Rifiutarsi di cantare Bella Ciao perché "io non voglio cantare canzoni politiche" non significa essere imparziali. Se fra violentatore e violentato non prendi posizione, nei fatti stai con il violentatore, ed è quello che è successo con Laura Pausini ospite di una TV spagnola.
Lo dico con chiarezza: Laura Pausini mi piace, è brava in modo straordinario con la voce e muove il corpo senza risparmiarsi. Io amo chi fa le boccacce, ride forte e sposa le coppie di suoi fan gay sul palco.
Laura Pausini ha fatto tutto questo, oltre a minacciare di buttar fuori un suo ammiratore – però omofobo – dal Fan club: "“Ma a te cosa frega se uno ciula col pisello o con la patata?" lo apostrofò fra l'ovazione generale del pubblico durante un suo raduno.
Laura Pausini ha dunque (per fortuna) il vocabolario di una generazione che sui diritti civili ha preso posizione.
Laura Pausini non è gli ZetaZeroAlfa, per dire.
Laura Pausini forse non sarà come i Beatles che parteciparono attivamente alle mobilitazioni contro la guerra in Vietnam, ma per fortuna non è neanche come Elvis Presley che partecipò alla campagna elettorale di Nixon, e altrettanto fortunatamente non somiglia a Rita Pavone che criticò i Pearl Jam: "Aprire i porti? Fatevi gli affari vostri", vincendo il plauso di Matteo Salvini (che culo).
Laura Pausini è una donna intelligente, anche se ieri ha compiuto una fesseria enorme rifiutandosi di cantare la canzone italiana più significativa di sempre. Se la vogliamo dire con un pizzico di pathos, Bella Ciao è la colonna sonora che ha permesso a tutte le altre canzoni di essere cantate liberamente. Prima di Bella Ciao, dal 1922 al 1943, in Italia vigeva una dittatura chiamata fascismo, per cui ogni potere e ogni aspetto della vita dipendevano dal governo: anche l'arte, la musica e le canzoni. Perché il fascismo capì subito una questione fondamentale: la musica non è neutrale, chiede sempre di essere scelta. E per questo provò a controllarla, vietando ogni canzone di libertà.
In altre parole: durante la dittatura era possibile parlare e scrivere unicamente assecondando quell'ideologia basata sulla sopraffazione, la stessa ideologia mortifera che spedì Primo Levi ad Auschwitz, dopo essere stato detenuto nel campo di Fossoli in Emilia Romagna, quello dove venivano chiusi gli "indesiderabili"; quando poi un giorno alla stazione di Carpi venne caricato su un convoglio, appunto, direzione Auschwitz.
Oppure i sette fratelli Cervi, ammazzati uno dopo l'altro.
Oppure Anna Pardini, aveva 20 giorni quando i nazifascisti la uccisero per gioco a Sant'Anna di Stazzema.
A proposito: sai perché spesso i bambini piccolissimi venivano lanciati in aria come patate, prima di sparare loro? Perché la loro carne è così tenera che quando gli spari il proiettile passa quasi sempre dall'altra parte, traforando il corpicino e rischiando poi di rimbalzare su un masso oppure a terra, e colpire così di rimbalzo chi aveva sparato. Invece se lanci il neonato in alto puoi sparargli verso il cielo, al massimo il proiettile colpisce una nuvola dopo avergli trapassato il petto.
Bella Ciao è stata una canzone di resistenza contro tutto questo. Bella Ciao è la canzone che ha certificato la vittoria contro ogni sopruso derivante dall'umiliazione degli uomini sugli altri uomini.
Bella Ciao è diventata memoria collettiva e rito, come un bacio prima di andare a letto, oppure appena svegli per augurarsi buona vita.
Bella Ciao è una canzone di speranza, da cantare insieme; Bella Ciao è anche una canzone d'amore, e le canzoni d'amore vanno cantate a squarciagola.
In Afghanistan i talebani vietarono il volo degli aquiloni, da noi i fascisti vietarono Bella Ciao e ogni canzone di resistenza.
Bella Ciao, le mondine e l'Internazionale. Addio Lugano bella e A morte la Casa Savoia. Ma soprattutto – appunto – Bella Ciao, forse derivante da una melodia yiddish.
Grazie agli Alleati e a un immenso movimento di popolo chiamato Resistenza, che dette vita alla Liberazione e a cui parteciparono migliaia di ragazzi e ragazze perdendo la propria vita per quelli che sarebbero venuti dopo, l'Italia diventò libera.
I liberatori erano spesso ragazze e ragazzi di 16 anni o appena maggiorenni, magari avevano 19 anni come te quando vincesti il festival di Sanremo, ti seguo da allora Laura Pausini. E quei ragazzi cantavano Bella Ciao, lo sapevi?
Per questo Laura Pausini hai ragione quando dici che Bella Ciao è una canzone politica, come politica è ogni apertura e ogni strofa cantata insieme pensando agli altri più che a se stessi, mica come durante il fascismo che più di tre persone in piazza senza motivo non potevano ritrovarsi, e se cantavi di Resistenza e ascoltavi Radio Clandestina, potevi ritrovarti nello stesso campo di prigionia di Primo Levi.
Per questo a chi dice che Bella Ciao è divisiva, io rispondo: hai ragione, Bella Ciao separa il grano dalla pula.
Viva Bella Ciao!