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Autonomia differenziata delle Regioni

L’autonomia differenziata può ostacolare imprese e lavoratori secondo Ufficio parlamentare di bilancio

L’Ufficio parlamentare di bilancio boccia l’autonomia differenziata, perché “normative differenziate a livello regionale potrebbero essere di ostacolo anche ai lavoratori, alla loro formazione e mobilità”.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ha risposto a una “richiesta di approfondimento” avanzata dai senatori sull’Autonomia differenziata. Nelle scorse settimane l’Upb era stato già sentito sul ddl dalla commissione Affari costituzionali del Senato.

"La proliferazione di normative differenziate a livello sub nazionale potrebbe rappresentare un ostacolo per le imprese e per gli individui con effetti negativi sull'attività economica". si legge nell'approfondimento depositato in commissione Affari costituzionali. "La frammentazione delle normative e la diversificazione delle politiche potrebbe avere effetti distorsivi sulla localizzazione e sulla scelta degli investimenti delle imprese, aggravando gli esistenti divari territoriali o potenzialmente creandone di nuovi", scrive ancora l'Upb secondo cui ostacoli potrebbero emergere anche per i lavoratori.

l'Upb sottolinea quindi che la frammentazione comporterebbe anche "difficoltà e ulteriori aumenti dei costi di adempimento per le imprese che operano su scala multi-regionale. Potrebbero risultare alterati i profili di concorrenzialità e competitività delle imprese".

"Normative differenziate a livello regionale – si sottolinea ancora – potrebbero essere di ostacolo anche ai lavoratori, alla loro formazione e mobilità, al riconoscimento di specifiche professionalità, con potenziali effetti sugli equilibri del mercato del lavoro".

"La quantificazione delle risorse statali potenzialmente coinvolte nell'attuazione dell'autonomia differenziata è un esercizio complesso, non immediatamente realizzabile sulla base dei dati regionalizzati disponibili, che può essere effettuato solo dopo l'esplicitazione di scelte politiche sulle funzioni trasferibili e sugli eventuali relativi Lep", recita ancora il documento sul ddl all'esame della commissione Affari costituzionali del Senato.

"In primo luogo, è necessario individuare il bacino complessivo potenziale, ossia le singole funzioni svolte dalle amministrazioni centrali nell'ambito delle materie che potrebbero essere oggetto di trasferimento alle Regioni, tenendo conto che non tutte le funzioni svolte dallo Stato possono essere trasferite"

"In secondo luogo, – aggiunge l'Upb – occorre quantificare, con riferimento a queste funzioni, l'effettiva spesa sostenuta dal governo centrale, includendo anche una parte dei costi fissi da esso sostenuti, per giungere a una stima del rispettivo costo pieno. Infine, occorre individuare gli opportuni criteri di riparto della stessa spesa tra le Regioni. Una quantificazione di questo tipo è tra i compiti assegnati alla Cabina di regia per la determinazione dei Lep, istituita con la legge di bilancio per il 2023, e alla Commissione tecnica per i fabbisogni standard (Ctfs). Si tratta di un lavoro complesso e impegnativo, la cui rilevanza ai fini della buona riuscita del processo sembra meritare un'attenzione particolare, anche qualora dovesse richiedere più tempo dei sei mesi previsti dal Ddl".

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