L’Austria verso le elezioni europee 2024, tra scandali politici e la storica neutralità in bilico
Austria, Russia e Ibiza: cosa c’entrano l’una con l’altra? Sono i tre ingredienti del cosiddetto Ibizagate, uno scandalo che circa cinque anni fa ha travolto il Partito delle Libertà austriaco, l’FPO, un partito sovranista, euroscettico e di estrema destra. Il suo (ormai ex) leader Heinz-Christian Strache, è stato beccato sull’isola spagnola insieme al vice del partito mentre accettava finanziamenti dalla sedicente nipote di un oligarca russo in cambio di una promessa: difendere gli interessi di Mosca nel Paese.
La donna si faceva chiamare Alena Makarova e giurava di essere imparentata con il potente Igor Makarov. In realtà la donna era una giornalista di inchiesta e nel 2019 il Suddeutsche Zeitung e Der Spiegel hanno pubblicato il video di quell’incontro. Si vedeva lei parlare di finanziamenti all’FPO e di appoggio mediatico durante la campagna elettorale in cambio di appalti alle imprese delle zio e di una generale tutela degli interessi russi. E si vedevano loro, il numero uno e due del partito, accettare l’offerta.
L’FPO, in quel momento era al governo insieme all’OVP, il Partito popolare. Lo scandalo ha aperto la crisi: Strache è stato costretto a lasciare l’incarico di vicecancelliere, tutti i ministri dell’FPO si sono dimessi e sono state indette le elezioni anticipate. Non è facile riprendersi da uno scandalo del genere e l’FPO sembrava condannato alla marginalità politica da quel momento. Invece, non solo il partito si è velocemente ripreso, ma ora è anche dato come la prima forza politica nel Paese dai sondaggi, in testa a tutte le altre nella corsa alle elezioni europee.
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L'Austria dopo l'Ibizagate
Quest’anno gli austriaci sono chiamati al voto due volte: il 9 giugno, per le elezioni europee, e in autunno, per quelle nazionali. A essere in vantaggio è il Partito delle Libertà austriaco, che punta a tornare al governo dopo cinque anni di opposizione. Quelle di settembre saranno le prime elezioni nazionali in Austria dall’Ibizagate. Nel 2019, dopo le dimissioni di tutti i ministri dell’FPO, il Partito socialdemocratico ha comunque presentato una mozione di sfiducia contro Sebastian Kurz, esponente del Partito popolare e cancelliere al momento dello scandalo, il primo a essere sfiduciato dal Parlamento dal secondo Dopoguerra. Nonostante tutto il partito di Kurz, quello dei Popolari appunto, è risultato comunque il primo alle urne, davanti all’SPD, cioè i socialdemocratici, e all’FPO.
Kurz è stato quindi riconfermato come Cancelliere, formando un governo di coalizione tra Popolari e Verdi, per poi dimettersi nel 2021 da tutte le cariche e ritirarsi dalla vita politica dopo la notizia di un processo per corruzione e abuso di potere a suo carico. Da quel momento in poi, comunque, la coalizione al potere è rimasta la stessa, anche se Cancelliere e ministri sono cambiati più volte.
Essere al governo in tempi difficili, si sa, non è semplice in termini di consenso. Questo è valso anche per Popolari e Verdi, che si sono trovati prima a dover prendere misure impopolari per contenere la pandemia di coronavirus, e poi a mettere in discussione la storica neutralità del Paese per sostenere l’Ucraina. L’FPO, invece, dall’opposizione ha saputo cavalcare la situazione per recuperare il favore popolare e rendere l’Ibizagate un lontano ricordo.
Il Partito delle Libertà austriaco
Il leader del Partito delle Libertà è Herbert Kickl, l’ex ministro delle Finanze durante lo scandalo del 2019. È stato descritto come un politico filorusso e un teorico cospirazionista. Durante la pandemia sosteneva che un antiparassitario per cavalli fosse il giusto rimedio contro il Covid, al posto dei vaccini.
E, da buon sovranista, vorrebbe fortificare il Paese per impedire l’accesso ai migranti. Tra le sue proposte, c’è quella di rinominare i centri per i richiedenti asilo in “centri di uscita” e di detenere automaticamente all’arrivo coloro che potrebbero rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale. Sulla base di quali elementi, non è mai stato chiaro.
Ora sogna di diventare Cancelliere. O meglio, come dice lui, Volkskanzler, il cancelliere del popolo. Se ciò avvenisse è probabile che in Europa l’asse austro-ungarico torni a essere rilevante. Kickl non ha mai nascosto l’ammirazione per Viktor Orban e in passato ha descritto l’Ungheria come una “oasi di autodeterminazione e resistenza contro le interferenze di Bruxelles”. Lui e Orban non condividono solo la linea di chiusura totale verso i flussi migratori, ma anche una certa vicinanza con Mosca.
Le posizioni filorusse
Dallo scoppio della guerra, l’FPO ha proposto in parlamento diverse risoluzioni pro-Russia, criticando le sanzioni a Mosca e accusando Kiev di mettere in pericolo la storica neutralità del Paese. Neutralità che si esprime anche nel fatto che l’Austria ad oggi non faccia parte della Nato e non sembrerebbe intenzionata a cambiare il suo status in tempi brevi.
Recenti avvenimenti nel Paese, come l’arresto ad aprile di un ex ufficiale dei servizi segreti interni, Egisto Ott – accusato di aver estratto dati importanti dai cellulari di alti funzionari austriaci per passarli all’FSB russo – continuano a destare preoccupazioni in Europa. Ci si chiede se le interferenze del Cremlino non siano molto più numerose di quanto si supponesse. Se un partito non solo euroscettico, ma anche apertamente vicino a Mosca risultasse il primo del Paese non solo nei sondaggi ma anche alle urne, Bruxelles avrebbe un’ulteriore ragione per essere turbata.
Gli eurodeputati austriaci a Strasburgo
L’Austria in questo momento ha 19 eurodeputati a Strasburgo. Il prossimo 9 giugno ne eleggerà 20, grazie a un aumento dei seggi deciso dal Consiglio europeo. Dei suoi esponenti attuali, 7 fanno parte dell’PPE, il gruppo dei Popolari europei, 5 dell’S&D, quello dei socialisti, 3 dei Verdi, 3 di Identità e Democrazia (ID) e 1 di Renew.
Il Partito delle Libertà è legato alla famiglia di Identità e Democrazia, che riunisce diversi partiti della destra sovranista in Europa, ad esempio anche la Lega per l’Italia e il Rassemblement National per la Francia. Il prossimo giugno i suoi esponenti potrebbero aumentare: a inizio aprile i sondaggi davano l’FPO al 27%, davanti di cinque punti percentuali ai socialdemocratici e di sette ai popolari. Se così fosse, l’Austria diventerebbe un altro dei Paesi europei in cui primeggia la destra euroscettica e populista.