L’appello di Enrico Letta al governo: “Entro un anno diamo il diritto di voto ai 16enni”
Subito lo ius culturae e il voto ai sedicenni. Quello che l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, rivolge al Pd e al governo dalle pagine di Repubblica è un vero e proprio appello ad approvare al più presto due importanti leggi. Nell’intervista Letta chiede un passo concreto verso quello che viene definito il popolo di Greta: “Una riforma costituzionale da fare in un anno: il voto ai sedicenni”. Secondo Letta si tratta di un’operazione che porterebbe a dire a quei ragazzi una cosa semplice: “Vi prendiamo sul serio e riconosciamo che esiste un problema di sottorappresentazione delle vostre idee, dei vostri interessi. L’avevo già avanzata due anni fa. Adesso dico che è urgente, e che con questa maggioranza si può fare”.
La riduzione del numero dei parlamentari viene giudicata dall’ex presidente del Consiglio come una “cosa positiva”. Però è necessario accompagnarla a una nuova legge elettorale: secondo lui quella da adottare è “il Mattarellum, i collegi con una quota proporzionale”. A cui aggiungere “la sfiducia costruttiva: un governo casca perché ce n’è un altro pronto, se no si va al voto”. Un’altra idea è quella di legislature più brevi, anche di tre o quattro anni. In ogni caso Letta sa che questo governo non deve fallire, altrimenti “facciamo un favore a Salvini. Che si è avvitato, fa impressione vederlo lanciare merendine da un palco, ma è ancora fortissimo. E va battuto politicamente”. Sulla tenuta del governo, Letta giudica Renzi come una “piccola mina messa sotto l’esecutivo, ma non penso abbia l’interesse a farlo cadere”.
Letta parla anche di migranti: “È il modello di integrazione positiva a cui dobbiamo tendere. L'opposto dei tagli ai corsi di italiano per immigrati che sono stati una delle caratteristiche del salvinismo”. Giudizio positivo sul neo-ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese: “Ha cominciato col piede giusto. Il vertice di Malta è un passo avanti importante, ma non è la soluzione finale”. Infine, un commento sul fine vita: “La sentenza della Corte impone al Parlamento di farsi carico di questo tema, coinvolgendo tutti, tenendo conto delle complessità, ma seguendo l’indirizzo indicato dai giudici”.