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Vietare i viaggi brevi, tassare voli e carburante: tre proposte per regolamentare i Jet dei ricchi

Fanpage.it pubblica un contributo di Jet dei Ricchi – progetto no profit di ricercatrici e ricercatori, attivisti e attiviste under 30 anni sparsi per l’Italia – impegnati a comunicare la disuguaglianza climatica e promuovere politiche per regolamentare l’aviazione privata. Grazie a una pagina Instagram Jet dei Ricchi ha imposto l’argomento nella campagna elettorale, parlando di giustizia sociale e climatica.
A cura di Redazione
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Circa due mesi fa abbiamo creato una pagina Instagram chiamata Jet dei Ricchi. Attraverso fonti open data abbiamo cominciato a seguire gli spostamenti delle persone più facoltose d'Italia e calcolarne le emissioni di CO2. Adesso come allora, il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare il pubblico su un settore, l'aviazione di lusso, che ha un impatto ambientale spropositato rispetto al numero ristretto dei suoi utenti.

Parliamo di aviazione di lusso per mostrare che non tutti abbiamo la stessa responsabilità quando si tratta di impatto sul cambiamento climatico. Come spiega l’ONG Oxfam nel suo rapporto sulle disuguaglianze, le emissioni di CO2 si distribuiscono in modo profondamente diseguale a seconda delle fasce di reddito della popolazione. Il 10% più ricco del pianeta è responsabile del 50% delle emissioni, l’1% più ricco del 17%.

In Italia operano quotidianamente circa 200 jet privati, a cui se ne aggiungono moltissimi che arrivano ogni giorno dall’estero. Ciascuno di essi impiega tra i 45 e i 120 minuti per emettere nell’atmosfera la quantità di CO2 che una persona media in Italia emette in un anno intero per tutti i suoi trasporti.

Se parliamo di crisi climatica nei termini di un’emergenza, se cerchiamo di costruire una società in grado di convivere con i limiti del nostro pianeta, non ci dovrebbe essere spazio per un settore non essenziale e estremamente impattante come l’aviazione privata. O meglio, non ci dovrebbe essere spazio per un’aviazione privata come quella che conosciamo oggi: estremamente inquinante, utilizzata da una manciata di persone e non regolamentata in senso ambientale.

Non pensiamo che sia sufficiente intervenire sui jet privati per salvare il pianeta, o che un intervento sulla responsabilità dei più ricchi possa giustificare l’inazione del resto della società. Agire sulle emissioni superflue imputabili allo stile di vita dei più ricchi però, è condizione necessaria ma non sufficiente per iniziare davvero la transizione ecologica.

Nelle ultime settimane l’argomento di cui ci occupiamo ha riscosso un grande interesse. L'abolizione dei jet privati è stata discussa su giornali, in trasmissioni televisive, ed è persino entrata nell’agenda elettorale di alcune forze politiche. Il tema ha fornito una nuova lente per guardare alla transizione ecologica, accostando disuguaglianze e cambiamento climatico come raramente era successo prima.

La questione è trattata spesso con una certa superficialità, e che alcuni pregiudizi infondati continuano a dominare buona parte del dibattito pubblico. Il più eclatante è che l‘abolizione dei jet privati sia un attentato alla libertà individuale, addirittura una minaccia alla proprietà privata. Una posizione che ignora, o finge di ignorare, che proposte per regolamentare l'utilizzo dei jet sono state applicate in altri paesi europei e sono attualmente considerate dal governo di Macron, di certo non è un esempio di bolscevismo e politiche di estrema sinistra.

Abbiamo quindi deciso di pubblicare tre proposte di politiche che potrebbero per regolamentare il settore dell’aviazione privata. Tre proposte realizzabili, già applicate o in discussione in altri paesi, anche e soprattutto grazie al lavoro della ONG Transport & Environnement.

Ci auguriamo che questo lavoro dia nuova linfa al dibattito attorno alla regolamentazione dell’aviazione privata e mostri che è possibile immaginare politiche e interventi per agire rapidamente contro la crisi climatica.

1. Vietare i voli brevi

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Da quando esistiamo lo slogan della nostra campagna è #banprivatejets. Tuttavia, siamo consapevoli che un divieto indiscriminato dei voli privati non sarebbe realizzabile. In alcuni casi, come ad esempio i voli ambulanza e i voli di stato, l'uso dei jet privati non può essere abolito né è desiderabile che lo sia.

Ma nella maggior parte dei casi i viaggi jet privati sono facilmente evitabili. Dalle analisi condotte da Jet dei Ricchi su un campione di 18 000 voli realizzati da 75 jet basati in Italia, emerge che il 63% dei voli dura meno di un’ora, e il 17% addirittura meno di mezz’ora.

Un divieto mirato potrebbe rendere illegale l’utilizzo del jet su tratte domestiche percorribili con mezzi di trasporto alternativi e meno inquinanti. In questo scenario, sarebbe impossile prendere un jet privato da Torino a Milano, da Bologna a Roma, da Milano a Venezia, visto che le città distano poche ore di treno.

Un divieto di questo tipo non sarebbe un unicum in UE. Nel 2021 il parlamento francese ha adottato una misura analoga, proibendo i voli di linea laddove esiste un’alternativa inferiore alle due ore e mezza di volo. In queste settimane il governo di Macron sta considerando di estendere la misura anche ai voli privati.

2. Tassare il kerosene dei jet

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A differenza dei carburanti destinati ad altri mezzi di trasporto, il kerosene da aviazione è esente da tassazione. La pratica di non sottoporre il kerosene a un regime fiscale risale alla Convenzione di Chicago del 1944, che cercava di promuovere il nascente traffico aereo in un mondo devastato dalla guerra.

Oggi l’assenza di tassazione funziona come un sussidio all’aviazione, ovvero il mezzo di trasporto più inquinante che ci sia. Sebbene dal 2003 i paesi dell’UE siano teoricamente liberi di applicare un’accisa sul kerosene comprato sul loro territorio, nessuno ha ancora deciso di provarci.

In stretta coordinazione con gli altri paesi UE, l’Italia potrebbe farsi promotrice di un progetto europeo per assoggettare a tassazione il kerosene utilizzato dall’aviazione di lusso, che aumenterebbe il costo dei viaggi e disincentiverebbe l'uso del jet privato.

Parallelamente, si potrebbe immaginare di definire un accordo bilaterale con un altro paese UE e di applicare la medesima imposta sui voli domestici e sui voli tra i due paesi. La fattibilità e l’efficacia di questo intervento sono largamente analizzate dal lavoro di Transports & Environnement.

3. Applicare un'imposta sui voli

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Dal 2012 in Italia esiste una tassa conosciuta come "imposta Aero taxi" che si applica agli operatori dei voli privati con meno di 19 passeggeri. Il montante della tassa varia a seconda della durata del viaggio e va da 10 a 200 euro per passeggero. Queste sono cifre irrisorie se si considera che anche un volo breve in jet privato costa svariate migliaia di euro (un'andata Roma Milano va dai 5.000 euro in su).

La Svizzera si è recentemente dotata di un sistema di imposte sui voli privati che fanno scalo nei suoi aeroporti. I montanti sono ben più significativi e vanno da 500 a 3.000 euro. Le analisi di Jet dei Ricchi mostrano che se applicata a tutti i voli privati in Italia, una misura analoga potrebbe generare introiti di quasi 250 milioni di euro per lo stato.

Queste tre proposte mostrano alcuni campi d'intervento in cui è possibile agire subito attraverso politiche nazionali per inquadrare il fenomeno dell'aviazione privata e far sì che la minoranza di super ricchi che usa regolarmente un jet paghi per le emissioni che produce.

Esistono ovviamente altre misure che potrebbero essere applicate con lo stesso obiettivo, soprattutto a livello internazionale ed europeo. Per citarne una, si potrebbe includere l'aviazione privata nel sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE, visto che la maggior parte degli operatori del settore ne sono attualmente esclusi.

Certo, queste misure non azzererebbero le emissioni del settore. Tuttavia, se il costo di volare in jet privato aumentasse drasticamente, forse una parte dei super ricchi ci penserebbe due volte prima di saltare sul suo jet per ogni minima tratta.

E se anche immaginassimo che gli utenti di jet privati siano cosi facoltosi da non essere toccati da un aumento dei prezzi, la collettività otterrebbe una più equa ripartizione dei costi della transizione e un gettito fiscale importante per le casse dello Stato, che potrebbe essere poi reinvestito nello sviluppo di tecnologie pulite.

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