Le consulenze in Arabia Saudita di Matteo Renzi: “Non sono io a violare legge, ma chi mi accusa”
Si torna a parlare di Matteo Renzi e delle sue consulenze all'estero. Nelle ultime ore diverse testate hanno riportato la notizia di un compenso di oltre un milione e centomila euro bonificati al leader di Italia Viva per le sue attività in Arabia Saudita: si tratterebbe, a quanto riportano i giornali, di una segnalazione trasmessa dall'Unità anti-riciclaggio di Bankitalia alla Guardia di finanza. E mentre si infiammano nuovamente le polemiche sui soldi ai politici dai Paesi stranieri, lo stesso Renzi interviene. E mette in chiaro: "Ciascuno può pensarla come crede sull’opportunità di lavorare anche all’estero ma la cosa vera e semplice è che io non violo la legge, chi fa queste uscite contro di me sì. Non sono illegali le mie attività, è illegale l’attività di chi mi attacca".
Tutto sarebbe partito da un bonifico effettuato da Renzi ad un altro conto a suo nome. Un movimento di denaro che, visto l'importo, ha fatto scattare le richieste di chiarimenti. Che sono puntualmente arrivati: il senatore fiorentino ha dichiarato che si trattasse dei corrispettivi ricevuti per le consulenze in Arabia Saudita, emessi da società diverse. Al centro dell'attenzione ci sarebbe una serie di bonifici, ripetuti diverse volte, da parte di Mataiao International; uno da 66.090,10 euro da Founder Future Investment Initiative; e un altro da 570 mila euro dalla Royal Commission for Al Ula. "Pensate che per aver spostato miei soldi regolarmente guadagnati da un conto all’altro – entrambi intestati a me, quello che si chiama giroconto – sono stato oggetto di segnalazioni plurime con l’acquisizione, ancora una volta, del mio conto corrente", ha scritto Renzi nella sua Enews.
Per poi aggiungere: "La pubblicazione di questo materiale viola la legge, il segreto bancario, il segreto istruttorio, la privacy". E ancora, parlando di chi lo accusa: "Fingono di non capirlo perché io sono antipatico. Perché non smercio mascherine asiatiche o ventilatori rotti. Ma la verità è che ciò che faccio io è perfettamente legale, ciò che fanno i miei accusatori è perfettamente illegale. Qualcuno prima o poi si accorgerà di questo scandalo?".
La Procura di Firenze in passato aveva aperto un'indagine al cui centro orbitavano alcune fatture, emesse nel 2019, per delle conferenza tenutesi ad Abu Dhabi. Il sospetto degli inquirenti era che si trattasse di fatture false. Tuttavia la Guardia di finanza aveva dimostrato come si trattasse a tutti gli effetti di pagamenti ricevuti per le prestazioni professionali svolte nel Paese. E la Procura aveva quindi chiesto l'archiviazione. Non per questo, però, si erano fermate le polemiche a livello politico. Il Movimento Cinque Stelle, infatti, aveva in più occasioni sottolineato un problema di conflitto di interessi, affermando di non ritenere etico che un senatore della Repubblica ricevesse denaro da Paesi esteri e presentando una proposta di legge "in materia di conflitto di interessi dei titolari di cariche politiche beneficiari di erogazioni di Stati esteri".