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Opinioni

Le amministrative di Milano e l’attesa del tramonto

La debacle della Moratti ed il senso di una ferita che neanche una (improbabile) vittoria al ballottaggio riuscirà a risanare. il centro destra fra nervosismo e rimpalli di responsabilità.
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Moratti-Milano

E adesso? Cosa succederà nei prossimi giorni, nelle prossime settimane? Già, perchè (quasi) inaspettatamente, il primo turno delle elezioni amministrative 2011 lungi dal regalare risposte ed indicazioni chiare alla politica e all'opinione pubblica, non ha fatto altro che aumentare la confusione, aprendo prospettive nebulose ed interessanti al tempo stesso. E' indubbio però che, malgrado il timido e francamente non riuscito rentativo di depotenziare "a posteriori" alcuni riscontri, il grande risultato ottenuto da Pisapia rappresenti un vero e proprio schiaffo al Presidente del Consiglio, alla sua maggioranza parlamentare raffazzonata e alla sua visione della politica e della contemporaneità.

IL RE E' NUDO? – Silvio Berlusconi, dopo aver in un primo momento derubricato a "minori" le consultazioni del 15 e 16 maggio, aveva deciso di scendere nuovamente in campo, invadendo lo spazio elettorale, fino a trasformare (per quanto sembri una frase fatta e certamente fin tropo abusata) l'esito delle amministrative in un vero e sostanziale referendum sulla propria persona e sulla propria capacità di continuare a guidare senza ostacoli l'area di centrodestra del Paese. A spingere il Cavaliere verso tale decisione certamente i "problemi" in Parlamento, con le smanie della Lega e la "fame" dei Responsabili, la perdita di consenso nell'opinione pubblica dovuta agli scandali giudiziari ed alle difficoltà sulla scena politica internazionale, ma probabilmente anche un "ottimismo supportato dai sondaggi", le cui radici vanno ricercate nelle particolari realtà locali chiamate alle urne.

A Milano un Partito Democratico che aveva fallito l'appuntamento con le primarie di coalizione (da cui era emerso un candidato giudicato "debole, non gradito ai moderati"); a Napoli un grande vantaggio dovuto alla "cattiva luce" degli amministratori democratici e alla totale mancanza di credibilità dei partiti di centrosinistra (aumentata dopo la vicenda paradossale delle primarie del PD); a Bologna il Comune che veniva dal commissariamento e con la prevedibile sostanziosa crescita di grillini e leghisti: ecco come doveva presentarsi il quadro pre elettorale agli occhi del Presidente del Consiglio. Una situazione capovolta però da una serie di "eventi" partcolari ma anche dall'emergere delle grandi risorse di cui dispone (a volte quasi inconsapevolmente) l'opposizione berlusconiana, in particolare la capacità di mobilitarsi, di mettersi in modo, di impegnarsi comune a tanti militanti e cittadini, capaci di stringersi intorno a personalità di grande carisma e temperamento (certo nel caso di De Magistris, ma  anche per quanto riguarda lo stesso Pisapia), con un entusiasmo contagioso ed in grado di superare tatticismi e improbabili alchimie.

IL DECLINO DEL BERLUSCONISMO? Un quadro politico – culturale – sociale che forse richiedeva risposte più articolate e magari scelte più ponderate. Invece, come ben sottolineato da Luca Telese, la risposta del Presidente del Consiglio è arrivata con un copione già letto, attraverso canali conosciuti e forse non "influenti" come un tempo. Oltre a sciorinare il solito presenzialismo catalizzatore di attenzioni, che probabilmente ha finito col fare solo ombra ai candidati sostenuti (solo qualche anno fa bastava la sua presenza a trainare una candidatura), Berlusconi sembra aver perso il "contatto" con tanta parte del suo elettorato, continuando a spingere sui tasti della persecuzione giudiziaria e del complotto ai suoi danni: argomenti distanti dalle istanze e dai problemi concreti del Paese e forse fin troppo abusati. Come se non bastasse la scelta di polarizzare lo scontro ha comportato anche l'emergere dell'ala più intransigente, aggressiva e "caciarona" del Popolo della Libertà, con lo stesso Berlusconi che "ha sottoscritto e coperto i due episodi-simbolo della campagna elettorale, il vero trionfo dell’estremismo: ovvero i manifesti sulle procure brigatiste di Lassini (al punto che il candidato è rimasto in lista ed è salito persino sul pullman del Milan campione) e l’attacco sul processo per furto d’auto a Pisapia".

A questo punto, il risultato di Milano potrebbe davvero costituire il punto di non ritorno della parabola berlusconiana, proprio per tutto ciò che il capoluogo lombardo rappresenta e soprattutto proprio per gli interessi enormi che gravitano intorno a Palazzo Marino. A partire dalla pletora di "osservatori interessati" all'imminente EXPO, con contratti certo in gran parte già firmati, ma con "debiti e prebende, attese e consegne" da onorare, con spoglie da spartire e incarichi da assegnare: insomma, interessi economici sostanziali cui i "poteri forti dell'economia meneghina" dovrebbero in parte rinunciare (ed in tal caso le ripercussioni a larga scala potrebbero essere estremamente complesse). Dal punto di vista politico inoltre, una sconfitta nel cuore del Nord, nella capitale morale del Paese, avrebbe il senso di un passaggio di consegne inesorabile, della fine di un'epoca e soprattutto rappresenterebbe un colpo durissimo alla nuova linea del compromesso (il "patto con Silvio" per federalismo e riforme) di matrice leghista. Il tutto senza considerare lo sfondo da "guerra di successione dinastica", che coinvolge anche il Governatore Formigoni ed i suoi rapporti con parte della classe dirigente del Carroccio.

Ma c'è di più, dal momento che "espugnare" Milano avrebbe per il centrosinistra anche un considerevole valore simbolico e oseremmo dire quasi "sentimentale". L'idea che il berlusconismo possa essere sconfitto alla radice, nel punto in cui convergono spinte ideali, clientele economiche e saldi rapporti politici; la speranza che la scelta della classe dirigente del Paese possa passare con successo per lo strumento delle primarie; la volontà di riscatto dopo decenni di attese, false promesse e vane illusioni; ma soprattutto la certezza di poter rappresentare una valida alternativa al Governo del Paese, proprio nel cuore del Nord, dove si erano infranti i sogni più affascinanti e dove si erano manifestati con maggiore evidenza i "limiti e le lacune di progetti fragili e ambiziosi al tempo stesso".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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