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Landini: “Renzi non ha la fiducia del Paese, noi non ci fermiamo”

Il leader della Fiom, intervistato da Lucia Annunziata, non arretra e spiega: “Possono mettere anche la fiducia, ma noi non ci fermiamo”.
A cura di Redazione
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Dopo le polemiche degli ultimi giorni, successive alla manifestazione degli operai Ast a Roma (con le cariche e le manganellate della polizia che hanno "costretto" Alfano a riferire in Parlamento, mentre Renzi ha incontrato una delegazione a Palazzo Chigi), c'era molta attesa per capire quali sarebbero state le prossime mosse del sindacato, impegnato in un braccio di ferro con il Governo (anche) sulla riforma del lavoro. Dopo aver annunciato lo sciopero generale degli addetti Fiom, Maurizio Landini, il segretario del sindacato dei metalmeccanici, ha spiegato a Lucia Annunziata, nel corso della trasmissione "In Mezz'Ora", come intende continuare il percorso di contrapposizione alle riforme promosse dall'esecutivo guidato da Matteo Renzi. Innanzitutto c'è la precisazione del calendario dello sciopero di 8 ore, che sarà "articolato con due manifestazioni, il 14 novembre a Milano e il 21 novembre a Napoli". "L'unico modo per far cambiare l'idea al Governo è di convincerlo che noi abbiamo la maggioranza dei consensi", ha spiegato Landini, dicendosi sicuro della necessità di "convincere Renzi che contro il lavoro non va da nessuna parte".

Del resto, nella lettura del segretario Fiom, "la fiducia che il Governo ha in Parlamento, nel Paese non ce l'ha", proprio perché non è riuscito ad elaborare un progetto complessivo che renda giustizia agli "Interessi dei lavoratori" e sta proseguendo una politica di asservimento alle grandi imprese (non è un caso, ha sottolineato il leader sindacale, che la manovra economica messa a punto da Padoan abbia incontrato l'apprezzamento di Confindustria e la contemporanea bocciatura di Regioni e Comuni). Insomma, attacca ancora Landini, "non basterà mettere la fiducia sulla riforma del lavoro, perché la mobilitazione dei sindacati non si fermerà", fino ad un cambiamento radicale della politica dell'esecutivo in tema di diritti dei lavoratori e di rappresentanza sindacale. Infine la chiosa: "Io in politica? No, continuerò a difendere i lavoratori".

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