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L’avviso della Tunisia a Ue e Italia: “Non siamo gendarmi a guardia dei confini di altri”

Il presidente tunisino Saied manda un avvertimento a Ue e Italia: “La Tunisia non può in alcun modo agire come un gendarme la cui missione è proteggere i confini degli altri”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il leader della Tunisia, Kais Saied (Getty).
Il leader della Tunisia, Kais Saied (Getty).
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Il messaggio inviato questa mattina dal ministro degli Interni di Tunisi, Kamel Feki, indirizzato soprattutto all'Unione europea e all'Italia, gela il governo Meloni, e fa affievolire le speranze di successo del memorandum d'intesa sui migranti, siglato a luglio.

"La Tunisia non può in alcun modo agire come un gendarme la cui missione è proteggere i confini degli altri. Può solo difendere i suoi confini, le proprie frontiere". In una dichiarazione postata sull'account Facebook del ministero, Feki ha parlato delle migrazioni irregolari come di una questione che richiede sacrifici e concessioni reciproche da parte dei paesi più ricchi del mondo.

Il ministro si è poi rivolto alle Ong internazionali accusandole di manipolare il dossier migratorio al servizio degli interessi degli europei, ribadendo che alla Tunisia spetta "difendere i propri confini e garantire l'applicazione delle proprie leggi interne", ha rimarcato il ministro. "La Tunisia è uno Stato che non può accogliere massicci flussi di migranti irregolari oltre le proprie capacità sociali e finanziarie, né può più fungere da paese ospitante", ha proseguito Feki, affermando che le autorità tunisine hanno "costantemente espresso il proprio sconcerto per l'aumento dei flussi migratori irregolari".

Una politica efficace per gestire il fenomeno richiede "un ampio consenso globale su soluzioni radicali che garantiscano condizioni di vita dignitose alle persone provenienti dai paesi sub-sahariani", ha concluso.

Alla firma del momorandum a luglio erano presenti la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il premier olandese Mark Rutte e il presidente tunisino Kais Saied. In particolare, per quanto riguarda la questione migratoria, il patto prevedeva lo stanziamento di 100 milioni di euro per la lotta ai trafficanti e una maggiore cooperazione nelle operazioni di Search and Rescue. Il punto però è che, come aveva già fatto notare la deputata Laura Boldrini, in un'intervista a Fanpage.it, è che la maggior parte dei migranti che partono dalla Tunisia non sono di nazionalità tunisina. Sulla base dell'accordo firmato invece, Saied ha accettato solo di riprendere i migranti tunisini che entrano irregolarmente in Italia, non tutti gli altri. Nessun passo avanti quindi, visto che già da tempo Tunisi, sulla base di un accordo bilaterale di riammissione, si riprende i tunisini che arrivano irregolarmente in Italia.

Che quell'accordo non servisse davvero a contenere le partenze, come aveva dichiarato l'esecutivo, è apparso subito chiaro quest'estate, quando proprio dalla Tunisia sono arrivati a Lampedusa moltissimi barchini, agevolati dalle buone condizioni meteomarine e dalla breve distanza che separa le coste tunisine da quelle italiane: nel giro di 48 ore, nei momenti più caldi, sono arrivati 7mila migranti, con un picco di 5.018 sbarchi in una giornata, e quasi tutti provenienti dalla Tunisia. Un aumento che è stato determinato anche dal fatto che la crisi economica ha messo in ginocchio il Paese Nordafricano. Se prima infatti dalla Tunisia partivano soprattutto migranti provenienti dall'Africa subsahariana, che vivevano da tempo in Tunisia e che scappavano dal Paese in fuga dalla discriminazione e dall'odio razziale, ultimamente hanno iniziato a partire anche anche tunisini. Ma, come ha sottolineato anche l'Oim, tra coloro che salpano dalla Tunisia ci sono anche migranti che arrivano dalla Libia, "perché negli ultimi due mesi c'è stato un aumento dei passaggi dalla Libia alla Tunisia: arrivano anche eritrei, egiziani, sudanesi".

Il punto di rottura tra Ue e Tunisia era già arrivato all'inizio di settembre, quando Saied ha impedito l'ingresso nel suo territorio a una delegazione del Parlamento Ue. A quel punto è stato lo stesso Europarlamento a chiedere di interrompere il memorandum: "Il diniego del governo di Tunisi all’ingresso nel Paese di una delegazione della commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo rappresenta un fatto molto grave e conferma l’errore di valutazione politica e strategica che la Commissione ha compiuto siglando il memorandum con Saied", ha detto a Fanpage.it la vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente di S&D, Pina Picierno.

Del resto, che le trattative fossero in salita, non è una sorpresa. A giugno infatti, in occasione di una visita della premier Meloni in Tunisia, il presidente Kais Saied era stato chiaro, e aveva già detto che il suo Paese non avrebbe giocato il ruolo di guardia di frontiera per gli altri Paesi.

Le reazioni alle dichiarazioni di Tunisi sulla crisi migratoria

"Purtroppo, le dichiarazioni del ministro tunisino secondo cui la Tunisia non può fungere da gendarme per proteggere i confini di altri paesi confermano le nostre gravi preoccupazioni. È chiaro che l'autocrate Sayed sta utilizzando il flusso migratorio, aprendo e chiudendo le frontiere per ottenere più risorse finanziarie dall'Italia e dall'Europa: certifica il fallimento delle politiche italiane", ha commentato a SkyTg24 il co-portavoce di Europa Verde e deputato di AVS Angelo Bonelli.

"L'Italia si trova attualmente in una situazione di isolamento in Europa, in quanto è alleata con Orban e Morawiecki, e sappiamo che Ungheria e Polonia sono paesi sovranisti che non sostengono la redistribuzione dei migranti. Non riusciamo a comprendere perché l'Italia non stia lavorando attivamente per promuovere la redistribuzione dei migranti. Inoltre, la disputa con la Germania sulle questioni legate alle Ong è inaccettabile. È importante ricordare che, fino al 15 agosto, circa 89.000 migranti sono stati salvati in mare dall'Italia, e solo il 4% di questi è stato reso possibile grazie alle navi delle Ong. La maggior parte dei salvataggi è stata effettuata dalla Capitaneria di Porto, dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza", ha aggiunto Bonelli.

L'annuncio di Piantedosi: "Tunisia blocca 62 tentativi di partenze"

Il ministro dell'Interno Piantedosi non commenta le parole del suo omologo tunisino, ma comunica invece il blocco di 62 partenze da parte della Tunisia. Una prova, sottintende il ministro, dell'efficacia della strategia del governo Meloni:  "Una maxi operazione di sicurezza da parte delle forze tunisine contro i tentativi di migrazione illegale. A largo di Sfax, sono stati bloccati 62 tentativi di partenze illegali. Intercettati 1000 africani e 200 tunisini che tentavano di partire per raggiungere l'Italia", ha scritto il titolare del Viminale su X.

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