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Lavoro, nel 2023 meno assunzioni a tempo indeterminato e più precari: il rapporto Inps

Da gennaio a maggio 2023 le assunzioni nel settore privato sono scese rispetto al 2022. Calati i nuovi contratti a tempo indeterminato, aumentano le trasformazioni. Sono cresciuti i nuovi contratti a termine, i lavoratori stagionali e i contratti intermittenti.
A cura di Luca Pons
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Nel 2023 sono scese le assunzioni, nel settore privato. Da gennaio a maggio ci sono stati 3 milioni e 408mila assunzioni, contro i 3 milioni e 430mila assunti nello stesso periodo del 2022. Si tratta comunque di una flessione leggera, lo 0,6% in meno. A riportarlo è l'Inps, nel suo ultimo rapporto sulla precarietà. Ci sono state meno assunzioni a tempo indeterminato, ma anche meno cessazioni e più trasformazioni. È aumentato il numero di nuove assunzioni con contratti a termine, così come di stagionali e di contratti intermittenti.

Tempo indeterminato, meno assunti ma più trasformazioni e meno cessazioni

Tra i nuovi assunti ci sono meno contratti di somministrazione (-9%) e meno contratti di apprendistato (-4%). Tuttavia, come detto, risultano in calo anche le assunzioni a tempo indeterminato, con un -5%. In numeri, significa quasi 35mila persone in meno. Dall'inizio dell'anno sono state assunte a tempo indeterminato 621mila persone, mentre erano state 655mila l'anno scorso.

Ad aumentare sono stati i contratti a termine (26mila in più, +2%), oltre alle assunzioni stagionali (22mila in più, +5%) e ai contratti di lavoro intermittente (11mila in più, +4%). Insomma, come in tutta Europa l'occupazione in Italia aumenta – restando comunque ben al di sotto della media Ue – ma i nuovi contratti danno meno spazio alle assunzioni a tempo indeterminato, nel settore privato.

Sono aumentate, invece, le trasformazioni. I rapporti di lavoro precari trasformati in tempo indeterminato sono stati 382mila, rispetto ai 361mila circa del 2022. In più, ci sono state meno cessazioni di contratti a tempo indeterminato: erano state 780mila nel 2022, sono state 712mila quest'anno. Nel 2023 sono cessati più rapporti di lavoro a termine, più contratti stagionali e a tempo intermittente. Nel complesso però le cessazioni sono state leggermente di meno (2 milioni e 600mila contro 2milioni e 679mila).

Crollo delle agevolazioni per giovani e donne, la colpa è del ritardo delle circolari

Il 2023 è stato finora un flop per quanto riguarda le agevolazioni per le assunzioni. Nei primi cinque mesi del 2022, con l'esonero per giovani erano state assunte 89mila persone, nel 2023 sono state 23mila. Con l'incentivo per l'assunzione di donne erano state prese 57mila lavoratrici, nel 2023 sono state 13mila. L'unico contributo che ha continuato a essere molto utilizzato è Decontribuzione Sud. In generale, considerando sia le assunzioni che le variazioni contrattuali per tutte le agevolazioni, c'è stato un calo dell'11%.

Per questo calo drastico c'è un motivo chiaro. Come evidenziato dall'Inps, le circolari attuative che stabilivano i dettagli concreti delle agevolazioni previste dall'ultima legge di bilancio sono arrivate solo a giugno. Per sei mesi, quindi, non ci sono state indicazioni chiare su come utilizzare questi incentivi. E così, il loro impiego è crollato.

In un anno 478mila persone in più con un lavoro

Un dato è positivo: il numero di occupati è aumentato nell'ultimo anno, complessivamente, confermando il percorso di ripresa dopo la pandemia. Come detto, in Italia come nel resto d'Europa, il tasso di occupazione è cresciuto negli ultimi dodici mesi. In Italia è arrivato al 61,5% a giugno di quest'anno, quando nel 2022 la media era al 60,1%. A maggio 2023, c'erano 478mila persone in più con un lavoro rispetto a un anno prima. Questo aumento è dovuto soprattutto a più persone con un contratto a tempo indeterminato (385mila in più).

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