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L’appello dei presidi: “Altri 15 giorni in dad, situazione ingestibile”. Ma governo non cambia idea

Altri 15 giorni di didattica a distanza per contenere l’aumento dei contagi. È questo l’appello di un gruppo di presidi al governo: parlano di una “situazione ingestibile” e di “numeri mai visti prima”, che renderanno impossibile tornare in classe in sicurezza. Ma il governo non cambia idea.
A cura di Annalisa Girardi
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In alcune Regioni si torna in classe già oggi, 7 gennaio. In altre invece lunedì prossimo, 10 gennaio. In entrambi i casi, però, il rientro in classe in questa fase della pandemia (ieri abbiamo registrato oltre 200 mila nuovi casi) preoccupa i presidi, che continuano a chiedere al governo di ripensarci. Un gruppo di dirigenti scolastici, però, ha voluto lanciare un appello più concreto a Mario Draghi e Patrizio Bianchi, il ministro dell'Istruzione, spingendo per un posticipo di due settimane al ritorno in presenza: nel frattempo, 15 giorni di didattica a distanza, per provare a contenere l'aumento dei contagi.

Parlano di "situazione ingestibile" i presidi, sia per l'escalation di casi tra gli studenti (specialmente tra quelli più giovani la percentuale di vaccinati è ancora contenuta) sia per le assenze nel personale scolastico. "Si parla di numeri altissimi, mai visti prima. Ci rendiamo conto che sottovalutare la prevedibile ed enorme mancanza di personale  determinerà insolubili problemi. In un momento nel quale è necessaria almeno la minima sorveglianza delle classi (per non parlare della didattica, che risulterà in molti casi interrotta), non sapremo, privi di personale, come accogliere e vigilare su bambini e ragazzi", affermano i presidi.

L'appello dei presidi

Sottolineando poi ancora una volta come in questa ondata, caratterizzata dalla variante Omicron, le fasce più giovani della popolazione risultino colpite come mai prima. Le aziende sanitarie non riescono più, visti i numeri, a garantire con rapidità i tamponi e questo per molti ragazzi significa ulteriori giorni in isolamento. "i tratta di una situazione epocale, mai sperimentata prima, rischiosa e ad oggi già prevedibile. Non è possibile non tenerne conto. Una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane è sicuramente preferibile ad una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa", concludono i presidi.

Il governo non cambia idea

Ma il governo non sembra essere intenzionato a cambiare idea. Già durante l'incontro con i sindacati in vista del nuovo decreto il ministro Bianchi aveva ribadito come l'intenzione fosse quella di rispettare il calendario scolastico e quindi rientrare in classe tra il 7 e il 10 gennaio. Ora, in un'intervista con il Corriere della Sera, il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ha assicurato che la scuola riprenderà in questi giorni in presenza e che le nuove regole sulla quarantena permetteranno di farlo in totale sicurezza. Infine, rispondendo all'appello dei presidi, Costa ha concluso: "Il governo ha preso una decisione chiara: riprenderemo con le nuove regole, che garantiranno maggiore sicurezza".

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