Le conseguenze di una guerra nucleare sarebbero devastanti, l’analisi di Senzatomica
Una guerra nucleare non avrebbe vincitori. La stessa esistenza della vita sulla terra sarebbe messa a rischio, eppure oggi dopo anni dalla fine della Guerra Fredda ci troviamo nuovamente di fronte alla minaccia del conflitto atomico. La Russia di Vladimir Putin ha detto di essere pronta a usare le bombe nucleari nel caso in cui si arrivasse a un'ulteriore escalation del conflitto in Ucraina e Mosca si trovasse a essere minacciata direttamente: parole che hanno subito scatenato la condanna dell'Occidente, riaccendendo al tempo stesso le preoccupazioni per scenari apocalittici. Che continueranno ad essere possibili finché ci saranno armi nucleari. Ne abbiamo parlato con Daniele Santi, presidente della campagna Senzatomica.
"Una guerra nucleare non avrebbe vincitori, significherebbe l'estinzione della vita sul pianeta terra. Se non nell'immediato, negli anni a venire. Ce lo dicono gli effetti che vediamo sulle terze e quarte generazioni di sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, che ad oggi continuano a vivere indicibili sofferenze e morire di malformazioni congenite, leucemie, cancri vari, dovute all'esposizione delle radiazioni", ha raccontato Santi a Fanpage.it, sottolineando la portata devastante che avrebbe l'uso della bomba atomica in tutto il mondo.
Il presidente di Senzatomica ha quindi citato alcuni studi per far comprendere l'effetto di una possibile guerra nucleare: "Alcuni studi, condotti prima di questi folli scenari che viviamo oggi in Europa, su India e Pakistan, entrambe potenze nucleari anche se hanno arsenali decisamente limitati rispetto a Russia e Stati Uniti, ci dicono che se venissero mai usati questi ordigni, presupponiamo una cinquantina, si alzerebbero tante polvere sottili radioattive che nel giro di qualche settimana tutta la biosfera sarebbe offuscata, e poi, sotto forma di pioggia, tutta la vegetazione verrebbe contaminata dalle radiazioni. Così il loro effetto si diffonderebbe velocemente a tutto il pianeta.
E ancora: "Cinquanta armi nucleari, della potenza che abbiamo oggi, basterebbero per sterminare la vita sul nostro pianeta. Oggi in totale ne abbiamo circa 13 mila a disposizione. Ecco l'assurdità del mondo in cui viviamo: abbiamo 13 mila ordigni nucleari a disposizione di 9 potenze". Sulla pagina web della campagna Senzatomica, è possibile consultare alcune mappe che mostrano la presenza degli arsenali nucleari nel mondo: la maggior parte delle bombe atomiche esistenti sono divise tra Russia e Stati Uniti.
Insomma, il mondo è pieno di armi nucleari e la strada verso il disarmo sembra ancora in salita. Nel 2017 una conferenza delle Nazioni Unite ha adottato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW): è entrato in vigore nel gennaio dell'anno scorso, cioè novanta giorni dopo essere stato ratificato da almeno cinquanta Paesi. È un trattato internazionale, legalmente vincolante, che rende illegali le armi nucleari e definisce il percorso verso la loro completa proibizione. Molte organizzazioni non governative, tra cui la rete Ican (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) che ha vinto il Nobel per la pace proprio quell'anno, hanno spinto perché il trattato venisse ratificato da quanti più Paesi possibili. Dei 195 potenziali firmatari (i 193 Stati membri dell'Onu, più Vaticano e Palestina) ben 66 però non hanno nemmeno partecipato ai negoziati, figuriamoci firmato il Trattato. Tra questi ci sono anche tutte e nove le potenze nucleari: Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord.
"L'altro trattato esistente è quello di non proliferazione, ma è in una fase di stallo da decenni. C'è stato un progressivo disarmo, perché siamo passati da 70 mila ordigni nel picco della Guerra Fredda ai 13 mila di oggi, ma siamo comunque a cifre assurde. E si spendono miliardi di dollari per ammodernare gli arsenali nucleari", ha proseguito Santi. Per poi aggiungere: "I Trattati non sono mai stati promossi e sostenuti da parte delle potenze economiche e militari. Ma è l'unico percorso per garantire l'uscita dalla minaccia che stiamo vivendo. Fino a oggi ci è stato detto che proprio la presenza di armi nucleari garantisce la sicurezza, invece quello che sta succedendo in Ucraina ci dimostra che le armi nucleari vengono usate per ricattare. Un'escalation nella retorica c'è già stato, nelle parole che minacciano di usare le armi nucleari, e questo è già estremamente pericoloso".
L'Italia non è una potenza nucleare, però ospita armi nucleari di proprietà degli Stati Uniti. "Si stima che siano circa una quarantina di ordigni, localizzati nelle basi di Aviano e di Ghedi. Questo è un motivo in più per il governo italiano di sedersi al tavolo delle discussioni sui trattati contro le armi nucleari". La prima occasione sarà tra qualche mese, a Vienna, dove si terrà la prima conferenza del Trattato di proibizione delle armi nucleari.
E dove bisognerà discutere, alla luce di quanto sta accadendo in Europa oggi, sulla retorica della deterrenza, raccontata fino ad oggi, secondo cui la presenza di più potenze nucleari ognuna impegnata a non usare armi di questo tipo per prime, impedisse di fatto lo scatenarsi di una guerra atomica. Ma Santi torna a ripetere: "L'unica opzione che abbiamo è l'abolizione totale di queste armi, perché non garantiscono affatto la sicurezza, anzi mettono a repentaglio a sicurezza tutta la specie umana".
E conclude: "Se le armi nucleari venissero usate, le ripercussioni sarebbero globali. Se si usassero davvero le armi nucleari non ci sarebbe più un domani. Bisogna iniziare un percorso di smantellamento di queste armi nucleari, altrimenti mettiamo a rischio la sopravvivenza della specie umana sul pianeta. Non ci sono vincitori nelle guerre nucleari".