“Sul voto segreto decide il Parlamento, non Bagnasco”. Ecco, questo è uno dei casi in cui anche il capitan Ovvio di turno merita un applauso. Se poi il Capitan Ovvio è il Presidente del Consiglio e la risposta è all’ennesimo tentativo di ingerenza della Chiesa nelle dinamiche politiche italiane, allora l’applauso diventa standing ovation. Se poi a parlare è il Cardinal Bagnasco, per la Cei, allora, anche se non si dovrebbe, ci si può concedere anche un sorriso di soddisfazione.
Perché, certo, è vero che Renzi abbia detto una ovvietà e che tutto sommato non si sia esposto neppure più di tanto (ma lo blindiamo questo provvedimento o no?), però è altrettanto evidente come il dibattito sulle unioni civili esigesse un minimo di “normalità”. Un punto e a capo, almeno.
Quello cui stiamo assistendo in questi giorni è il festival del delirio, nel metodo della discussione e nel merito delle questioni. Una confusione organizzata del dibattito pubblico, che si somma all’ostruzionismo parlamentare e alla timidezza delle scelte delle forze politiche, e che ha determinato lo scivolamento sul piano della propaganda di una questione che invece attiene ai diritti delle persone e, sì, alla stabilità dei nuclei familiari e, sì, alla salute dei minori.
Ci mancava la Cei col suo augurio “ che la libertà di coscienza su temi fondamentali per la vita della società e delle persone sia, non solo rispettata, ma anche promossa con una votazione a scrutinio segreto”. Non perché Bagnasco non possa liberamente dire ciò che gli pare, anche se sull’opportunità di questa specie di moral suasion ci sarebbe molto da discutere. Ma perché si tratta dell’ennesimo tentativo di “traslare” il dibattito su un altro piano, adombrando operazioni antidemocratiche e irrispettose della libertà dei senatori cattolici, laddove invece a contare è solo il regolamento (e le prerogative del Presidente del Senato).
Ecco, mettere un punto. E fare, ognuno, il proprio lavoro. Nulla di più rivoluzionario in questo Paese.