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Le dimissioni di Berlusconi e la crisi della politica

Le dimissioni del Presidente del Consiglio all’indomani del riesplodere del caso Ruby Rubacuori e della pubblicazione delle nuove scottanti intercettazioni telefoniche: una scelta sensata secondo molti analisti politici.
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Il riemergere dello scandalo Ruby Rubacuori, o più in generale del caso Bunga Bunga, con i presunti festini nella residenza privata del Presidente del Consiglio cui avrebbero preso parte decine di escort, ha chiaramente conseguenze che vanno ben oltre la sfera giudiziaria. Non vi è dubbio che intorno alle carte processuali, alle intercettazioni, alle indiscrezioni ed alle dichiarazioni fatte più o meno ad arte, si stia giocando una partita decisiva per il futuro della maggioranza parlamentare e probabilmente dell'intero centro – destra italiano.

Il video messaggio di Berlusconi in effetti, oltre a sollevare un polverone sulla sua presunta fidanzata in modo da calamitare una buona fetta dell'interesse dell'opinione pubblica, evidenziava comunque un disagio ed una difficoltà difficili da nascondere anche dietro il "classico" paravento della persecuzione giudiziaria. Sono in molti in effetti a ritenere che, malgrado le smentite di rito e l'apparente fiducia del Cavaliere, la strada delle dimissioni sia lo sbocco più plausibile della vicenda e addirittura c'è chi si spinge ad ipotizzare che si tratterebbe di una scelta "conveniente" per lo stesso capo del Governo. Lo stillicidio di dichiarazioni e di intercettazioni, venuto alla luce tra l'altro dalla documentazione trasmessa dalla Procura di Milano alla Giunta per le Autorizzazioni della Camera con la quale si chiede di perquisire gli uffici del contabile del Presidente del Consiglio (tale Giuseppe Spinelli che aveva negato agli inquirenti l'accesso a "locali della segreteria politica"), si somma dunque alle accuse vere e proprie (concussione e prostituzione minorile) , fornendo un'immagine certamente non lusinghiera circa le abitudine e lo stile di vita del Berlusconi fidanzato, tanto da provocare, nelle ultime ore, persino l'intervento de "L'Avvenire".

Tutto ciò senza dimenticare la difficoltà del Governo, alle prese con una maggioranza parlamentare risicata, con l'ardua ricerca di ulteriori consensi da parte degli esponenti del "gruppo di responsabilità nazionale" e con i conseguenti mal di pancia della Lega Nord, principalmente dovuti alla possibilità di bocciatura del federalismo fiscale (dal momento che ancora incerti sono gli equilibri nelle varie commissioni parlamentari). Insomma un vero e proprio pantano dal quale il leader del Popolo della Libertà  rischia di uscire ulteriormente indebolito, specie se continuerà a tentare di convincere i suoi elettori del fatto che "si tratti semplicemente della vita privata di una persona che non influisce sul suo lavoro, nè sulla sua immagine pubblica". Appare abbastanza evidente infatti che un Presidente del Consiglio con una maggioranza risicata, difficoltà nelle commissioni parlamentare, sottoposto ora dopo ora al fuoco di fila di portali e giornali, nonchè ad azioni giudiziarie di una certa rilevanza, non sia nelle condizioni migliori per governare, nè tantomeno per allargare la propria base di consenso.

E' per tutta questa serie di motivi che anche in ambienti molto vicini al Pdl circola insistentemente l'ipotesi di cambiare radicalmente strategia, rassegnando le dimissioni e portando il Paese ad elezioni anticipate, usando la clava della persecuzione giudiziaria per compattare il proprio fronte ed impostare una campagna elettorale che si annuncia infuocata come non mai. Anche perchè in tal caso si potrebbe contare sulle difficoltà del fronte di opposizione, ancora lontano da una unità di intenti e tenuto insieme al momento solo dalla unanime condanna dei "privati vizi" di Berlusconi, come testimoniato dagli interventi di Bersani – "Il mondo ci guarda, e visto che ce l'ha così intensa, Berlusconi si ritiri a vita privata" – e di Farefuturo che parla di "volgarità imperante e scadimento dei costumi di chi dovrebbe dare l'esempio". Ovviamente tale prospettiva implicherebbe una sorta di "passo indietro" da parte del Cavaliere e non lo metterebbe del tutto al riparo da eventuali "imboscate" da parte di attuali alleati (si pensi solo all'idea di un Governo Tremonti, rigettata finora con forza dal titolare del Dicastero di via XX settembre). Insomma, un quadro ancora confuso ed in divenire, un puzzle che molto probabilmente sarà risolto nelle prossime ore, anche se i tasselli finora sembrano convergere verso la stessa soluzione (non da ultimo la strana "scelta" di favorire indirettamente l'uscita delle intercettazioni con il diniego alla perquisizione negli uffci romani ed il rimando del materiale alla giunta della Camera dei Deputati).

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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