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Lavoro, i voucher continuano a crescere, mentre diminuiscono le assunzioni

Secondo l’Inps, i buoni da 10 euro per pagare il lavoro accessorio continuano a crescere, seppur a un ritmo meno veloce del passato. Lo stesso non si può dire dei contratti stabili, con un saldo positivo di 61.640 unità nei primi dieci mesi del 2016, meno 89% rispetto allo stesso periodo del 2015 e del 2014.
A cura di Claudia Torrisi
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voucher lavoro

I voucher per pagare il lavoro accessorio continuano la loro "scalata" al mercato occupazionale italiano. Seppur a un ritmo meno veloce del passato, i buoni dal valore nominale di 10 euro – di cui 7,5 euro netti al lavoratore e il resto tasse e contributi – hanno subito un ulteriore incremento in quest'ultimo anno. Stando alle rilevazioni dell'osservatorio sul precariato dell'Inps, nei dieci mesi del 2016 sono stati venduti 121,5 milioni di voucher, in crescita del 32,3% rispetto al 2015 – mentre tra l'anno scorso e il 2014 lo scarto era di un +67,6%. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha spiegato di ritenere i voucher "uno strumento che ha una sua utilità, ma deve essere limitato a determinate condizioni: i lavori saltuari sono nati così". Poi "c'è stata una dinamica che peraltro non è una dinamica collegata al Jobs act, perché questo cambiamento di norma l'hanno fatto il Governo Monti e la Fornero, non l'abbiamo fatta noi la liberalizzazione dei voucher". Oggi però "bisogna riportarla ad una condizione che sia una condizione compatibile, perché noi vogliamo un mercato del lavoro stabile, non un mercato del lavoro precario. Quindi se abbiamo una strumentazione che induce a precarietà bisogna cambiarla". Poletti ha poi aggiunto di aver "introdotto la tracciabilità e dal prossimo mese vedremo l'effetto. Se è quello di una riduzione della dinamica di aumento e di una messa sotto controllo di questo strumento, bene. Se invece i dati ci diranno che anche questo strumento non è sufficiente a riposizionare correttamente i voucher la cosa che faremo è rimetterci le mani".

Ma se il lavoro accessorio continua a essere in crescita, lo stesso non si può dire di quello stabile. Nel settore privato, tra gennaio e ottobre, l'Inps ha censito un saldo di 497mila nuovi contratti di lavoro (differenza tra assunzioni e cessazioni). Sono meno dei 636mila del 2015, ma più dei 313mila del 2014. L'Istituto ha spiegato in una nota che il saldo annualizzato (la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi) "a ottobre 2016 risulta positivo e pari a +486.000, compresi i rapporti stagionali". Un risultato positivo che è "largamente imputabile al trend di crescita netta registrato dai contratti a tempo indeterminato, il cui saldo annualizzato a ottobre 2016 è pari a +406.000. Tale saldo riflette gli effetti di trascinamento dovuti all'intensa dinamica di crescita registrata negli ultimi mesi del 2015".

Le assunzioni stabili hanno subito un rallentamento tra l'anno scorso e il 2016, dovuto alla riduzione degli incentivi disposti per il 2015 dalla vecchia legge di Stabilità. Nei primi dieci mesi di quest'anno sono stati stipulati 1.370.320 contratti a tempo indeterminato – con un rallentamento del 32% sul 2015. Le cessazioni, invece, sono state 1.308.680, con un saldo positivo per 61.640 unità: meno 89% rispetto al saldo positivo di 588.039 contratti stabili realizzato nello stesso periodo del 2015 e del 2014 – quando era di 101.255.

Per quanto riguarda i licenziamenti, i dati di ottobre dell'Inps certificano un calo del 4,6% delle cessazioni nel 2016. Una diminuzione che si è verificata in maggior parte per i contratti a tempo indeterminato (-7,2%) che per quelli a tempo determinato (-1,7%). Tra gli indeterminati, i licenziamenti sono stati quasi 507mila tra gennaio e ottobre. Un numero, spiega l'Inps, "in modesto aumento rispetto al 2015 (490.000) e in diminuzione rispetto al 2014 (514.000). Sul trend degli ultimi mesi ha inciso l'introduzione dell'obbligo alle dimissioni on line. Il tasso di licenziamento (calcolato rispetto all'occupazione esposta al rischio ad inizio anno) per i primi dieci mesi del 2016 risulta inferiore (4,7%) rispetto a quello corrispondente del 2015 (4,8%)". Nei primi dieci mesi del 2016 le cessazioni dei contratti stabili per dimissioni sono state pari a 659.000, in calo del 13,6% rispetto al 2015, mentre quelle per motivi disciplinari sono salite da 48 a 60mila, registrando un +27%.

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