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L’appello di Zingaretti: “Indispensabile difesa comune europea, ma non si intacchi la spesa sociale”

L’europarlamentare del Pd Nicola Zingaretti, dopo l’annuncio del piano di riarmo europeo della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, dice di condividere l’obiettivo della difesa comune europea, ma lancia un appello: “Gli incrementi di spesa non devono in alcun modo intaccare la spesa sociale e i fondi di coesione dell’Unione”.
A cura di Redazione
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Pubblichiamo di seguito un editoriale di Nicola Zingaretti, eurodeputato del Partito Democratico

In questi giorni si stanno definendo le caratteristiche del nuovo ordine mondiale e in questo quadro il ruolo dell’Europa. La battaglia politica che stiamo conducendo a Bruxelles è chiara: aprire il cantiere verso un nuovo grande obiettivo, quello della
difesa comune europea. Processo indispensabile a rafforzare sicurezza e pace in un mondo nel quale gli equilibri del multilateralismo, certamente precari, si vogliono sostituire con la legge delle nazioni più forti.

Per chiarezza: quello della difesa comune è stato sempre l'obiettivo più difficile. Anche quando le forze democratiche, di sinistra e progressiste, erano in maggioranza o erano al governo in Italia, non si è riusciti a fare sostanziali passi in avanti.

Oggi con la forza dei nazionalismi in tutti i Paesi europei e con la stragrande maggioranza dei governi di destra, battersi per il rafforzamento del federalismo nel campo delle armi è un’impresa titanica, ma la stiamo facendo a testa alta nel nome del federalismo e del manifesto di Ventotene.

Il diritto di veto, mai rivisto malgrado l'allargamento a 27 a paesi che provengono da storie molto diverse, dall'est ai baltici, è un altro macigno sulla strada delle riforme.

Ursula Von Der Leyen, che ha presentato la sua piattaforma, propone anche un’azione comune per finanziare e aumentare il budget della difesa. Vedremo ora nelle scelte reali, la cui principale è il libro bianco che sarà presentato nelle prossime settimane, come indicare con chiarezza una chiara opzione politica verso condizionalità che obblighino a finanziare progetti europei di difesa, per muoverci finalmente verso la difesa comune.

Occorre tenere fermi due principi: gli incrementi di spesa non devono in alcun modo intaccare la spesa sociale e i fondi di coesione dell'Unione e a risorse comuni deve corrispondere un indirizzo verso progetti e programmi di difesa comune e acquisti europei.

Tutti i Paesi membri sono scettici rispetto a questo indirizzo e preferiscono risorse da gestire direttamente anche per alleggerire vincoli di bilancio nazionali.

La posizione dei socialisti e democratici in queste ore ha fatto dei passi in avanti nella direzione giusta, e continueremo a trattare con le altre forze per evitare che si saldi una maggioranza alternativa con l'estrema destra nazionalista e neofascista,
quella sì davvero pericolosa per le democrazie anche perché strategicamente in sintonia con Trump o Putin.

Difesa poi non sono solo armi, è iniziativa diplomatica, protagonismo comune, accordi commerciali con il resto del mondo anche per occupare spazi che solo l'Europa unita può coprire. Qui davvero entrano in scena i governi, ripeto in gran parte di destra.

Il tempo attuale quindi è figlio della pigrizia del passato e degli assetti del presente. Ma occorre insistere perché l'obiettivo strategico del nazionalismo è distruggere l'Europa, eliminarla come progetto e tornare a un mondo con nazioni potenti e grandi sfere di influenza a soddisfare le loro esigenze. Oggi: Usa, Cina e Russia. In poche settimane abbiamo visto cosa Donald Trump con i suoi decreti e la sua linea politica è stato in grado di fare: far saldare questo con i nazionalisti europei sarebbe fatale.

La via dunque è davvero stretta, a dircelo è la storia del dopoguerra, quindi semplificazioni eccessive non aiutano a comprendere la complessità della situazione.

In maniera attiva dobbiamo stare in questo conflitto politico e recuperare passo dopo passo ogni singolo millimetro nella direzione giusta, pena la fine del sogno europeo di Spinelli, che non a caso indicava la difesa europea come uno dei grandi obiettivi strategici.

Nicola Zingaretti

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