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Le frasi celebri di Giulio Andreotti

Sono tante le frasi e le battute di Giulio Andreotti diventate famose anche per la loro irriverenza.
A cura di Antonio Palma
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Si è spento oggi all'età di 94 Giulio Andreotti uno dei protagonisti indiscussi della scena politica italiana dal dopoguerra fino ad oltre la Seconda Repubblica. Non gli erano mai piaciuti particolarmente i festeggiamenti e l'euforia per i suoi compleanni e per questo ebbe a dire "Di feste in mio onore ne riparleremo quando compirò cent'anni". Non ce l'ha fatta però il divino Giulio a raggiungere il centenario, ma ha comunque segnato nella sua non breve esistenza la vita politica e sociale italiana. "Non sono pronto. Spero di morire il più tardi possibile. Ma se dovessi morire tra un minuto so che nell'aldilà non sarei chiamato a rispondere né di Pecorelli, né della mafia. Di altre cose sì. Ma su questo ho le carte in regola"  disse una volta a proposito delle accuse a lui rivolte che lo vedevano di volta in volta tra i massoni, la mafia e i poteri occulti sempre a tessere trame segrete. Di tutto si può dire di Andreotti tranne che non abbia saputo eccellere nella difficile arte della politica che comprende anche alcune dichiarazioni celebri al vetriolo nei confronti di avversari politici e non solo.

Dalle famose "A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina" e "Il potere logora chi non ce l'ha" a lui attribuite ma probabilmente citazioni di altri personaggi, alle più andreottiane "In fondo, io sono postumo di me stesso" o "Meglio tirare a campare che tirare le cuoia". Celebri anche i suoi caustici commenti su ricchezza e fortune altrui come "L'umiltà è una virtù stupenda. Ma non quando si esercita nella dichiarazione dei redditi" o ancora "Vi è un genere pericoloso di numismatici: i collezionisti di moneta corrente". Non mancano però nel corso della sua vita uscite infelici che gli procurarono non poche critiche, come quella su Ambrosoli durante un'intervista a Giovani Minoli in cui dichiarò: "Certo è una persona che in termini romaneschi se l'andava cercando". Ma a chi lo criticava Andreotti avvertiva "Io distinguerei i morali dai moralisti, perché molti di coloro che parlano di etica, a forza di discutere non hanno poi il tempo di praticarla".

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