il prossimo obiettivo delle organizzazioni mafiose potrebbe essere il Pnrr. I fondi in arrivo per l’Italia, infatti, potrebbero essere intercettati dai clan grazie alle loro capacità imprenditoriali e poi utilizzati per offrire aiuto a persone e imprese colpite dalla crisi economica causata dal Covid.
A cura di Giuseppe Pastore
72 CONDIVISIONI
Immagine

Le mafie sarebbero pronte a mettere le mani sui fondi del Pnrr in arrivo per l'Italia. È l'allarme che la Direzione investigativa antimafia (DIA) lancia nella relazione sul secondo semestre del 2020 presentata al Parlamento. I finanziamenti pubblici ottenuti dal governo per far fronte alla crisi da Covid-19 sono nel mirino dei clan che sarebbero interessati ad utilizzarli per fornire sostegno alle categorie economicamente più colpite dalle conseguenze economiche della pandemia. La tendenza delle organizzazioni mafiose ad infiltrarsi nel tessuto economico e sociale era già nota prima dell'arrivo del virus, ma la pandemia non ha fatto altro che accelerare questo processo. Si tratta di una metamorfosi che conduce la criminalità organizzata ad abbandonare l'uso della violenza e ad adottare politiche di infiltrazione nell'economia legale che, in un periodo di crisi come questo, consentono di rilevare a basso costo le imprese in difficoltà e di intercettare le risorse pubbliche in arrivo. A dimostrazione di questo cambiamento, ci sono i dati che la DIA riporta nella sua relazione e che rivelano come, rispetto ad un anno fa, si registri una crescita evidente di delitti legati alla gestione illecita dell'imprenditoria, alle infiltrazioni in alcuni settori produttivi e all'intercettazione di fondi pubblici.

Imprese e finanziamenti pubblici nel mirino delle mafie

Privati e aziende sono potenziali vittime delle rinnovate strategie dei clan che, ricorrendo a risorse economiche acquisite illecitamente, offrono aiuto a cittadini e imprenditori colpiti dalla crisi. La relazione semestrale della DIA, inoltre, evidenzia una differenza di approccio delle cosche tra il nord e il sud del Paese. Nelle regioni del nord, infatti, il bersaglio principale delle organizzazioni criminali sarebbero le imprese private sfruttate dai clan per attività di riciclaggio di denaro. Al sud, invece, l'attenzione delle cosche sarebbe rivolta ai finanziamenti pubblici stanziati dal governo nell'ultimo anno e mezzo. Nel capitolo della relazione semestrale dedicato alla Calabria, ad esempio, emerge che alcuni esponenti della ‘Ndrangheta, nonostante le risorse economiche di cui già dispongono, non abbiano esitato a ricorrere alla misura del Reddito di cittadinanza o ad altri aiuti economici. Tra questi, anche i buoni spesa Covid: lo scorso anno, infatti, i Carabinieri hanno individuato 135 persone legate in qualche modo ad alcuni esponenti della criminalità calabrese che percepivano indebitamente questi aiuti.

Risposte corali dell'Unione europea per tutelare i fondi del Pnrr

L'interesse dimostrato per i finanziamenti pubblici e per gli aiuti economici stanziati dal governo, allarma la DIA che nell'ultima relazione pone l'accento sul rischio che, nei prossimi mesi, le organizzazioni criminali possano mettere le mani anche sui fondi del Pnrr in arrivo per l'Italia. Per evitare questo scenario, la raccomandazione della Direzione investigativa antimafia è che tutti i paesi europei diano "risposte corali" al concreto allarme di infiltrazioni. Si chiede, in particolare, che gli stati e le istituzioni europee dedichino a questo rischio la stessa attenzione impiegata per fronteggiare la pandemia. La DIA equipara così la crisi sanitaria ed economica all'emergenza rappresentata dalla criminalità perché l'azione dei clan, sempre più ispirata a modelli imprenditoriali, si dirama nel contesto internazionale e sfrutta a proprio favore le disomogeneità legislative che incontra. Per questo, l'auspico della DIA per la lotta ai clan è che si lavori ad una legislazione condivisa e ad una maggiore cooperazione tra organi giudiziari e investigativi dei paesi europei.

72 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views