L’Assegno di Inclusione si potrà richiedere già da metà dicembre: l’annuncio dell’Inps
Le domande per l'Assegno di inclusione – la misura introdotta dal governo Meloni che dal 1° gennaio 2024 sostituirà il Reddito di cittadinanza, insieme al Supporto formazione e Lavoro – potrebbero partire prima del previsto, già dalla metà di dicembre. A rivelarlo è il direttore generale dell'Inps, Vincenzo Caridi. Che in un'intervista a Repubblica ha detto: "Anticiperemo a metà dicembre le domande per il nuovo strumento, l’Assegno di inclusione, l’Adi, che parte a gennaio: siamo pronti".
Secondo Il Sole 24 Ore l'avvio delle domande sarebbe previsto per il 18 dicembre: l'obiettivo sarebbe quello di evitare il click day del 1° gennaio, con un boom di richieste che potrebbe mandare in tilt la piattaforma.
Caridi ha anche tracciato un bilancio della precedente misura di contrasto alla povertà, affermando che dalla sua introduzione a oggi sono stati spesi circa 34 miliardi di euro, per una media di 540 euro al mese a nucleo familiare. "Il picco di spesa l’abbiamo toccato nel 2021: 8,8 miliardi per 1,3 milioni di famiglie. Nel gennaio di quell’anno, nel pieno della pandemia, siamo arrivati a 1,4 milioni di nuclei beneficiari. A dicembre pagheremo 700 mila assegni, la metà e anche il livello minimo", ha aggiunto il direttore dell'Inps.
Per poi affermare che dalla seconda metà del 2022 si sia interrotto l'aumento delle richieste da parte di persone in età lavorativa: "Poi c'è stato un calo costante, dovuto al miglioramento dell’economia e alla rinnovata dinamicità del mercato del lavoro. I nuclei che escono dalla misura hanno un Isee più alto di quanti restano che quindi hanno assegni in media più alti del 4%. Da settembre ha inciso anche la sospensione del Reddito dopo 7 mesi di fruizione. Ad ottobre lo hanno preso 820mila famiglie".
Secondo Caridi il problema della misura precedente stava nel collegamento con le politiche attive: "Le agevolazioni all’assunzione dei percettori non hanno superato i 1.500 contratti dal 2019 ad oggi. Le nuove misure incideranno di più, grazie a Siisl. L’incrocio tra domanda e offerta di lavoro sarà sempre più efficiente e supportato dall’intelligenza artificiale. L’offerta di formazione e di politiche sociali più mirata. Ci sono tutti i presupposti per un salto di qualità".
Dopo l'intervista al direttore dell'Inps non sono tardati ad arrivare i commenti politici. "I dati pubblicati dall’Inps evidenziano chiaramente quale sia stata la disastrosa portata del Reddito di cittadinanza nella sua funzione di inserimento al lavoro. A fronte di solo 1500 contratti incentivati, la spesa di questa misura è costata ben 34 miliardi di euro allo Stato italiano. E visto che la matematica non è un’opinione, ogni posto di lavoro ci è costato più di 22 milioni di euro. Un inaccettabile sperpero di risorse pubbliche quello voluto dal Movimento 5 Stelle e dal suo presidente Conte, a cui il governo Meloni ha posto fine", ha commentato il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, definendo la vecchia misura "un fallimento su tutta la linea".
Dal M5s, il deputato Dario Carotenuto ha replicato: "Prima di parlare a vanvera, i parlamentari di FdI dovrebbero imparare a leggere e, soprattutto, a capire i dati (…) n maniera totalmente fuorviante, il direttore dell'Inps ha citato solo il numero delle assunzioni di percettori di Rdc ‘agevolate', ossia avvenute grazie agli sgravi contributivi che abbiamo previsto con la legge approvata nel 2019. Stiamo dunque parlando solo di una parte di beneficiari che hanno trovato un'occupazione. Non conoscendo la legge, i meloniani questo non lo sanno, ma parlano". Per poi concludere citando il report dell'Anpal di fine 2021, secondo cui "724.494 beneficiari, pari al 40,1% della platea considerata, hanno avuto almeno un rapporto di lavoro attivo mentre erano in misura o erano occupati al momento del primo accesso al sussidio, con una movimentazione complessiva di oltre 1,5 milioni di rapporti di lavoro".