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Le famiglie italiane guadagnano meno oggi di vent’anni fa: lo dice il rapporto Censis

Il reddito pro-capite delle famiglie italiane si è abbassato del 7% negli ultimi vent’anni, la loro ricchezza è calata del 5,5% in dieci anni. La situazione economica, insomma, peggiora, e anche il Pil si è quasi fermato. Intanto, resta alta la percentuale di chi si sente minacciato dalle persone con culture diverse. Sono alcune delle indicazioni del rapporto Censis 2024.
A cura di Luca Pons
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Immagine di repertorio
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Rispetto al 2003, le famiglie in Italia hanno un reddito disponibile pro-capite più basso oggi. Lo indica il rapporto Censis 2024, pubblicato oggi. Si parla di reddito in termini reali, quindi non della quantità di euro ricevuta, ma del potere d'acquisto di quella somma. I redditi a testa si sono alzati, insomma, ma oggi permettono di comprare meno cose che in passato. L'abbassamento è stato del 7% nei vent'anni dal 2003 al 2023. Con dati anche più aggiornati, si può dire che dal 2014 al 2024 è scesa anche la ricchezza netta pro-capite, cioè a testa: -5,5%.

Il rapporto non indica delle motivazioni precise per questo calo, anche se ci sono delle indicazioni su cosa possa essere cambiato. Guardando al 2024, questo potrebbe essere visto "come l’anno dei record", si legge: "Record degli occupati e del turismo estero, ma anche il record della denatalità, del debito pubblico e dell’astensionismo elettorale". Ma in realtà le cose più importanti da tenere in considerazione sono altre. Censis parla di una "sindrome italiana", cioè la "continuità nella medietà, in cui restiamo intrappolati". Una sindrome che "nasconde non poche insidie", dato che "l'85,5% degli italiani ormai è convinto che sia molto difficile salire nella scala sociale".

Anche il Pil ha quasi smesso di crescere

Peraltro la situazione economica complicata viene testimoniata anche dall'andamento del Pil. Crebbe del 117% negli anni tra il 1963 e il 1983, poi del 48% tra il 1983 e il 2003. Negli ultimi vent'anni, invece, tra alti e bassi la crescita complessiva è stata del 5,8%. Guardando al Pil pro capite, questo era quasi raddoppiato negli anni Sessanta e Settanta, cresciuto del 46% negli anni Ottanta e Novanta, e solamente del 3% dal 2003 al 2023.

Un'anomalia da registrare è che mentre il Pil non cresce (si parla dello 0,5% quest'anno) l'occupazione invece aumenta. Rispetto al 2007, è salita del 4,6%. Resta comunque forte la distanza tra il tasso di occupazione in Italia e la media europea, considerando che siamo gli ultimi nell'Ue. Se andassimo al livello medio europeo, gli occupati sarebbero 3,3 milioni in più. In ogni caso, Censis sottolinea che al momento "è alto il rischio che, dopo la vigorosa ripresa post-pandemia, peraltro eccezionalmente sostenuta dall’indebitamento pubblico, le prospettive di crescita dell’Italia si vadano rapidamente annuvolando".

I cittadini devono spendere di più per curarsi

Un capitolo a parte riguarda la sanità e i servizi previdenziali. Dal 2013 al 2023 la spesa pro-capite per la sanità privata è aumentata del 23%, sempre in termini reali. Il 62,1% degli italiani ha dovuto rinviare almeno una volta un appuntamento medico, per esami o visite, a causa delle liste d'attesa troppo lunghe e il costo troppo alto della sanità privata. Il 53,8% ha dovuto usare i propri risparmi per pagarsi una prestazione sanitaria necessaria. Per quanto riguarda le pensioni, il 75,7% degli italiani pensa che quando smetterà di lavorare non avrà un assegno adeguato; una statistica alzata di molto dai giovani, che lo pensano per l'89,8%.

Aumentano i nuovi cittadini, ma anche i crimini di odio

Al di là degli aspetti economici ci sono i dati sociali rilevati dal rapporto Censis, che tocca moltissimi ambiti diversi. Ad esempio, dal sondaggio emerse che il 29,3% degli italiani considera un nemico chi ha una concezione della famiglia diversa da quella tradizionale. Più di uno su cinque (il 21,8%) è addirittura ostile nei confronti di chi professa un'altra religione. Il 57,4% si sente minacciato da chi vuole "radicare" in Italia abitudini e regole diverse dallo stile di vita consolidato, "ad esempio la separazione di uomini e donne negli spazi pubblici o il velo integrale islamico".

Negli ultimi dieci anni "sono stati integrati quasi 1,5 milioni di nuovi cittadini italiani, che prima erano stranieri". Eppure, dal 2015 al 2022 i crimini di odio sono più che raddoppiati: da 555 sono passati a 1.393. "Quelli di natura razzista o xenofoba, che rappresentano la maggioranza, sono quasi triplicati". Infatti, nove anni fa era stati 369, mentre nel 2022 sono stati 1.105.

Scuola, troppi studenti hanno un livello basso di italiano

Infine, Censis sottolinea un dato preoccupante sull'istruzione. Il rapporto parla di "fabbrica degli ignoranti", dato che il livello di conoscenze si abbassa e questo "rende i cittadini più disorientati e vulnerabili". Al termine delle scuole elementari, quasi un alunno su quattro (il 24,5%) non avrebbe il livello sperato di apprendimento della lingua italiana. La percentuale salirebbe al 39,9% dopo le scuole medie, e al 43,5% al termine delle scuole superiori. Negli istituti professionali si arriverebbe addirittura all'80%.

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