Opinioni

“L’antifascismo non serve più a niente”, gli adagi dei fascisti smontati uno per uno

“Il fascismo è finito 80 anni fa” oppure “l’antifascismo oggi non serve più a niente”, ma anche la sempreverede “e allora il comunismo?” sono tutti vecchi adagi detti da chi troppo spesso ha più da spartire con il fascimo che con la Costituzione. Oggi smonteremo la retorica di queste frasi, una per una, con un dato dopo l’altro.
A cura di Saverio Tommasi
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Semper antifascisti
Semper antifascisti

Giacomo Ulivi era uno studente, aveva 19 anni e scriveva: “No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché qualcuno non ne ha più voluto sapere”.
Giacomo Ulivi, partigiano, fu fucilato il 10 novembre 1944 dai fascisti.

Oggi andremo insieme fino a Modena, esattamente sul muro dove Giacomo Ulivi fu fucilato. E ci andremo ripercorrendo la storia e le motivazioni del perché oggi "l'antifascismo è attuale come il pane". Lo faremo basandoci su testimonianze e testi storici. Un ringraziamento particolare però a Carlo Greppi e al suo libro “L’antifascismo non serve più a niente”, perché da qui ho mutuato molti dei concetti e delle parole che oggi ci accompagneranno in questo racconto.

"Oggi l'antifascismo non serve più a niente!"
Magari, sarebbe bello, ma purtroppo non è così.

"Il fascismo è finito 80 anni fa!"
E’ finito il fascismo storico, lo hanno sconfitto partigiani e partigiane, e alleati. Ma è già durante quel periodo, come ricorda Claudio Pavone, che la parola “fascista” designava fra i resistenti un significato negativo generale, ingiurioso, riassuntivo delle ignominie capaci di instillarsi in un essere umano.
Oggi è improbabile un ritorno al fascismo con il fez o con l’olio di ricino, non ne hanno bisogno. Il resto però è molto vicino. L’amore dichiarato per le democrazie illiberali come quella di Orban in Ungheria; il saluto nazista Sieg Heil e il braccio teso fra le nuove leve di Fratelli d’Italia come abbiamo visto nell’inchiesta di Fanpage.it; il tentativo di negare sistematicamente i diritti civili; la volontà di compromettere la scelta delle donne sull’interruzione di gravidanza; la compressione delle libertà di manifestare con il nuovo decreto sicurezza.
Per questo l’antifascismo è attuale come il pane. Perché la repressione, la limitazione delle libertà, esistono ancora oggi. È terminato il fascismo storico, non sono scomparsi i fascisti.

"Avete paura della Storia, come se oggi qualcuno avesse paura di Annibale, o di Mazzini!"
Se il fascismo fosse soltanto quello storico oggi non si vedrebbero così tante braccia alzate anche nell’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia. E se il fascismo fosse solo quello storico, il Comune di Salò avrebbe revocato la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, invece l’ha riconfermata nel 2020. Eppure Salò è proprio il Comune in provincia di Brescia che diede il nome al regime nazi-fascista esistito tra il settembre 1943 e l'aprile 1945.

"Dai, facci ridere. Vorresti dire che il governo italiano oggi è un Governo fascista?"
Voglio dire che ascoltando le citazioni di esponenti anche di Governo, la memoria pubblica del fascismo non ha mai goduto di una salute migliore.
La premier Giorgia Meloni non si definisce antifascista. Nessuno degli esponenti più in vista di questa maggioranza lo fa. La seconda carica dello Stato Ignazio La Russa ha un busto del Duce in casa, anche se dopo le polemiche ha detto “non lo butterò mai, ora l’ho consegnato alla sorella”. Non proprio una dichiarazione di antifascismo.
Una manifestante a Correggio, nel 1995, disse: “Fino a che ci sarà un fascista sulla faccia della Terra, ci sarà un buon motivo per essere antifascista, ma ci sarebbe un buon motivo per essere antifascista anche se non ci fosse più un fascista, per una questione di principio”.

"E allora il comunismo?"
In Italia i resistenti comunisti costituivano i gruppi partigiani più numerosi, e contribuirono in modo determinante a liberarci dalla dittatura fascista, portando libertà e democrazia in Italia. E contribuirono a scrivere, insieme agli altri gruppi politici, esclusi i fascisti, la Costituzione italiana.

"Si stava meglio quando si stava peggio!"
Non è vero, ma questa frase rinfranca molti. Come scrive lo storico Francesco Filippi “pensare a un ipotetico passato positivo lascia una speranza nell’animo di chi è scontento del proprio presente. E’ rinfrancante, anche se quella memoria è falsa".
E poi, attenzione: la base di un possibile futuro totalitario passa inevitabilmente anche dalla riabilitazione del passato totalitario.
Non si stava meglio prima. Il fasciamo vietò gli scioperi, sciolse i sindacati, e per alcune categorie di lavoratori aumentò l’orario di lavoro.
Portò l’Italia in guerra e ne uscimmo con 2 milioni di case distrutte e 1 milione gravemente danneggiate. 472.000 morti fece la guerra in cui ci trascinò il fascismo, di cui un terzo civili.
Le squadracce fasciste distruggevano le sedi dei giornali. Tra il ‘21 e il ‘22 vi furono circa 3.000 omicidi da parte delle squadracce fasciste. Le donne erano considerate delle contenitrici di figli, meglio se maschi. Durante il fascismo le donne furono espulse dal mondo del lavoro e da quello dell’istruzione. L’articolo 548 del Codice penale normò il matrimonio riparatore.: se tu violentavi una donna, ma poi la sposavi, non ti arrestavano. Soltanto i violenti e gli stupratori stavano meglio durante il fascismo. A proposito: neanche i treni arrivavano in orario, soltanto che non si poteva dire, perché c’era la censura.
Per questo non si stava meglio quando si stava peggio. Semplicemente quando si stava peggio, si stava parecchio peggio.

"E allora sentiamo, cos'è secondo te il fascismo?"
Questa è facile: il fascismo è un crimine al potere. Nacque con la violenza, ne ebbe il culto e la intese come strumento per il mantenimento del potere.
Per questo, quando oggi vediamo l’utilizzo del potere che legittima azioni violente, fisicamente o dal punto di vista della discriminazione delle persone, possiamo parlare di potere fascista.
Umberto Eco disse: “Si può giocare al fascismo in molti modi, e il nome del gioco non cambia”.

"Anche i partigiani però erano violenti!"
Per i partigiani l’uso della violenza fu contingente per renderla nel futuro impossibile. La scelta di imbracciare il fucile fu la conseguenza della scelta fondamentale di contrapporsi alla violenza degli altri, fascisti e nazisti. La guerra alla popolazione civile fu un elemento fondante del progetto di dominio fascista, fu esercitata nelle colonie e in Italia, e perfezionata con oltre 30.000 deportazioni nei campi di sterminio, tedeschi e italiani. I partigiani non deportavano, non avevano carceri, non facevano sistematicamente strage di civili, e non avevano neanche nell’idea la realizzazione e la gestione di campi di concentramento come fecero invece i fascisti e i nazisti. Infatti, una volta liberati da loro, i campi di concentramento non sono più esistiti.

"Ma se oggi pensate soltanto a difendere gli immigrati, ma cosa blaterate di fascismo!"
I diritti stanno insieme, non si escludono, questa è proprio la regola generale. L’antifascismo, poi, sta per forza con le persone costrette a migrare. Avete presente l’articolo 10 della Costituzione italiana? Quello sul diritto d’asilo: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica”. Vi siete mai chiesti perché venne scritto in una fase in cui il fenomeno migratorio in entrata era praticamente inesistente?
Quell’articolo 10 fu scritto perché gli antifascisti avevano in mente un lungo passato recente, che riguardava anche molti di loro, perseguitati e costretti alla fuga in Svizzera, in Francia, Unione Sovietica, Americhe. Quando scrissero quell'articolo avevano in mente i vent’anni di regime che non avevano permesso loro “l’effettivo esercizio delle libertà democratiche”, in molti casi costringendoli alla fuga dall'Italia. Furono migranti per necessità anche loro.

"Parlare oggi di fascismo è antistorico!"
Dipende cosa si dice del fascismo. Ogni giorno assistiamo ad aggressioni – fisiche e verbali – il cui movente ricalca quelle idee che durante la dittatura divennero un programma politico compiuto.
Il rischio più grande è proprio quello di pietrificare la memoria, come se la Storia vissuta non avesse delle conseguenze nel presente.

"L’antifascismo non serve a niente, smettetela!"
Se dalla lotta antifascista è nata la Costituzione italiana, e quella Costituzione è ancora oggi attualissima, non può essere sbagliato continuare a definirsi antifascisti. Non è soltanto il timore di un ritorno totalitario, è la certezza che articoli di libertà resteranno carta morta, fino a quando qualcuno rivendicherà di non essere antifascista.

E alla fine di questo pezzo, e di questo racconto, siamo idealmente a Modena, in piazza Grande, esattamente dove fu ucciso Giacomo Ulivi, studente di 19 anni, insieme a Emiliano Po e Alfonso Piazza.
I tre vennero torturati e poi caricati ancora vivi su un camioncino che dall’Accademia militare lentamente raggiunse Piazza Grande. Andava a passo d’uomo il camioncino, lentamente per prolungare l’agonia. Era accompagnato ai lati da un reparto appiedato che cantava inni fascisti. Era il 10 novembre del 1944, furono fucilati lungo il muro del Vescovado alle ore 10:00. Ora sono le 9:58 minuti. I corpi furono lasciati esposti come monito per la cittadinanza.
Di lui ci restano delle lettere. Nella lettera agli amici scrisse così:
“Credetemi, la "cosa pubblica" è noi stessi: ciò che ci lega ad essa non è (…) una parola grossa e vuota, come "patriottismo". Per capire “può anche bastare, sapete, che con calma cominciamo a guardare in noi, e ad esprimere desideri. Come vorremmo vivere, domani?”

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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